Fed a Jackson Hole, i 4 temi da seguire nel discorso di Powell

Il simposio di Jackson Hole è, ogni anno, il più atteso fra gli incontri dedicati alla politica monetaria. In questo 2023 l'appuntamento, in partenza il 24 agosto, cade in una fase particolarmente interessante del percorso coperto fin qui dalla Federal Reserve. Dopo undici rialzi dei tassi, eseguiti fra il marzo 2022 e il luglio 2023, la banca centrale americana sta finalmente osservando un più rapido abbassamento dell'inflazione di fondo; una tendenza al raffreddamento dei prezzi che si è mantenuta costante a maggio, giugno e luglio.
Il discorso che il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, terrà venerdì alle ore 16 e 05 italiane, potrebbe aprire una nuova fase o mantenere i toni prudenti adottati finora. La maggioranza degli analisti non si aspetta una dichiarazione di vittoria contro la fiammata dei prezzi che ha colpito gli Stati Uniti: l'economia americana, infatti, ha finora manifestato una forza tale che una successiva ripresa dell'inflazione non può essere esclusa.
Nei giorni che hanno anticipato Jackson Hole, i rendimenti dei Buoni del Tesoro Usa a lungo termine hanno toccato nuovi record nei rendimenti: il titolo decennale ha rivisto i livelli del 2007, il Treasury a 30 anni, invece, i massimi dal 2011. Sulla durata decennale, ancora il 24 agosto, il titolo di Stato Usa offre un rendimento superiore al Btp italiano comparabile. E' il segno che, per il momento, gli investitori sembrano aspettarsi una Fed ancora lontana dal “cantar vittoria” e che, di conseguenza, potrebbe lasciare i tassi sul picco massimo per lungo periodo di tempo. Questa previsione spiegherebbe l'aumento dei rendimenti anche sulle scadenze più lunghe dei Treasury e il rafforzamento del dollaro osservato a partire dalla seconda metà di luglio.
Gli ultimi segnali dall'economia Usa
Se la Fed imboccherà il sentiero più restrittivo, tuttavia, aumenteranno anche le probabilità di recessione e di risalita della disoccupazione americana. Gli ultimi segnali lanciati dall'economia Usa indicano un quadro ancora stabile. A luglio i non farm payrolls, le buste paga del settore non agricolo, hanno mostrato una crescita occupazionale inferiore alle attese (187mila unità contro le 200mila attese) e revisioni al ribasso dei dati relativi a giugno e maggio. Il tasso di disoccupazione, tuttavia, è passato nuovamente dal 3,6 al 3,5%, ai minimi da oltre 50 anni. I dati occupazionali di agosto usciranno solo il 1° settembre.
Le ultime letture flash sul Pmi manifatturiero e dei servizi per il mese di agosto sono state inferiori alle attese. Il Pmi manifatturiero l'indice si è portato in territorio maggiormente negativo a 47 punti (contro i 49,3 attesi e i 49 di luglio); il Pmi servizi, invece, è sceso da 52,3 a 51 punti (a fronte di una stima per un dato invariato).
Nei giorni scorsi l'andamento superiore alle attese delle vendite al dettaglio di luglio (+0,7% mensile, contro una stima del consenso a +0,4%) aveva fatto pensare a maggiori rischi di surriscaldamento della domanda e potenziali “ritorni di fiamma” sull'inflazione. Per il momento l'andamento dei prezzi a luglio ha mostrato nuovi progressi: il dato generale è sceso al 3,2% annuo, mentre l'inflazione di fondo è scesa al 4,7% (mantenendo un rialzo mensile dello 0,2%).
L'andamento dei prezzi al consumo di agosto saranno diffusi il 13 settembre, una settimana prima della prossima riunione della Fed.
In sintesi, il mercato del lavoro e i consumi sono ancora molto robusti, mentre l'inflazione di fondo arretra, ma resta sopra i target. Dati che non autorizzano un'interpretazione troppo schierata. E' improbabile che Jerome Powell si sbilanci eccessivamente. Prima della riunione del 19-20 settembre arriveranno ulteriori informazioni macroeconomiche sui prezzi e sull'andamento mercato del lavoro in assenza delle quali sarebbe precipitoso passare alle anticipazioni. Del resto, Powell non ha mai dato indicazioni di breve termine in occasione di questo simposio. Le indicazioni di maggiore interesse potrebbero essere quelle di più ampio respiro, ecco alcuni temi su cui concentrare l'attenzione.
1. A che punto è la lotta all'inflazione
Gli ultimi tre dati sull'inflazione Usa hanno mostrato un evidente miglioramento: a marzo l'inflazione di fondo era al 5,6%, mentre a fine luglio il dato è sceso al 4,7%. L'interpretazione che verrà data di questi progressi, i grado di ottimismo che trasparirà dalle parole del presidente della Fed, potrebbe spostare le aspettative degli investitori sulle prossime mosse della banca centrale.
“Crediamo che l’obiettivo di Powell sia quello di sottolineare l’impegno della Federal Reserve a mantenere i tassi di interesse su livelli alti per lunghissimo tempo in modo da riportare le pressioni inflazionistiche verso i target tollerati dalla Federal Reserve”, ha dichiarato il chief global strategist di IG Italia, Filippo Diodovich, “riteniamo che non ci saranno segnali di rilassamento da parte di Powell in politica monetaria perché i principali risultati non sono ancora stati raggiunti”.
2. Quanto è necessario un nuovo rialzo
Non è ancora chiaro se, a fronte dell'attuale abbassamento dell'inflazione americana, la Federal Reserve deciderà di effettuare ancora un rialzo da 25 punti base. Al momento, le aspettative dei trader, fotografate dal Cme FedWatch arrivano a una probabilità del 47% su un possibile rialzo, in occasione della riunione del 1° novembre. Dalle parole di Powell, probabilmente fra le righe, sarà possibile ottenere un'indicazione sull'eventuale “ultima mossa” prima della fase di attesa che seguirà. “Le nostre attese sulla politica monetaria della Fed rimangono ancorate sul mantenimento dei tassi di interesse nel range 5,25%-5,50% nei prossimi tre mesi”, ha aggiunto Diodovich, “tale posizionamento potrebbe cambiare solamente in caso i prossimi dati macroeconomici dovessero evidenziare una risalita delle pressioni inflazionistiche”.
3. Quanto durerà il picco dei tassi
Probabilmente il tema più importante, è l'interrogativo sulla durata del tasso terminale dal quale discenderanno le tempistiche dei futuri tagli dei tassi. Al momento le attese indicano che il primo taglio potrebbe avvenire nel corso del secondo trimestre del 2025. Finora Powell ha cercato di allontanare i pensieri degli analisti dalla fase del successivo allentamento monetario. Considerata la cornice, il presidente della Fed potrebbe chiare più a fondo quali saranno i presupposti per l'inizio della fase discendente.
4. Come cambierà la politica monetaria a lungo termine
Il tema del simposio di Jackson Hole, saranno “i cambiamenti strutturali nell'economia globale”. Da tempo è stato sollevato l'interrogativo sulla natura strutturalmente più inflazionaria dell'economia. A fronte di questa tesi è stata avanzata l'ipotesi che le principali banche centrali potrebbero modificare il proprio obiettivo sull'inflazione, innalzandolo al 3%. Questo le autorizzerebbe a rinunciare a politiche restrittive anche in presenza di un forte rallentamento economico, durante il quale, però, il target del 2% non sia stato ancora raggiunto. Per il momento sia la Bce sia la Fed hanno glissato sul tema, ma non è detto che possa trapelare qualche apertura su una revisione degli obiettivi per il futuro.
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