Ogni anno in vista del Natale analisti e investitori si chiedono se avverrà il tradizionale rally dei corsi azionari. Le Borse solitamente performano bene nel periodo delle festività, e in particolare a cavallo tra la fine dell’anno e l’inizio di quello nuovo. Quest’anno, però, le cose non sembrano andare secondo statistica.
“Il 2022 è stato sicuramente finora per gli investitori passivi dei mercati azionari un anno privo di soddisfazioni, ma per i trader che sfruttano movimenti di breve probabilmente è stato un anno ideale”, commenta Michele De Michelis, cio di Frame Am spiegando che “se andiamo a vedere il comportamento dell’indice più famoso del mondo, l’indice Standard&Poors 500, notiamo che il ribasso cominciato a inizio anno ha visto ondate ribassiste prolungate intervallate da rimbalzi violenti e rapidi, ma sempre decrescenti e con minimi toccati ogni volta più bassi. L’ultimo movimento rialzista è partito dal minimo di 3491, toccato il 13 ottobre, che lo ha portato fino a un massimo di 4100 circa, con ben oltre 17 punti di guadagno. Nonostante ciò, l’indice americano rimane negativo da inizio anno di circa il 15%. Uno scenario peraltro simile a quanto accadde questa estate prima di Jackson Hole” .
E il rally di Natale?
La sensazione quindi è che il rally di fine anno sia già avvenuto, “e che abbia esaurito la forza proprio in concomitanza della media a 200 giorni che lo ha respinto al ribasso. Da un punto di vista meramente tecnico se tale media venisse violata con volumi e convinzione potrebbe esserci anche il famoso rally di Natale, ma sono abbastanza scettico, vista anche la resilienza del mercato del lavoro americano che non consente alla Fed di abbassare la guardia nella sua lotta all’ inflazione”. Dello stesso avviso anche La Financière de l’Echiquier secondo cui in assenza di nuovi catalizzatori, e a maggior ragione se dovessero riapparire segnali meno positivi, i mercati, che hanno festeggiato il Natale in anticipo, rischiano di passare le vacanze natalizie con i postumi della sbornia.
Nel 2023 aria di recessione
Guardando invece la situazione dal punto di vista dei fondamentali, la situazione non pare migliorare. “Se infatti la recessione arriverà nel 2023 come la curva dei tassi sembra annunciarci (il titolo a 2 anni rende oltre 80 punti base rispetto al decennale record dagli anni 80), gli utili aggregati delle aziende americane dovrebbero contrarsi, di conseguenza con un tasso a due anni intorno al 4,5% il fair value dello Standard&Poor’s si troverebbe più in basso rispetto ai valori attuali.
Sapevi che la relazione tra il titolo a 2 e 10 anni è una spia importante?
Il nostro portafoglio è pronto a questa evenienza? E come si manifesterà?
“Quanto più in basso dipenderà sia dal pivot della Fed (il livello massimo che raggiungeranno i tassi) sia da se e quanto sarà aggressiva la recessione” .
Come orientarci
Più che settori specifici da privilegiare “in questo momento opterei per una scelta basata più sulla qualità delle società (resilienza e visibilità del business ) e dal valore che gli assegna il mercato. Non è questo infatti a mio avviso il momento di pagare multipli alti neanche per aziende fantastiche. Siamo tornati a dover dare un valore corretto agli acquisti che si fanno evitando di fare voli pindarici su aspettative future”, spiega De Michelis. Concludendo, statisticamente i mesi migliori per investire in Borsa sono i primi dell’anno (il famoso detto buy in November, sell in May and go away ), ma nei bear market, e questo ne ha tutte le caratteristiche, la regola non vale.
Dimenticando il rally di Natale e in vista di un 2023 in recessione quali sono i titoli di qualità sui quali possiamo già posizionarci?
E con quale orizzonte temporale?
Quali posizioni (asset class) è meglio abbandonare per correre ai ripari?