L’oro è tornato a svolgere il suo caro vecchio ruolo: servire da bene rifugio, offrendo protezione, in questo caso, a chi ha mal digerito l’incertezza provocata dalla crisi sanitaria
Intanto, il metallo giallo si è attestato a 1.954 dollari l’oncia nella chiusura di martedì 11 agosto, perdendo il 4,58% rispetto alla giornata precedente: la performance giornaliera peggiore dal 2013
Oltre al metallo prezioso, però, a catturare l’attenzione degli investitori è il dollaro. Il biglietto verde è strettamente legato alle dinamiche dell’oro in quanto valuta di quotazione delle materie prime. E il dollaro, recentemente, ha toccato i minimi dall’ottobre 2018, arrivando a 1,19 contro euro
Intanto, l’oro si è attestato a 1.954 dollari l’oncia nella chiusura di martedì 11 agosto, perdendo il 4,58% rispetto alla giornata precedente: la performance giornaliera peggiore dal 2013. Nella giornata del 12 agosto ha continuato a scendere, varcando a ribasso la soglia dei 1.900 dollari e tornandovi sopra poco dopo, chiudendo a 1.949 dollari l’oncia (tutti i dati si intendono per oro future). Il 13 agosto, invece, è risalito leggermente. Cosa si cela dietro l’apparente ritirata del bene rifugio per eccellenza? Quale direzione prenderanno le sue quotazioni?
Domande cui hanno risposto gli analisti di tutto il mondo, coinvolgendo questa volta un pubblico più ampio rispetto al solito. Il perché? L’oro, in sostanza, è ritornato a svolgere il suo caro vecchio ruolo: servire da bene rifugio, offrendo protezione, in questo caso, a chi ha mal digerito l’incertezza provocata dalla crisi sanitaria.
Oro, i benefici
Storicamente, infatti – salvo eccezioni di breve respiro, come quelle osservate all’inizio della crisi sanitaria, per fattori “tecnici”, dovuti a un malfunzionamento dei mercati – l’oro tende a essere svincolato da dinamiche di stretta correlazione con le altre classi di investimento tradizionali, rendendolo un ottimo candidato per diversificare il portafoglio. Non è l’unica peculiarità a renderlo attrattivo: da citare, infatti, anche la capacità di coprire dall’inflazione e di rivelarsi un asset strategico in un’ottica di lungo periodo.
Oro e dollaro
Prima del ribasso, il dollaro aveva raggiunto i suoi massimi storici – superiori rispetto al precedente record fissato nel settembre 2011. “E questo deve significare qualcosa: probabilmente niente di buono, però”, commenta Robert Armstrong, Us finance editor del Financial Times. “Consideriamo la lunga reputazione dell’oro, che lo associa a paura, accumulo, inflazione e, per esagerare leggermente, al collasso del sistema monetario moderno. Perché, quindi, il metallo giallo è così forte?”.
Oltre al metallo prezioso, però, a catturare l’attenzione degli investitori è il dollaro. Il biglietto verde è infatti strettamente legato alle dinamiche dell’oro in quanto valuta di quotazione delle materie prime. E il dollaro, recentemente, ha toccato i minimi dall’ottobre 2018, arrivando a 1,19 contro euro. A chi si domandi il perché della scalata dell’oro negli ultimi mesi, quindi, bisogna prima porre una domanda differente: perché il dollaro è così debole?
“La classica spiegazione è quella che vede coinvolta una bassa aspettativa di crescita per l’economia degli Stati Uniti”, continua Armstrong. “Questo, in cambio, deprime i tassi di interesse e il rendimento delle obbligazioni, diminuendo la domanda del dollaro con cui comprare asset americani da parte degli investitori. Non solo: le aspettative per l’inflazione stanno aumentando e questo significa che i rendimenti reali, cioè al netto dell’inflazione, stanno precipitando. E se questi scendono, l’oro (che non rende nulla) quasi sempre sale”.
Oro come must-have, ma attenzione ai rischi
Ecco che queste dinamiche rendono l’oro di nuovo più attrattivo delle obbligazioni statali. Secondo Mohamed El-Erian, uomo d’affari e capo consigliere economico di Allianz, ciò succede principalmente per due motivi. In primis, “gli investitori che scelgono l’oro accettano un rendimento minore di quello che otterrebbero se i rendimenti delle obbligazioni fossero più alti. Inoltre, si coprono da quella che potrebbe essere una perdita di valore drammatica dei rendimenti obbligazionari nel caso in cui le banche centrali dovessero smettere di mantenere al minimo i tassi di interesse ripristinando i tassi ufficiali e comprando ingenti quantità di titoli”, scrive El-Erian sul Financial Times.
La crescita del metallo giallo non deve attirare gli investitori alla ricerca di un profitto immediato: la storia recente ricorda che non sempre ciò che luccica mantiene le aspettative. “L’oro sta diventando un must-have. Questo spinge i prezzi verso l’alto man mano che più investitori cercano di mitigare il rischio. Come molti cambiamenti strutturali improvvisi, anche questo potrebbe portare a un’impennata dei prezzi dell’oro”.
Tuttavia, così facendo, il rischio non solo non viene mitigato, ma rimane ben visibile all’orizzonte. Nel breve periodo, infatti, “queste dinamiche rafforzeranno un cambiamento di atteggiamento e ‘culleranno’ i governi e le banche centrali, che crederanno in una conquista del ciclo di mercato. Ma probabilmente sbaglierebbero come coloro che, prima della crisi del 2008, credettero erroneamente di aver sconfitto il ciclo economico”, sottolinea sempre El-Erian.
Il futuro: le previsioni degli analisti
Come si comporterà l’oro nei prossimi mesi? Rimarrà sorvegliato speciale dei mercati durante questa peculiare crisi economica? “Abbiamo ricevuto molte domande relative a quanto in là potranno spingersi la forza dell’oro e la debolezza del dollaro”, commentano gli analisti di Credit Suisse. “La risposta è: possono continuare”. Sul fronte dollaro, l’assenza di compensazione alla debolezza macroeconomica alla base della valuta è dovuta alla scelta circostanziale di mantenere i tassi a zero fino al 2022 della Federal Reserve, la banca centrale americana.
“La nostra previsione per il cambio euro/dollaro è di 1,20 tra 12 mesi. Con il dollaro proiettato verso una maggiore debolezza, riteniamo che l’oro possa continuare a salire e manteniamo il nostro parere positivo pur in presenza di segnali di un’eccessiva estensione a breve termine. Le nostre previsioni a un anno per l’oro sono a 2.050 dollari l’oncia, con il rischio orientato al rialzo”, sottolineano gli analisti di Credit Suisse in una nota.
“Più l’oro progredisce”, spiegano, “più l’attenzione è destinata a spostarsi sull’argento, ma non non osserviamo un cambiamento strutturale della domanda sottostante”, aggiunge sempre Credit Suisse. “Le nostre previsioni per l’argento sono a 25 dollari a 12 mesi, ma un balzo sopra questa soglia a breve termine è probabile dopo aver oltrepassato importanti resistenze tecniche”.