A rischio una caduta del pil per l’anno in corso superiore al 10%, la chiusura di decine di migliaia di aziende e la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro
Confcommercio: “Occorre che i danni subiti dalle imprese siano ristorati adeguatamente e tempestivamente con contributi a fondo perduto”
Atteso un pacchetto di aiuti da 4-5 miliardi, finanziati recuperando risorse inutilizzate in bilancio
Mentre il governo si appresta a varare un nuovo decreto legge di emergenza per sostenere i settori direttamente colpiti dalle ultime misure restrittive dispiegate nella giornata di domenica, le attese sulla chiusura dell’anno continuano a incupirsi. Secondo le stime di Confcommercio, questa fase di “lockdown parziali” potrebbe determinare un’ulteriore voragine tra consumi e prodotto interno lordo da 17,5 miliardi di euro nel quarto trimestre del 2020, per un totale da inizio anno superiore ai 133 miliardi rispetto al 2019. Il crollo della spesa nel comparto alberghiero, in particolare, potrebbe superare il 55% mentre per la ristorazione si parla del 50%.
Non si lascia attendere il monito del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, secondo il quale “è necessario affrontare l’emergenza sanitaria”, ma la risposta non può essere “solo più chiusure”. Così, intona, “si finisce per chiudere il Paese”. Il rischio, spiega l’associazione, è di una caduta del pil per l’anno in corso ben superiore al 10%, la cessazione dell’attività di decine di migliaia di aziende e la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Di conseguenza, in un contesto di crescente tensione sociale, non farebbe che trovare conferma l’insostenibilità sociale ed economica delle nuove misure di contenimento dei contagi, in particolare nei settori della ristorazione, della cultura e dell’intrattenimento, “che peraltro hanno già adottato tutti i necessari e concordati protocolli di sicurezza e in cui non sembrerebbero manifestarsi particolari criticità”, si legge in una nota.
Secondo la Confederazione generale italiana delle imprese, delle attività professionali e del lavoro autonomo, è necessario dunque intervenire “adeguatamente e tempestivamente” con indennizzi a
fondo perduto, credito d’imposta per le locazioni commerciali e gli affitti d’azienda, moratorie fiscali e creditizie, fondi per le garanzie necessarie ad agevolare l’accesso al credito, ammortizzatori sociali e una rinnovata stagione di “vere politiche attive per il lavoro”. Ma per fare ciò, aggiunge, è “fondamentale e urgente confrontarsi per tempo e con continuità con il contributo di tutte le forze politiche e sociali”.
Decreto ristoro, un pacchetto da 4-5 miliardi
Secondo alcune anticipazioni, il pacchetto di aiuti sul piatto del governo ammonterebbe a 4-5 miliardi di euro, tutti finanziati recuperando risorse inutilizzate in bilancio. In particolare, il contributo potrebbe raddoppiare rispetto a quanto ottenuto negli scorsi mesi per le aziende che saranno costrette a chiudere per l’intero arco della giornata. Stando a quanto rivelato da Confcommercio, inoltre, è aperta la discussione sull’estensione del contributo a fondo perduto anche alle imprese toccate “solo indirettamente dalle nuove chiusure”, come quelle attive nel comparto turistico-alberghiero. Nel dettaglio si parla di ristori per circa due miliardi per 350mila società, che saranno erogati automaticamente dall’Agenzia delle entrate con bonifico bancario sul conto corrente delle interessate che hanno già presentato domanda in passato, mentre le aziende con un fatturato superiore ai cinque milioni di euro dovranno presentare un’apposita richiesta. Intanto, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato l’arrivo dei primi 10 miliardi del fondo Sure, che potranno coprire le spese per gli ammortizzatori e la salvaguardia dei posti di lavoro.
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