Monete digitali e inflazione: nulla sarà più come prima?

Lorenzo Magnani
Lorenzo Magnani
29.4.2022
Tempo di lettura: 2'
Stati Uniti ed Europa si trovano a dover fare i conti con l'inflazione. Come risponderanno Fed e Bce nei prossimi mesi? E intanto i progetti delle banche centrali sulle monete digitali entrano nel vivo

Al Liquidity 2022 nella conferenza "Cambiamento climatico, monete digitali e scenari inflativi: nulla sarà più come prima per i mercati mondiali?"  si è disscusso delle principali sfide poste al mercato per i prossimi due anni

L’inflazione in Europa è determinata da shock di offerta e non da shock di domanda con conseguenti consumi e redditi stagnanti a differenza degli Usa

Per quanto riguarda l'Europa, il mercato infatti sconta rialzi fino all’ 1,5% entro la prima parte del 2024 (ovvero 4 rialzi da 25 bp nei prossimi trimestri)

Dopo due anni di pandemia e due mesi di guerra, gli investitori sembrano essersi abituati a fare i conti con i cigni neri. Detta in altre parole, l'incertezza è divenuta l'unica certezza di mercato. E così l'inflazione che sembrava essere uscita dai radar degli economisti, d'un tratto, senza preavviso, ha fatto la sua ricomparsa in scena. Cosa aspettarsi nei prossimi mesi? Se per Europa e Stati Uniti gli scenari di prezzo sono diversi, nel prossimo futuro tutti dovranno fare i conti con una nuova realtà: le monete digitali.
È quanto emerso venerdì mattina dalla conferenza di Assiom Forex dal titolo “Cambiamento climatico, monete digitali e scenari inflativi: nulla sarà più come prima per i mercati mondiali?”. Nel corso del primo panel sono intervenuti Giovanna Mossetti, Direzione Studi e Ricerche Intessa Sanpaolo, e Luca Cazzulani, head of strategy research di Unicredit, illustrando rispettivamente l'outlook inflattivo per Stati Uniti ed Europa. Le inflazioni che stanno conoscendo i due blocchi sono infatti molto diverse, e di conseguenza diversa sarà la risposta delle autorità monetarie.
Gli Usa infatti soffrono di un'inflazione da domanda, con un mercato del lavoro troppo teso, dove l'offerta risulta essere insufficiente rispetto a una domanda molto forte. Attualmente infatti per ogni disoccupato ci sono due posizioni aperte e ciò inevitabilmente ha un riflesso sui salari e quindi sui prezzi. Detto in termini da economisti la curva di Philipps, che si osservava da inizio 2000, ha cambiato inclinazione, passando dall'essere piatta a molto più ripida. In questo contesto, la Fed sembra avere le mani legate: per la prima volta in vent'anni la politica monetaria deve entrare in territorio restrittivo. D'altronde lo stesso Powell ha citato a più riprese l'esempio di Volcker: per domare il drago inflazionistico l'ex governatore ha dovuto proseguire con la stretta anche quando costava caro. Intesa si aspetta tassi Fed tra il 3,5% e il 4% per il 2023 e il 2024. La prossima settimana la banca centrale americana, oltre al programma di riduzione di bilancio, un aumento di 50 punti base.

Di contro quella in Europa è un'inflazione di tipo diverso. Seppur a livelli molto alti – circa il 7,5% - la crescita dei prezzi è originata più dal lato dell'offerta. L'economia nel Vecchio Continente non è infatti così calda come negli Stati Uniti – dove il pil è del 3% rispetto ai livelli pre-covid – con i consumi e i redditi disponibili che sono rimasti stagnanti. Il che porterebbe la Bce di per sé a perseguire una politica espansiva per stimolare la domanda. Tuttavia, questo non è possibile in quanto troppa inflazione rischia di erodere eccessivamente il potere d'acquisto delle famiglie. Unicredit si aspetta che la Bce effettuerà rialzi da 0,25 punti base nei prossimi quattro mesi, senza entrare in territorio restrittivo.
Nel secondo panel, “Euro digitale”, il confronto è avvenuto tra Piero Cipollone (Vice direttore generale della Banca d'Italia), Emilio Barucci (Director International Master in FinTech MIP Politecnico di Milano), Stefano Cappiello (Direttore Ministero Economia e Finanze) e Vittorio Tortorici (Policy Regulatory Development Expert, Ministero Economia e Finanze). Quanto conta il fattore tempo? Quali possono essere i vantaggi di chi sviluppa prima una moneta digitale di banca centrale?

Le valute digitali emesse dalle banche centrali supererebbero le problematiche che le stablecoion presentano e che costituiscono criticità finanziaria in quanto la stabilità e affidabilità di queste ultime dipendono dall'abilità dell'emittente nella gestione del portafoglio degli asset sottostanti, oltre al fatto che sono controllate da operatori tech extraeuropei e lasciano aperta la questione sull' utilizzo dei per finalità commerciali. L'ingresso delle valute di banche centrali costituirebbe un game changer perché rappresenterebbe un sistema di pagamento sicuro e garantito dalle banche centrali che assicurerebbero anche la privacy dei clienti.
Laureato in Finanza e mercati Internazionali presso l’Università Cattolica di Milano, nella redazione di We Wealth scrive di mercati, con un occhio anche ai private market. Si occupa anche di pleasure asset, in particolare di orologi, vini e moto d’epoca.

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