A settembre l’S&P 500 ha registrato la peggiore performance mensile dai tempi del coronacrash
Rispetto alla fine dell’estate, i livelli del Vix sono nettamente aumentati: ecco le principali cause
Anche l’indice Vix, che offre uno sguardo sulle posizioni difensive assunte dagli operatori per i prossimi 30 giorni indicano che la paura di possibili battute d’arresto sui mercati è in crescita: il 5 ottobre il Vix si trova in rialzo del 22% rispetto ai livelli di un mese prima, a quota 22,18 punti. Dal 28 settembre non è mai sceso sotto quota 21,15 punti. Un livello superiore a 19 viene solitamente considerato superiore al range normale e indica un clima di crescente timore da parte degli investitori.
Anche se la rotta sembrava ormai tracciata da tempo, sembra che il mercato si stia preoccupando solo ora delle prospettive che si apriranno in seguito alla progressiva riduzione degli stimoli monetari. Per la Federal Reserve, in particolare, l’avvio del tapering è ampiamente atteso entro fine anno. Gli acquisti di titoli da parte delle banche centrali e il relativo ampliamento dei bilanci ha garantito l’espansione della liquidità che ha per mesi sostenuto le Borse, di fronte a qualsiasi possibile notizia negativa. E’ facile immaginare che, di fronte alla prospettiva di una normalizzazione delle politiche monetarie e fiscali, l’appetito per il rischio stia iniziando a ridursi.
“Indubbiamente il principale market mover che ha portato alla correzione dei mercati è la crescita dell’inflazione”, ha proseguito l’analista, “un aumento dei prezzi al consumo che sembra sempre di più strutturale e non temporaneo, legato ai colli di bottiglia nel sistema industriale che dureranno ancora per molto tempo. Riteniamo quindi che anche i banchieri centrali dovranno affrontare le pressioni inflazionistiche con un maggiore rigore. La Federal Reserve dovrà cominciare il prima possibile un processo di riduzione degli stimoli monetari che dovrà essere necessariamente molto veloce per lasciarsi aperta la possibilità di rialzare i tassi d’interesse nella seconda metà del prossimo anno”.
A rallentare le prospettive di crescita dell’azionario potrebbe essere anche una stagione di revisioni al ribasso sulla crescita degli utili societari: “C’è la possibilità che si verifichi una recessione dei guadagni, il che significa che ci saranno un paio di trimestri di crescita negativa dei guadagni”, ha detto Mike Wilson, capo stratega azionario statunitense presso Morgan Stanley, per il quale “il rischio che” le vendite sul mercato azionario possano proseguire fino al termine dell’anno stanno aumentando”. In questo scenario gioca un ruolo anche il rincaro dei prodotti energetici, aveva sottolineato nei giorni scorsi il capo stratega di Intermonte, Antonio Cesarano, per il quale si “preannuncia un quarto trimestre potenzialmente all’insegna di taglio delle stime di crescita 2022 e per le aziende possibile taglio delle guidance sul fatturato e margini, per l’impossibilità di reperire le adeguate forniture di componentistica/materie prime”.
La recente debolezza del mercato azionario sta mettendo di fronte ai nuovi trader entrati nel mercato nei mesi successivi alla pandemia uno scenario nuovo: le loro reazioni potrebbero contribuire all’andamento del mercato nelle prossime settimane. “Abbiamo avuto parecchi di nuovi partecipanti al mercato nell’ultimo anno a causa di Covid, persone che sono rimaste a casa e con un po’ di soldi in tasca”, ha detto Wilson, “stanno imparando, come tutti noi, che i mercati salgono e scendono”.