Oxford Economics, leader mondiale nelle previsioni economiche, ha pubblicato il report “A “dolce vita” revival is still too early to call”, con il quale esamina l’impatto potenziale sull’economia italiana che potrebbero avere le riforme di Draghi
Secondo lo studio, rispetto allo scenario base la buona riuscita di queste riforme si tradurrebbe in un 12% di più aggiuntivo entro il 2040 e un rapporto debito/pil in contrazione al 120%
- Lo spread del rendimento dei titoli di Stato italiani a 10 anni rispetto al bund tedesco, che quest’anno è sceso a un livello molto basso, (90 punti base), aumenterebbe solo marginalmente nel 2022 a 100 punti base, contro lo scenario di base di circa 200 punti base. Tale ipotesi considera che il rischio di ridenominazione, ridottosi alla luce di uno spostamento su posizioni più europeiste di alcuni partiti, come la Lega, che fino a poco tempo fa erano sostenitori dell’uscita dell’Italia dall’euro, continuerebbe anche nei prossimi anni.
- L’attuazione del Recovery Fund sarebbe più veloce. Negli ultimi anni l’Italia è mancata di un peso istituzionale in Europa e ha avuto persistenti difficoltà a spendere le risorse europee. Nello scenario più positivo, si suppone che i governi riformisti in Italia saranno in grado di risolvere questi problemi. L’assorbimento dei fondi sarebbe molto più rapido rispetto allo scenario di base, con il governo in grado di spendere tutti i soldi entro fine del 2025.
- Il divario di genere si ridurrebbe. In Italia, il numero di donne occupate rimane basso a causa di una combinazione di fattori culturali e strutturali. Anche se non ci sono differenze significative nel livello di istruzione tra uomini e donne, la mancanza di politiche favorevoli alla famiglia, le basse aspettative di carriera, la crescita contenuta e gli alti divari retributivi impattano pesantemente sulla partecipazione femminile. Il tasso di partecipazione femminile, al 56% nel 2019, è del 20% inferiore a quello dei maschi. Nello scenario più positivo questo divario si ridurrebbe gradualmente a circa 10 punti percentuali in 10 anni.
- Gli indicatori di governance della Banca mondiale mostrano che la qualità delle istituzioni italiane, seppur migliorata, è tra le più basse della zona euro. Inoltre, altre misure alternative come la durata di un processo giudiziario o processi per l’esecuzione di contratti confermano la pessima performance del sistema amministrativo italiano. Draghi ha sottolineato la necessità di accelerare i processi giudiziari e combattere la corruzione. Nello scenario rialzista si presume che il suo governo e quelli successivi affronterebbero gradualmente questi problemi di vecchia data.
- La qualità educativa migliorerebbe. Draghi ha ricordato più volte nel suo intervento la necessità di migliorare il sistema educativo, per meglio rispondere alle esigenze del mercato del lavoro.
- Ci sarebbe un alleggerimento fiscale, con maggiore margine di spesa. L’avanzo primario è stimato al 3% nel 2030-2040, sostanzialmente il doppio rispetto alla stima dello scenario base. Per la crescita sostenuta e nonostante una minore inflazione, il rapporto debito/pil diminuirebbe a un ritmo molto più rapido rispetto allo scenario di base.
Complessivamente, in base a queste ipotesi, il pil italiano quasi raddoppierebbe il suo ritmo di crescita annuale nel periodo 2021-2040, dallo 0,7% del valore di riferimento all’1,3%. Il livello del pil sarebbe del 12% circa superiore rispetto al valore di riferimento nel 2040. Una maggiore offerta nell’economia comporterebbe una più rapida creazione di posti di lavoro, con un numero di occupati aumentato di 1,5 milioni entro la fine del 2040. Inoltre, uno degli aspetti più importanti in questo scenario ottimistico è che il debito pubblico scenderebbe al 120% del PIL nel 2040 e intorno al 95% del PIL nel 2050. 30 punti percentuali in meno rispetto all’attuale scenario di base.