Il conto del cambiamento climatico per l’Italia, come per il resto del mondo, è sempre più alto, non solo per l’ambiente, ma anche per le popolazioni e la società. Nonostante la gravità della situazione, la conferenza sul clima di Glasgow (COP26) ha dimostrato che i governi nazionali hanno difficoltà a mettere in atto un’azione coordinata e cooperativa per la riduzione delle emissioni inquinanti, in particolare dell’uso delle fonti fossili, che sono la principale causa. L’obiettivo di contenere l’innalzamento delle temperature sotto i 2 gradi centigradi entro il 2050 appare sempre più arduo da raggiungere.
L’Unione europea ha messo a punto un pacchetto di misure (Green deal) per la lotta al climate change, che prevede tra l’altro il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 e la riduzione del 55% delle emissioni nette di qui al 2030, ma la crisi energetica e le diverse posizioni dei membri pongono sfide enormi anche al Vecchio continente. Ed è chiaro che le leggi da sole non bastano ed è necessario l’impegno di tutti, comprese le imprese e gli investitori.
La transizione verde
Per questa ragione, uno dei temi chiave del 2022 sarà la transizione green intesa come trasformazione dei modelli di business, ma anche come impegno degli investitori a produrre cambiamenti positivi nelle aziende in cui investono, attraverso l’azionariato attivo. Quest’anno, le risoluzioni sulla questione ambientale hanno ottenuto il più alto livello di supporto nella cosiddetta proxy season statunitense (56% in media) e le società di gestione hanno avuto un ruolo determinate. Quello climatico è un rischio che sempre meno investitori vogliono correre, perché è finanziariamente rilevante, ossia può tradursi in perdite di valore del portafoglio. L’analisi degli indici ambientali di Morningstar, ad esempio, mostra generalmente un miglior profilo di rischio/rendimento rispetto ai corrispondenti tradizionali su diversi orizzonti temporali.
Rendimento in eccesso e minor volatilità degli indici Morningstar ambientali a confronto con i tradizionali
Il ruolo degli investitori retail
Un secondo tema è il ruolo degli investitori privati. Nel 2021, i flussi verso i fondi sostenibili sono aumentati. Solo nel terzo trimestre, circa la metà della raccolta del risparmio gestito europeo è stata catturata da questi strumenti. I prodotti classificati in base al regolamento europeo Sfdr rappresentano circa il 37% del patrimonio totale, che in termini assoluti significa 3,32 mila miliardi di euro. Secondo i ricercatori di Morningstar, la percentuale potrebbe salire al 50% entro la metà del 2022 perché le società di gestione continueranno a rivedere la loro gamma e lanciare nuove strategie Esg.