Per la prima volta dal luglio 2011, la Bce è tornata a parlare di aumento dei tassi di interesse. Annunciato un rialzo del 0,25% a luglio
Pubblicato il dato sui prezzi al consumo di maggio, che si è rivelata oltre le aspettative. Negli Stati Uniti un’inflazione così alta non si vedeva dal 1981
Il Ftse Mib ha chiuso la seduta di venerdì, perdendo il 4,93% del suo valore. Apertura in rosso per Wall Street, con l’S&P 500 giù del 2,7%
Dopo giorni dove sulle borse azionarie aveva prevalso il sereno, i mercati sono di nuovo andati al ribasso. Negli Stati Uniti, come in Europa. Lo scossone sulle rispettive piazze finanziare ha il solito comun denominatore: l’inflazione. Da una parte i dati sull’aumento dei prezzi al consumo, dall’altra l’annuncio da parte della Bce di un rialzo dei tassi già a luglio ha tinto nuovamente di rosso i listini.
La conferenza della Bce tenutasi giovedì ad Amsterdam non è riuscita a tranquillizzare i mercati, anzi. A seguito delle parole della Lagarde, che di fatto ha annunciato un rialzo dei tassi di un quarto di punto già a luglio, a cui farà probabilmente seguito un ulteriore rialzo da mezzo punto a settembre, le borse europee hanno chiuso, e riaperto il giorno dopo, in profondo rosso. Maglia nera è Piazza Affari, che in una sola seduta ha perso più del 4,5% toccando i minimi da più di un mese. A soffrire di più delle manovre della banca centrale europea è stato il comparto bancario, con Bper che ha registrato, dopo avere presentato il nuovo piano industriale per il 2022-2025, una giornata da incubo, perdendo più del 13%. Unicredit e Intesa San Paolo – le due più grandi banche del paese – hanno perso entrambe più del 7%
Anche dall’altra sponda dell’Atlantico, le borse hanno registrato una due giorni da dimenticare, per via dei dati sull’inflazione di maggio. I timori della vigilia sono stati più che confermati, con l’inflazione che si è attestata al di sopra di quanto previsto dagli analisti. L’indice dei prezzi al consumo lo scorso mese è infatti salito dell’8,6% – contro l’8,2% atteso – con il dato “core”, quello depurato dai prezzi dei generi alimentari e dall’energia – che si è attestato al 6%, contro il 5,9% stimato. Più che su base annua a spaventare gli investitori è stata la variazione mensile. Rispetto ad aprile infatti l’inflazione è cresciuta dell’0,6%, il che ha lasciato molto incertezza circa la direzione futura che prenderanno i prezzi e se il picco è già stato raggiunto o meno. Wall Street venerdì ha aperto in territorio largamente negativo, con l’S&P 500 che a metà giornata perdeva il 2,7%.
Per quanto riguarda le altre classi di attività, l’obbligazionario è andato sotto pressione soprattutto in Italia, dove si è innescata una pioggia di vendite che ha portato il btp a prezzare al 3,76% e lo spread btp-bund a toccare quota 223 punti base, il massimo da maggio 2020. Sul mercato valutario invece l’euro, “tradito” dalla Bce, ha perso terreno rispetto al dollaro, con il cambio euro/dollaro che si è spinto fino al 1,06, per poi recuperare a 1,065. Infine anche il petrolio ha registrato una seduta non positiva, con il Brent che ha perso l’1,8%.