Il governo tedesco ha già annunciato il potenziamento della produzione energetica dalle centrali a carbone. In Austria il governo parla già dell’eventualità di tagliare i consumi di gas da parte delle industrie. Martedì 21 giugno l’Italia potrebbe decretare lo stato di allerta e prcedere nella stessa direzionee
L’obiettivo del Cremlino sarebbe ostacolare la costituzione delle scorte di gas europee durante la stagione estiva, fatto che esporrebbe il Vecchio Continente a una nuova carenza di gas per l’inverno.
La Russia ha ridotto le forniture di gas dirette verso Italia, Germania, Francia, Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia. Per il Cremlino non si tratta di una scelta deliberata, ma la conseguenza di un guasto tecnico delle turbine, che avrebbe impedito un flusso normale dal gasdotto Nord Stream 1. In Europa nessuno sembra credere a questa versione. Per il premier italiano, Mario Draghi, si tratta di una “leva politica”, della reazione di Mosca alle sanzioni inflitte dall’Occidente e dai suoi alleati per l’invasione dell’Ucraina. L’obiettivo del Cremlino sarebbe ostacolare la costituzione delle scorte di gas europee durante la stagione estiva, fatto che esporrebbe il Vecchio Continente a una nuova carenza di gas per l’inverno.
Rispetto alle consegne ordinarie, l’Italia ha ricevuto fra il 50 e il 65% del gas russo nei giorni scorsi. Per il momento, ha affermato il ceo dell’Eni, Claudio Descalzi, l’offerta di gas disponibile supera la domanda, nonostante un ammanco giornaliero da 30 milioni di metri cubi di gas russo. La domanda da 150-160 milioni viene compensata grazie alle fonti di approvvigionamento alternative, che complessivamente valgono 200 milioni di metri cubi di gas. In prospettiva, però, il problema sulle scorte è concreto: attualmente sono al 54% della capacità e, entro la fine dell’estate, dovrebbero raggiungere almeno l’80%. Il taglio delle forniture russe, in un momento in cui restano ancora un canale di rifornimento importante, allontana dall’obiettivo minimo delle scorte e impone l’elaborazione di una strategia per assicurare le forniture invernali. Vari Paesi europei stanno mettendo a punto le loro contromosse.
Carbone per ridurre il consumo di gas
La Germania, anch’essa alle prese con la stretta sulle forniture decisa da Gazprom, ha annunciato un maggior ricorso alla produzione termoelettrica delle centrali a carbone. “Per ridurre il consumo di gas, è necessario utilizzarne di meno per generare elettricità; le centrali elettriche a carbone, pertanto, dovranno essere utilizzate maggiormente”, ha dichiarato il ministero dell’Economia tedesco, Robert Habeck, in una nota. L’obiettivo è rimpinguare quanto più possibile gli impianti di sticcaggio di gas, “altrimenti l’inverno sarà molto rigido”, ha aggiunto il ministro. Ricorrere al combustibile fossile più inquinante è una necessità, se l’obiettivo è ridurre il consumo di gas, ha aggiunto il Habeck. In Germania, come in Italia, le centrali a carbone avevano già una data per la prevista dismissione (rispettivamente 2030 e 2025), ma in questa fase si stanno rivelando un’ancora di salvezza.
Anche Roma potrebbe decidere di potenziare la produzione dai suoi sette impianti a carbone, che apparivano fino a qualche mese fa più una ragione d’imbarazzo, per via dell’impatto ambientale, che non una risorsa. Fra le ipotesi non manca anche la possibilità di introdurre limiti ai consumi energetici di derminate industrie caratterizzate da consumi particolarmente elevati, come quella siderurgica. Maggiori dettagli sul piano italiano arriveranno martedì pomeriggio, 21 giugno, quando si riunirà il Comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del gas naturale, presso il Ministero della transizione ecologica. Vi si discuterà del possibile innalzamento dall’attuale stato di “preallarme”, dovuto al taglio delle forniture russe, ad “allarme” vero e proprio.
Domenica 19 giugno, il governo austriaco è stato costretto a riunire un incontro di emergenza, a fronte del quarto giorno consecutivo di forniture ridotte di gas russo. “Dopo l’invasione dell’Ucraina, è chiaro che la Russia non è più un partner affidabile”, ha dichiarato il ministro per la Protezione del clima e l’Energia austriaco, Leonore Gewessler, in una nota successiva al meeting. Vienna intende invitare le industrie a risparmiare gas e a sostituirlo con altre fonti di approvvigionamento: “vogliamo arrivare all’inverno con impianti di stoccaggio pieni all’80%, allora saremo ben equipaggiati; se questo obiettivo sarà a rischio, interverremo”, ha dichiarato Gewessler. L’Austria è attualmente fra i Paesi europei con le scorte di gas più basse, i suoi depositi di gas sono pieni solo al 41,89%.
L’impatto di mercato
In seguito alla notizia dei tagli su Nord Stream da parte di Gazprom i future sul gas Ttf hanno raggiunto i massimi da fine marzo lo scorso 16 giugno; attualmente il prezzo del contratto di riferimento su questo mercato si mantiene intorno quota 117 euro, con una variazione del +300% rispetto a un anno fa. Con la necessità di fare ricorso ad altre fonti di approvvigionamento, poi, si mantiene elevato anche il prezzo del carbone: il Newcastle Coal Future è a quota 389,35 dollari, in aumento del 211% rispetto a un anno fa e non troppo distante dal picco di 435 dollari raggiunto a inizio marzo.