Di fronte all’emergenza coronavirus, le pmi, colonna portante del tessuto imprenditoriale italiano, sono particolarmente vulnerabili
Secondo un’indagine condotta da Modefinance, il 65% delle pmi italiane sarebbe a “rischio default”. Crif Ratings calcola che il fabbisogno finanziario complessivo per il 2020, potrebbe arrivare a circa 45 miliardi
Accanto alle misure di sostegno da parte delle istituzioni e del Governo, alcuni player cercano di fare la propria parte nel fornire alle piccole e medie imprese gli strumenti necessari per affrontare questo momento di difficoltà
Secondo quanto riportato dal Cerved Industry Forecast, a causa dell’emergenza coronavirus, nel biennio 2020-21, le imprese italiane potrebbero perdere tra i 270 e i 650 miliardi di fatturato. A fronte di un allungamento dei tempi di incasso e pagamento verso i fornitori e a un calo importante dei ricavi, l’Osservatorio sul working capital realizzato da Cribis e Workinvoice su un campione di 84 mila pmi con fatturato compreso tra 2 e 50 milioni di euro, prevede che alle piccole e medie imprese italiane serviranno 15 miliardi di liquidità nei prossimi tre mesi. Un’indagine condotta da Crif Ratings sullo stesso campione evidenzia, inoltre, che il fabbisogno finanziario complessivo per tutto il 2020 potrebbe arrivare a circa 45 miliardi. A questi dati non rassicuranti si aggiunge la simulazione dell’agenzia di rating fintech Modefinance, condotta su un campione rappresentativo di 187mila pmi italiane con fatturato tra 2 e 50 milioni di euro. Dallo studio emerge che il 65% delle aziende interpellate sarebbe a “rischio default” a causa dell’emergenza sanitaria. Nello specifico, si tratta di quelle imprese che si collocano nella fascia di rating intermedio tra B e BBB.
Nel quadro delineato, il supporto delle istituzioni, come la Commissione europea e la Bce, nonché del governo italiano, diventano cruciali per la sopravvivenza delle imprese. Dal canto loro, anche gli operatori privati faranno la loro parte, come spiega a We Wealth, Paolo Martini, ad e dg di Azimut Holding e presidente di Azimut Libera Impresa sgr. Con circa 40mila clienti imprenditori, Azimut ha costituito una ‘task force corporate’ con l’obiettivo di supportare le imprese. Il team di 25 specialisti, opera in una logica di ‘piattaforma aperta’ su servizi corporate, occupandosi sia del lato lending (finanziamenti), che corporate advisory, appoggiandosi rispettivamente a sette partner bancari, italiani ed esteri, e più di 20 tra boutique di M&A e studi a supporto del corporate finance. Il team, spiega Martini “da un lato raccoglie le necessità e le esigenze della nostra rete e dei nostri clienti lato aziende, dall’altro fa da tramite, dialogando con le nostre banche partner e con le boutique”. Martini sottolinea come in questo momento di difficoltà, ci sia un aumento di richieste di supporto di varia natura da parte degli imprenditori: “In questo momento la richiesta principale è quella della liquidità – spiega Martini – In subordine, molti stanno chiedendo consulenza strategica sul tema della riduzione dei costi o legata a operazioni M&A e join venture, alla ricerca di partner. Questo perché́, in momenti di crisi e difficoltà si cercano nuove formule per crescere: il mercato diventa più dinamico ed è necessaria una maggiore apertura al cambiamento. Ciò̀ sarà̀ più̀ evidente nei prossimi mesi”. “Inoltre – aggiunge Martini – il nostro impegno sul mondo delle imprese ci ha portato a costituire Azimut Libera Impresa sgr, che integra prodotti e servizi dedicati a imprenditori e pmi da un lato, investitori e risparmiatori dall’altro”. Il progetto, nato cinque anni fa, è volto a spostare asset dal risparmio gestito al mondo delle imprese, all’economia reale, con benefici per gli investitori. “Ad oggi sono stati raccolti 1,1 miliardi di euro, che stiamo investendo in aziende principalmente italiane – spiega Martini – a maggior ragione oggi questi capitali servono più che mai perché possono essere utilizzati per essere immessi nel tessuto produttivo, aiutando quindi le imprese che stanno attraversando un periodo difficile”.
Per Corrado Biuso, responsabile commerciale aziende di Credem, nella situazione attuale “c’è molto bisogno di fare chiarezza su quelle che sono le soluzioni disponibili per essere a fianco delle aziende nella quotidianita. Noi cerchiamo di fare molta consulenza” afferma Biuso, spiegando come, attraverso i centri imprese e small business, la banca risponda alle diverse esigenze delle pmi anche “a distanza”, utilizzando la tecnologia a sostegno, che permette al gruppo di “finalizzare la parte di consulenza ma anche quella operativa”,lavorando in smart/remote working. Biuso sottolinea come, di fronte all’evolversi della situazione, evolvano anche le esigenze delle pmi e, di conseguenza, il dialogo con l’imprenditore e la personalizzazione diventano fondamentali.
“La cosa più importante che possiamo fare in questo momento come banca è sentire con frequenza i nostri clienti, perché è con l’ascolto che riusciamo comprendere i loro bisogni e possiamo individuare le migliori e differenti soluzioni”. Soluzioni che “vanno personalizzate a seconda delle varie situazioni”. “Parlando di esigenze e richieste diverse – continua Biuso – ci confrontiamo con aziende che hanno l’esigenza di un supporto per affrontare al meglio l’attuale situazione di emergenza, ma anche altre che invece si possono trovare nella condizione di dover gestire un carico produttivo aumentato, perché impegnate direttamente sul fronte dell’emergenza. Sono ad esempio quelle che operano nel settore biomedicale o che sono a supporto alle nuove esigenze emerse nelle ultime settimane o che stanno convertendo parte della produzione. Queste hanno bisogno di essere assistite in una logica espansiva – e conclude – noi ci mettiamo a disposizione per capire quale tipo di abilitatore permetterà di renderle ancora più performanti”.