Investimenti: la propensione al rischio dipende (anche) dal genere

Rita Annunziata
18.1.2022
Tempo di lettura: 5'
Nonostante abbiano entrate significativamente inferiori rispetto agli uomini, le donne risparmiano di più. E sono meno propense al rischio. Ecco perché nella nuova analisi di N26

La ricerca si basa sull’analisi dei dati di spesa e di risparmio anonimizzati di oltre 60mila clienti N26 in Germania, 40mila in Francia, 10mila in Spagna e 20mila in Italia. Oltre che di 1,7 milioni di consumatori a livello globale

Gli uomini risparmiano in media solo il 16% del proprio reddito mensile a fronte del 22% delle donne. E il gap risulta maggiormente evidente tra le clienti con una fascia di età compresa tra i 18 e i 19 anni

Sebbene gli uomini vantino in media un reddito mensile superiore del 30%, le donne risparmiano di più. Specie se si considera quelle con un'età compresa tra i 18 e i 34 anni. E, secondo una nuova analisi di N26 su oltre 20mila clienti della digital bank in Italia e 1,7 milioni di consumatori a livello globale, sono anche meno propense al rischio. E più inclini a raggiungere i propri obiettivi di accantonamento.
La ricerca si basa sull'analisi dei dati di spesa e di risparmio anonimizzati di oltre 60mila clienti in Germania, 40mila in Francia, 10mila in Spagna e 20mila in Italia relativi al 2021 (indicando con “dati di spesa” i trasferimenti di denaro in uscita dai conti bancari principali dei partecipanti all'indagine e con “dati di risparmio” le somme risparmiate negli Spaces e nei conti principali). Quello che emerso è che, lo scorso anno, gli italiani sono stati in grado di risparmiare in media 164,58 euro al mese (il 16% del proprio reddito mensile). Il che garantisce loro una posizione migliore rispetto alla Francia (6%) ma peggiore rispetto a Germania (18%) e Spagna (23%). Il focus regionale mostra inoltre che gli abitanti delle tre maggiori città italiane (Roma, Milano e Napoli) rivelano una minore capacità di accantonamento rispetto alla media nazionale, con percentuali che si aggirano rispettivamente intorno al 14, 13 e 11%.
In questo contesto, i dati globali (relativi a 1,7 milioni di consumatori) mostrano come gli uomini risparmiano in media solo il 16% del proprio reddito mensile a fronte del 22% delle donne. E il gap risulta maggiormente evidente tra le clienti con una fascia di età compresa tra i 18 e i 19 anni (che risparmiano in media 52,16 euro più degli uomini, pur vantando più o meno lo stesso reddito). Tra i 20 e i 24 anni, invece, si parla di un gap di risparmio rispetto agli uomini pari a 40,38 euro (con un reddito mensile inferiore di 155,20 euro) e tra i 30 e i 34 anni risulta pari a 75,96 euro (con un reddito mensile inferiore di 368,42 euro).

“Originariamente il cervello umano non è fatto per risparmiare e investire o per prendere decisioni finanziarie intelligenti”, racconta a N26 Mira Fauth-Bühler, neuroscienziata e docente di neuroeconomia e psicologia economica all'università di economia e management Fom di Stoccarda. “Ma per ragioni evolutive, ci siamo allenati a questo comportamento e il nostro cervello si è sviluppato di conseguenza”. Il risultato, spiega, è una regione relativamente recente posta dietro la nostra fronte chiamata “proencefalo” che agisce come il nostro “sistema di controllo” e ci consente di “raggiungere obiettivi a lungo termine e superare gli impulsi provenienti da un'altra parte del cervello, il sistema di ricompensa”. Una regione, quest'ultima, che ci spinge invece “a cercare di ottenere incentivi piacevoli a breve termine e scatena forti impulsi che guidano il nostro comportamento”.

Se inizialmente il “sistema di ricompensa” era volto al soddisfacimento di bisogni umani primari (come trovare il cibo o evitare il dolore), ricorda Fauth-Bühler, oggi “siamo così condizionati ad associare il denaro e le carte di credito a un risultato piacevole che sono diventati essi stessi premi desiderabili per noi, trasformando denaro e carte di credito in quello che gli psicologi chiamano un rinforzatore secondario”. La neuroscienza, inoltre, rivela che il genere potrebbe influenzare anche la facilità con cui gli individui raggiungono obiettivi di risparmio. Quello che mostrano gli studi è che gli esseri umani con un maggior numero di cromosomi X (il cromosoma femminile) sono meno propensi ad assumere rischi quando investono o spendono denaro. E le donne sono anche caratterizzate “dalla presenza di una regione di controllo più grande nel proprio cervello” che le renderebbe “migliori nel ritardare la gratificazione e resistere alla tentazione”, spiega Fauth-Bühler. Senza dimenticare, in conclusione, che ogni comportamento “è sempre il risultato della genetica così come delle influenze sociali ed esterne, il che significa che i ruoli di genere e il comportamento condizionato continuano ad evolversi e potenzialmente anche a dissolversi”.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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