Il 2022 è stato un anno nel segno dell’Orso per i mercati finanziari, con molti indici che hanno quotato per diversi mesi sotto la soglia del -20% da inizio anno. Per gli investitori è stato, insomma, un amaro risveglio dal velocissimo rally post-covid. Come stanno gestendo in questa fase complicata e volatile di mercato i loro portafogli gli investitori? Su quali asset stanno reindirizzando la propria ricchezza?
Liquidità e investimenti conservativi
Stando a una recente indagine di Specrtem Group, l’azione più comune che gli investitori intraprendono a fronte dell’attuale mercato azionario è quella di rifugiarsi nella liquidità. E c’è di più: molti investitori fanno questa scelta senza consultare un consulente, il che potrebbe far sì che la loro allocazione non sia corretta. La seconda scelta più in voga è quella di aumentare la parte di investimenti considerati conservativi, che potrebbero non avere movimenti di prezzo così significativi durante i periodi di volatilità. Criptovalute e investimenti alternativi sono visti invece come un riparo dalla volatilità del mercato da una percentuale molto esigua (circa il 3%).
Differenze per età e patrimonio
Ad ogni modo, esistono delle leggere differenze, tra le decisioni degli investitori sia in considerazione del loro patrimonio che della loro età. In particolare i più benestanti, quelli con un patrimonio sopra i 15 milioni di euro, sono decisamente gli investitori più aggressivi, con il 25% di loro che ha aumentato la quota di portafoglio in azioni, percentuale che più che duplica quella delle altre categorie reddituali. Questi paperoni sono primi anche quanto all’aumento dell’investimento nel reddito fisso. A livello generazionale invece, dalla ricerca emerge un paradosso per quanto riguarda i più giovani: se da una parte sono i più propensi rispetto agli investitori più anziani a spostare il proprio patrimonio verso investimenti più conservativi, dall’altra risultano i più decisi ad aumentare i loro investimenti azionari. Infine è emerso come i Millennial si rivolgono maggiormente al proprio consulente finanziario nei momenti di alta volatilità del mercato azionario rispetto alle loro controparti più anziane.