Otto italiani su dieci rilevano un peggioramento dell’economia nazionale negli ultimi dodici mesi, considerato “netto” o “in parte” rispettivamente per il 54,4 e il 25,1%
A calare è il numero di famiglie che attingono ai propri risparmi per arrivare a fine mese (47,7%), ma il 15,1% afferma di aver richiesto un prestito bancario
Gian Maria Fara: “La costruzione degli scenari futuri va al di là di una semplice proiezione della situazione presente: richiede una visione”
Oltre il 15% ricorre ai prestiti bancari
Per fronteggiare le difficoltà, il 28,5% dei cittadini dichiara dunque di aver fatto leva sul sostegno economico della famiglia di origine, ma anche di amici, colleghi o altri parenti (in questo caso si parla del 14,8%). Il 15,1% invece ha richiesto un prestito bancario e il 28,7% ha puntato sulla rateizzazione dei pagamenti. Non manca chi ha chiesto soldi in prestito a privati, non riuscendo a ottenere un prestito dal proprio istituto di credito (9,4%), e chi ha venduto o perso dei beni (11,4%). Guardando all’Europa, intanto, il grado di sfiducia è scivolato al 50,7%, sebbene il 51% dei cittadini resti convinto che l’Italia goda di una posizione di marginalità all’interno dell’Unione e subisca le decisioni altrui. Quanto al Recovery fund, il 33,9% mostra fiducia sull’arrivo dei fondi, anche se gli scettici raggiungono comunque una quota del 30%.
“Le criticità emerse hanno messo ancor più in risalto l’insieme dei segnali di malessere economico e sociale denunciati dal nostro istituto nel corso degli anni. Le prime analisi segnalano un ulteriore impoverimento dei ceti medi che si inasprirà tra pochi mesi con lo sblocco dei licenziamenti. Ci troveremo allora a doverci confrontare con nuove forme di disagio e di conflitto sociale”, osserva Fara. “Se, come tutti affermano, il nodo centrale è quello di far ripartire la crescita e rianimare i consumi interni, dobbiamo avere la consapevolezza che ciò non potrà avvenire se non attraverso una coraggiosa operazione di redistribuzione della ricchezza creata e di stimolo alla generazione di nuove fonti di ricchezza, dalle startup giovanili agli investimenti diretti al sud”, aggiunge. Poi conclude: “La costruzione degli scenari futuri va al di là di una semplice proiezione della situazione presente: richiede una visione, una idea di futuro possibile, un sistema di valori di riferimento, in sostanza un pensiero forte in grado di guidare le nostre azioni di oggi verso una direzione ben precisa”.