Per Tokyo, però, le chance di accesso cinese al trattato commerciale Cptpp “sono vicine allo zero”.
L’accordo Tpp fu inizialmente promosso dagli Stati Uniti in chiave anti-cinese. Washington si è poi ritirata dal trattato prima della sua entrata in vigore nel 2017, sotto la presidenza Trump
A quasi cinque anni dal ritiro degli Stati Uniti, entrare nel
Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (Cptpp) è diventato ora uno degli obiettivi di Pechino. La richiesta di adesione è stata presentata dal ministro del Commercio cinese Wang Wentao attraverso una lettera recapitata all’omologo neozelandese Damien O’Connor. L’accordo commerciale, originariamente noto come Tpp, avrebbe dovuto rafforzare i legami commerciali ed economici dei Paesi dell’area pacifica politicamente vicini agli Usa,
proprio per contenere l’influenza della Cina. L’agenda protezionistica promossa dall’allora presidente Trump, però, mal si conciliava con il progetto di una nuova area di libero scambio e con il conseguente abbassamento delle barriere commerciali verso una serie di Paesi. Il ritiro degli Usa dal Tpp, dunque, è stato uno dei primi provvedimenti firmati dalla scorsa amministrazione repubblicana, nel gennaio 2017.
Il Cptpp è in vigore dalla fine del 2018 e vede fra i firmatari Australia, Nuova Zelanda, Giappone e altri sette Paesi; prevede la riduzione dei dazi e favorisce gli investimenti transfrontalieri fra gli stati aderenti. Lo scorso giugno il Regno Unito, ormai svincolato dall’Ue, ha avviato i negoziati per unirsi al trattato.
Cina nel Cptpp: le chance sono poche
Il ministro dell’Economia giapponese Yasutoshi Nishimura ha fatto sapere che “sarà necessario determinare se la Cina rispetta gli standard estremamente elevati” per l’accesso al trattato commerciale. Ad ostacolarne l’ingresso potrebbero essere alcuni elementi di non facile risoluzione, come i sussidi alle imprese che rischiano di creare distorsioni nella concorrenza. “La Cina è ben lontana dal mondo libero, equo e altamente trasparente del Tpp, le possibilità che possa unirsi sono vicine allo zero”, ha twittato sul tema il ministro delle Finanze giapponese, Kenji Nakanishi.
L’ingresso della Cina richiederebbe un assenso unanime fra i firmatari che sembra tutt’altro che scontato. Per Pechino accrescere i legami commerciali con Australia e Giappone, due fra i Paesi più preoccupati della crescente forza militare cinese potrebbe essere il tentativo di stemperare un clima definito “da guerra fredda”. Appena pochi giorni prima, infatti, Usa e Regno Unito hanno stretto un accordo (Aukus) per conferire all’Australia le tecnologie necessarie per lo sviluppo di sottomarini nucleari. I Paesi coinvolti in Aukus “promuovono guerra e distruzione”, ha dichiarato in una conferenza stampa il portavoce del ministro degli Esteri cinese, Zhao Lijian. La Cina, però, ha smentito che l’accordo sui sottomarini abbia in qualche modo influito sulla scelta di richiedere l’adesione al Cptpp. Secondo alcune altre analisi, questa richiesta potrebbe anche essere interpretata come il tentativo di ostacolare l’eventuale adesione da parte di Taiwan, che la Repubblica popolare cinese ritiene parte integrante del suo territorio.
L’accordo Tpp fu inizialmente promosso dagli Stati Uniti in chiave anti-cinese. Washington si è poi ritirata dal trattato prima della sua entrata in vigore nel 2017, sotto la presidenza Trump
A quasi cinque anni dal ritiro degli Stati Uniti, entrare nel Comprehensive and Progressive Agreement for…
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