Messaggio da Davos ai mercati: i tassi non riscenderanno in fretta

Il nuovo anno si è aperto con un certo sollievo. L'economia, nel 2023, rallenterà meno di quanto temuto e l'inflazione sembra aver già intrapreso un cammino discendente. Si tratta di elementi che hanno alimentato l'aspettativa sul fatto che i tassi terminali che le banche centrali avranno raggiunto nel giro di un paio di sedute, non avranno ragione di restare fermi per troppo tempo; e che potranno presto abbassarsi di nuovo. Uno scenario di fronte al quale i mercati stapperebbero volentieri lo champagne. Ma il messaggio condiviso all'interno del prestigioso panel ospitato dal World Economic Forum a Davos, è che quest'aspettativa sia un po' troppo ottimistica.
“I tassi d'interesse devono ancora mordere” sull'economia e mostrare il loro impatto negativo sull'occupazione, ha affermato da direttrice del Fmi, Kristalina Georgieva, ipotizzando uno scenario di deterioramento contro il quale i governi difficilmente potranno rispondere con nuove politiche fiscali espansive. Anzi, l'aspettativa espressa dalla presidente della Bce, Christine Lagarde è che nei prossimi mesi la politica economica dei governi e quella monetaria possano remare nella stessa direzione e sostenersi a vicenda nella lotta all'inflazione. “Ciò che mi auguro che non accada nel 2023 è che la politica fiscale si muova in modo anticiclico rispetto alla politica monetaria: noi faremo quello che è necessario, non vorremmo dover essere spinti a fare più del necessario”. Il che suona come un invito alla moderazione per la futura spesa pubblica dei governi europei.
L'impatto della Cina sulla lotta all'inflazione
La riapertura dell'economia e della vita pubblica cinese, con l'abbandono delle restrizioni della Zero covid viene salutata come una buona notizia per la crescita globale, ma rischia di avere un contraccolpo negativo sull'andamento dei prezzi energetici, ha sottolineato Lagarde. “La crescita cinese era stimata al 3,3% e ora le previsioni sono salite al 5,5%. Che impatto avrà questo sulla domanda globale? Sarà positiva per la crescita mondiale e cinese, ma produrrà una pressione inflazionistica, per il semplice motivo che i livelli di energia che verranno consumati dalla Cina e l'ammontare di gas naturale liquefatto che acquisterà saranno maggiori rispetto a quanto abbiamo visto finora. Non c'è così tanta capacità produttiva di riserva da parte del settore Oil&Gas per cui ci saranno più pressioni inflazionistiche”, ha affermato la presidente della Bce.
Le considerazioni operative, di fronte a questo scenario non possono che suggerire una postura più difensiva, assumendo un mantenimento un po' più persistente delle politiche monetarie restrittive. Queste ultime, infatti, non aiutano la ripresa del mercato azionario e che potrebbe lasciare su livelli elevati anche i rendimenti delle obbligazioni. Lagarde, inoltre, non ha escluso che il cambio euro dollaro possa ritornare in area 1,20 per un effetto meccanico che vedrebbe la Bce in ritardo rispetto alla Fed nel futuro processo di rientro dalle politiche monetarie restrittive. Il trend di recupero dell'euro si è consolidato a partire da novembre, con un rialzo del 9,8% negli ultimi tre mesi al 20 gennaio in area 1,08 dollari.
Summers: cambiare rotta troppo presto "sarebbe una tragedia"
L'economista veterano Larry Summers (Harvard University) ha espresso numerose cautele sull'opportunità, in buona parte nelle speranze degli operatori di mercato, che le banche centrali debbano ritirare la postura da falco assunta nel corso del 2022 nel giro di qualche mese. “C'erano degli eccessi fiscali e monetari che dovevano essere corretti”, ha affermato Summers, “ora abbiamo alcune ragioni di sollievo, ma non bisogna rilassarsi”. Secondo l'economista “l'inflazione è in calo”, ma a causa di componenti “transitorie”, ovvero i prezzi dell'energia che avevano innescato inizialmente la crescita dei prezzi. “Come avviene in molti viaggi”, ha aggiunto l'economista, “l'ultimo tratto è anche quello più duro; mi riferisco al ritorno al target sull'inflazione” al 2%.
Summers ha sottolineato con forza un appello in aperto contrasto con le speranze dei mercati, che invece vorrebbero vedere quanto prima un ritorno a tassi più morbidi da parte di Fed e Bce: “La più grande tragedia in questo momento si verificherebbe se le banche centrali allontanassero il proprio focus dal riconquistare la stabilità dei prezzi prematuramente, ritrovandosi a combattere questa battaglia [contro l'inflazione] una seconda volta”. Per queste ragioni, la determinazione espressa recentemente da Jerome Powell e da Christine Lagarde sul mantenimento della rotta verso l'obiettivo del 2%, secondo Summers, dovrebbe essere sostanziale e non solo una mossa comunicativa.