Obbligazioni convertibili, il futuro è Usa-Cina

“Le obbligazioni convertibili statunitensi tendono a essere emesse con premium minore rispetto a quelle europee, poiché gli investitori statunitensi sono meno avversi al rischio e più alla ricerca di esposizione azionaria”, commenta Laura Nateri di Lazard Fund Managers
In Cina sono stati approvati 22 miliardi di dollari in emissioni convertibili per quattro istituti di credito
Il settore tecnologico traina le obbligazioni convertibili: occhi puntati su cybersecurity e cloud computing in Usa
“Ogni area geografica ha obbligazioni convertibili con specifiche caratteristiche - spiega Laura Nateri, country head Italia di Lazard Fund Managers - Ad esempio, le obbligazioni convertibili statunitensi tendono a essere emesse con premium minore (più vicino ad essere in the money) rispetto a quelle europee, poiché gli investitori statunitensi sono meno avversi al rischio e più alla ricerca di esposizione azionaria. A seguito dei movimenti dei mercati azionari dello scorso anno (forti diminuzioni nel mercato europeo rispetto a quello statunitense), la quota di obbligazioni convertibili equity-like negli Stati Uniti è superiore al 40%, mentre in Europa è la categoria bond-like a essere superiore al 40 %. Globalmente, ogni mercato dei convertible bonds si completa a vicenda”.
Venendo al mercato cinese, stiamo assistendo a un aumento del numero di emissioni di obbligazioni convertibili. In particolare, sono stati approvati 146 miliardi di yuan (22 miliardi di dollari americani) in emissioni convertibili per quattro istituti di credito – Bank of Communications, Ping An Bank, Citic Bank e Bank of Jiangsu – entro la fine di giugno; inoltre la China Securities Regulatory Commission ha dato il via libera ad altre 54 società per la vendita di obbligazioni convertibili, che potrebbero portare a un totale di emissioni di circa 200 miliardi di yuan.
Lo stesso non si può dire invece per l'Europa. Secondo Arnaud Brillois, essendo in calo il mercato azionario, il mercato primario non sarebbe molto forte. Quasi la metà del mercato europeo delle obbligazioni convertibili avrebbe, infatti, un delta inferiore al 20%. Anche secondo Laura Nateri, le obbligazioni convertibili rappresentano in Europa un asset class di nicchia, ma ci sarebbe comunque spazio per la crescita. “Esiste una parte dei clienti istituzionali che si sta aprendo a questa asset class – commenta – anche il mondo dell'insurance è molto interessato, perché l'assorbimento del capitale è sicuramente più moderato rispetto alle asset class azionarie”. L'ingresso dei clienti istituzionali rappresenterebbe dunque una componente di stabilizzazione e di solidità per l'asset class. Di conseguenza, con l'ampliamento dell'universo investibile sia a livello del mercato primario ma anche al livello dei clienti globali – dal mercato asiatico a quello latino-americano – le obbligazioni convertibili sarebbero destinate a diventare una componente strutturale dei portafogli.
Infine, il settore tecnologico trainerebbe le obbligazioni convertibili. Secondo Arnaud Brillois, infatti, le società tecnologiche da sempre hanno rappresentato delle emittenti attive di obbligazioni convertibili, accompagnate dalle aziende sanitarie e biotecnologiche che hanno conosciuto un'accelerazione negli ultimi anni. In particolare, la cybersecurity e il cloud computing sono i due settori che sovraperformeranno negli Stati Uniti. E in Europa? Occhi puntati sul settore dei beni di lusso.
“Penso che non si possa parlare di recessione e che non se ne potrà parlare in gran parte del 2020”, aggiunge Arnaud Brillois, che conclude: “Dobbiamo credere nel mercato azionario. Noi ci crediamo”.