Sabato 15 agosto Usa e Cina si incontreranno per discutere l’accordo commerciale “di fase uno” sei mesi dopo. Coronavirus a parte, a catturare l’attenzione delle due potenze è la tecnologia
Ad alta importanza, l’appuntamento è il più atteso di agosto. Tra i suoi potenziali effetti, un deraglio della ripresa e un turbamento dei mercati prima delle elezioni
A creare il divario tra economia reale e mercati vi è un importante fattore: i tassi d’interesse reali negativi ai minimi storici. A beneficiarne sono soprattutto i titoli growth come quelli tecnologici
Torna lo spettro della guerra commerciale, che, nell’anno del digitale, si combatte a colpi di tecnologia. Tolleranza zero o revisione degli accordi? “Penso avranno la meglio le colombe”, commenta Tommaso Federici, responsabile gestione patrimoniali di Banca Ifigest, interpellato da We Wealth, “ma non bisogna sottovalutare i rischi”.
È un 2020 particolarmente complicato per la prima potenza economica mondiale che, a tre mesi dalle presidenziali, cerca di risollevarsi dagli effetti della pandemia, mentre il contagio avanza, e i rapporti con Pechino si aggravano.
La scorsa settimana: interventi Usa a sostegno dell’economia
L’ultima misura annunciata dal presidente Usa, Donald Trump – scavalcando il Congresso – è la firma di un ordine esecutivo e tre memorandum a sostegno dell’economia: reintroduzione dei sussidi di disoccupazione a 400 dollari a settimana fino al 6 dicembre 2020 e sospensione delle payroll taxes (le imposte sui salari che gravano sulle spalle dei datori di lavoro o dei dipendenti e variano in base percentuale agli stipendi conferiti al personale ndr), degli sfratti per affitti non pagati e delle rate dei prestiti universitari.
Intanto il tasso di disoccupazione, sebbene ancora superiore al picco del 10% toccato durante la crisi del 2008-2009, scende da quello di aprile (14,7%) e raggiunge l’11,2%. E il volume delle richieste di sussidi di disoccupazione cala in maniera più significativa del previsto.
Cresce il settore tecnologico, crociata a TikTok
L’economia, però, resta vulnerabile. E i mercati finanziari sembrano sottovalutare i rischi, a detta di qualche analista: il Nasdaq, l’indice dei maggiori titoli tecnologici americani, è alle stelle e cinque colossi tech – Amazon, Microsoft, Apple, Alphabet e Facebook – sono cresciuti al punto da rappresentare da soli il 25% dell’S&P 500, il paniere rappresentativo della Corporate America.
La tecnologia, del resto, rimane protagonista anche sul fronte delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina: il Presidente uscente Donald Trump, infatti, lo scorso 7 agosto ha annunciato di voler mettere al bando le app cinesi TikTok (Bytedance) e WeChat (Tencent) dal mercato americano, offrendo alle aziende Usa interessate un termine di 45 giorni per rilevarne le attività in patria e sanzionando chiunque dovesse continuare ad avere rapporti con le due aziende cinesi.
Potrebbe essere proprio Microsoft, secondo i rumors di mercato, ad acquisire le attività americane di TikTok. Anche Twitter, come ha riportato l’agenzia di stampa Reuters, potrebbe entrare in trattativa con Bytedance per l’acquisto della nota app diffusa soprattutto tra i giovanissimi (anche se le sue capacità di concludere l’accordo sono limitate, sottolinea Erik Gordon, professore all’Università del Michigan). Alla lista dei potenziali acquirenti sembrerebbe ora aggiungersi anche Netflix.
Questa settimana: arresti ad Hong Kong, Usa e Cina sei mesi dopo
In esame ci sarebbero il mancato adempimento degli accordi, che vincolano la Cina ad un totale di importazioni dagli Usa di 77 miliardi di dollari nel primo anno e a un aumento di 200 miliardi di dollari dai livelli 2017, riporta Reuters. Un dato che, solo per il settore agricolo, interessa un target di 36,5 miliardi nel 2020 (la Cina è il terzo Paese di destinazione dell’export Usa). Accordi che sembrerebbero manchevoli su tutti i fronti, a cominciare dall’importazione di solo il 5% di energia necessari per raggiungere l’obiettivo del 2020 a 25,3 miliardi di dollari.
Con un ping pong a suon di chiusure di consolati (prima quello cinese a Houston, 21 luglio e poi quello americano a Chengdu, 24 luglio) e le contestazioni degli Usa sulla nuova legge per la sicurezza approvata da Pechino a fine maggio (è notizia fresca l’arresto del magnate dell’editoria di Hong Kong Jimmy Lai, da tempo vicino all’opposizione democratica cinese, accusato di “collusione con forze straniere e cospirazione per commettere frode”), quali saranno le prossime mosse delle due super potenze? Cosa possiamo aspettarci dall’appuntamento di sabato 15 agosto? E come impatteranno i mercati nei prossimi mesi?
Usa e Cina, l’effetto sui mercati
“Tuttavia, la mia opinione – ed evidentemente anche quella del mercato – non è però coerente con questi sondaggi. Il mercato sembra non prendere negativamente l’appuntamento: non si sta preoccupando. Lo stesso presidente Trump, lo scorso 24 luglio, annunciava che ‘l’accordo commerciale ha perso significato per me rispetto a quando lo istituii’. Se gli Usa reintroducessero le tariffe su 131 miliardi di dollari di importazioni, da un 7,5% al 15,5% per inadempienza degli accordi, questo metterebbe in difficoltà i mercati finanziari. Già l’economia fa fatica a riprendersi: una battuta d’arresto al commercio internazionale per questa escalation potrebbe non giovare”.
“A livello politico la tensione ci sarà ancora (e la questione dei diritti umani ad Hong Kong e le ritorsioni su TikTok e WeChat contribuiscono a scaldare il clima), però dal mio punto di vista le cosiddette ‘colombe’, i favorevoli a una rinegoziazione dell’accordo, potrebbero trionfare, con una conseguente revisione dell’intesa che tenga in considerazione il peso del Covid-19 nel rispettare i termini prestabiliti”.
Usa e Cina, l’impatto sulle presidenziali americane
In che misura le tensioni commerciali influenzeranno la campagna elettorale e il risultato delle presidenziali? “Se si pensa al ruolo che TikTok avrebbe giocato nel fallimento della prima convention di Trump a Tusla (in Oklahoma, uno degli stati più conservatori) lo scorso 20 giugno, quella contro l’app sembrerebbe quasi una mossa politica di rancore”, aggiunge Federici.
Per quanto riguarda la possibile revisione dell’accordo commerciale, “rimango positivo nella sostanza, negativo nella dialettica che rimarrà ancora connotata da una forte contrapposizione, principalmente per ragioni elettorali. Anche l’opposizione democratica, infatti, ha un’opinione negativa verso la Cina. Se Trump, per dire, non dovesse fare la voce grossa a riguardo, potrebbe essere criticato dagli esponenti del Partito democratico. Il presidente uscente, infatti, ne ha fatto una battaglia, ma è importante che ora sostenga i mercati finanziari evitando nella sostanza una escalation. A parole, invece, l’attenzione può rimanere alta”.
Mercati Usa, il divario con l’economia reale
“In realtà molto dipende dai settori e dagli interventi di politica economica. Se si pensa a indici come il Dow Jones Industrial (azionario Usa con 30 titoli industriali, per lo più value) o il Russel 2000 (azionario con 2000 titoli a bassa capitalizzazione rappresentativo delle piccole e medie imprese Usa) questi hanno recuperato solo nell’ultimo periodo”.
“Il fattore che crea il divario, però, è uno solo: i tassi d’interesse reali (quindi al netto dell’inflazione) sono negativi, ai minimi storici. Nel contesto tecnologico e delle growth stock, questi valgono di più, perché i gestori dei fondi sono disposti a comprare questi azioni a premio. Ecco che i settori che durante la crisi hanno visto un aumento del fatturato o che non ne hanno subito un peggioramento (oltre a poter beneficiare di esternalità come interventi pubblici massivi) potrebbero continuare la loro crescita”.
Mercati e tecnologia, cosa aspettarsi nei prossimi mesi?
“Quando risaliranno i tassi, però, le cose potrebbero cambiare”, continua Federici, “e il rialzo – e forse anche una bolla – potrebbe fermarsi. Al momento, tuttavia, i tassi dovrebbero risalire solo nel 2025 negli Usa. In questi anni, quindi, potrebbe crearsi un mercato laterale con volatilità. Ma senza particolari correzioni: finché non verranno introdotte leggi specifiche che controllino la concorrenza delle aziende in ambito tech, o web tax, queste rimarranno a premio al di là della volatilità. Interventi che, però, non sono prevedibili e restano difficili da implementare”.