Quartz, rivista statunitense di economia e politica, ha osservato che piuttosto che di bolla sarebbe più corretto parlare di tante piccole bolle
Energie rinnovabili, criptovalute, veicoli elettrici, gaming, biotecnologia e gaming sono i settori più a rischio bolla
Un ulteriore aumento dei tassi d’interesse innescherebbe il sell-off azionario. Se gli investitori non risultassero essere indebitati, i danni per l’economia sarebbero limitati
Bolle senza ripercussioni reali
I risvolti della bolla dalle molte bolle, è che gli effetti sarebbero marginali al mercato, come è stato per moli altri casi storici. Secondo John Turner, coautore di Boom and Bust: A Global History of Financial Bubbles, infatti la maggior parte delle bolle hanno avuto ripercussioni limitate al settore in cui si sono verificate. Questo fu il caso, ad esempio, del Messico del 1825, quando le miniere messicane, le società di nuova costituzione e le obbligazioni latinoamericane furono travolte da un febbrile boom finanziario. La buona notizia è che queste frenesie speculative quando implodono non portano necessariamente con sé nel baratro l’intera economia. “Lo scoppio di tali bolle è dannoso per l’economia solo se gli investitori hanno preso in prestito per investire negli asset della bolla”, ha detto Turner.
L’importanza dei tassi
Alcune microbolle potrebbero essere in procinto di scoppiare. Il produttore di auto elettriche Tesla e la società di esercizi online Peloton, che ha avuto rally strabilianti nel 2021, sono tra i titoli con le peggiori performance quest’anno nell’indice Nasdaq 100 ad alto contenuto tecnologico, con un calo del 12% o più. A testimonianza del fatto che non tutto il mercato si muove all’unisono la catena di hotel Marriott e Trip.com hanno registrato la stessa performance ma con il segno positivo. La miccia che potrebbe far saltare il banco delle microbolle sono i tassi di interesse, da sempre un fattore chiave che aiuta a gonfiare – e ora a sgonfiare – il boom delle azioni. Il rendimento del debito pubblico statunitense a 10 anni è aumentato a circa l’1,6%, rispetto al minimo storico, in oltre 150 anni di storia borsistica, dello 0,5% registrato l’anno scorso. Nel mentre l’economia americana prende slancio e quei rendimenti potrebbero salire ancora più in alto, spingendo gli operatori a ripensare i paradigmi che hanno alimentato il mercato negli ultimi 12 mesi.