Giovedì l’aumento del Treasury a 10 anni al 1,5% ha innescato una perdita di oltre 2 punti percentuali a Wall Street. Anche il resto del mondo ha chiuso in rosso
Secondo Filippo Diodovich il rischio di inflazione è attualmente sovrastimato e il reale pericolo rimane una campagna vaccinale inefficace
A detto di Enrico Vaccari un ritorno dell’inflazione provocherebbe un movimento degli indice contenuto, a fronte di movimenti settoriali più ampi
In un contesto in cui l’inflazione è sparita dai radar delle autorità da dopo la crisi del 2008, un aumento dei prezzi potrebbe essere benefico per economia e in parte anche per i mercati. Sicuramente sarebbe meno dannoso di un rallentamento nella distribuzione dei vaccini e dunque della ripresa economica. A dirlo è Enrico Vaccari, responsabile clientela istituzionale di Consultinvest, che tuttavia sottolinea come la campagna vaccinale in paesi importanti come Stati Uniti, Inghilterra e Israele stia seguendo la tabella di marcia. “È ancora presto per dire che siamo alle porte di uno storno violento: al netto di nuove varianti immuni al vaccino è più probabile che si verificheranno correzioni ordinarie di mercato”. In questo scenario di crescita foriero di inflazione dunque non si verificherebbero grandi scossoni, quanto piuttosto una riallocazione settoriale. “Da una parte i titoli tech per via dei multipli alti e per la loro natura deflazionistica sarebbero penalizzati; dall’altra i settori ciclici, le commodieties e il settore bancario gioverebbero di un ritorno dell’inflazione” spiega Vaccari che chiosa “ci sarebbero movimenti indici molto contenuti, a fronte di movimenti settoriali molto ampi”.
Infine non è scontato che a fronte del ritorno dell’inflazione, la risposta delle autorità sarà una stretta monetaria. “Al netto che il mandato di Powell è in scadenza ad inizio 2022 e che i “falchi” potrebbero optare per una politica meno accomodante, un aumento dei tassi è improbabile per due ragioni: non si vuole fermare anzitempo la ripresa economica e anche in ottica più a lungo termine l’inflazione renderebbe molto più sostenibile il debito pubblico sia per gli stati che per le banche centrali che lo detengono” conclude Vaccari.