Quanto è costata la pandemia nei primi nove mesi del 2020 alla Borsa italiana
La manifattura si è dimostrata il settore più reattivo
Cauto ottimismo sulle prospettive per il prossimo anno in Italia e per le multinazionali mondiali
Ecco quanto è costata la pandemia alla Borsa Italiana
20 miliardi di utili, 64 di ricavi e 18 di margini industriali. Ecco quanto è costata la pandemia nei primi nove mesi del 2020 alla Borsa Italiana. Mediobanca ha preso in esame 26 società del Ftse Mib, escludendo la finanza e le assicurazioni. A fine settembre queste avevano bruciato 46 miliardi di capitalizzazione, dai 354 iniziali, anche se con il recente rally il calo è stato in gran parte colmato e ora ammonta solo a 11 miliardi. Il fatturato è sceso del 21% medio e secondo le previsioni di Mediobanca l’intero 2020 si chiuderà con un -18%; il dato è superiore al -11% delle medie imprese, si avverte, perché nel campione delle 26 quotate hanno più peso settori in difficoltà come l’auto. Nello stesso periodo le società analizzate hanno perso complessivamente ricavi per oltre 64 miliardi di euro (-21,6%).
Resistenza alla seconda ondata di covid
Nel terzo trimestre la manifattura si è dimostrata più reattiva, evidenziando il maggior rimbalzo del fatturato (+56,1% sul 2 trimestre), migliore rispetto al +39,1% dell’intero Ftse Mib. Nei primi novi mesi del 2020 le società analizzate hanno perso oltre 18 miliardi a livello di margini industriali (-53,3%). Nonostante la contrazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente sia alta (-65,6%), nel terzo trimestre la manifattura è riuscita a invertire il trend tornando in positivo. Ammontano a oltre 20 miliardi i profitti persi complessivamente nei 9 mesi chiusi in rosso. Solo il comparto energia/utilities e quello dei servizi hanno chiuso in utile; sono in perdita, invece, il petrolifero e la manifattura.
Cauto ottimismo
Sebbene bisognerà aspettare i risultati dell’ultima parte dell’anno, gli analisti dell’ufficio studi di Mediobanca mostrano un cauto ottimismo sulle prospettive per il prossimo anno in Italia e per le multinazionali mondiali, grazie al parziale miglioramento nel terzo trimestre, dopo un secondo trimestre funesto. Settori come la moda e il manifatturiero rimangono la spina dorsale del sistema produttivo italiano e guideranno la crescita nel 2021. Dopo le difficoltà dei primi nove mesi, in ottobre si sono registrati segnali incoraggianti, ma le ultime settimane dell’anno si presentano altamente sfidanti e rese ancora più incerte dall’aggravarsi della situazione economico-sanitaria e dalle conseguenti misure restrittive. Il quarto trimestre resta trainante per il settore, beneficiando del Natale e del black friday che generano fino ai due terzi del giro d’affari annuale, ma il 2020 si prospetta come l’anno più difficile mai affrontato dall’industry del fashion. Il 2021 sarà presumibilmente un anno di crescita, anche se il ritorno ai livelli di fatturato pre-crisi per molte società non avverrà prima del 2022 e molto più lento sarà il recupero della redditività, anche perché la ripresa del traffico business e turistico sarà graduale.