Inflazione in calo, Bce più morbida: come rivedere il portafoglio

L'inflazione dell'Eurozona è scesa più del previsto a novembre: secondo la stima preliminarediffusa mercoledì da Eurostat il tasso armonizzato è passato dal 10,6% al 10% su base annua, contro una stima degli economisti sondati da Reuters al 10,4%. Nel confronto mensile si è registrata una lieve contrazione dei prezzi dello 0,1%, dovuta soprattutto alla riduzione dei costi dell'energia (-1,9%) e degli alimenti non processati (-0,7%). Particolarmente rilevante è anche il calo nei prezzi dei servizi, che danno una maggior idea sul come i rincari energetici si stiano estendendo al resto dell'economia: questa componente ha ridotto i suoi costi dello 0,3% rispetto ad ottobre. La Bce avrà materiale su cui riflettere anche guardando al rallentamento netto osservato sull'inflazione di fondo, che esclude le componenti più volatili del paniere come l'energia e che indica come si stanno muovendo i prezzi che, una volta saliti, più difficilmente “tornano indietro”: tale indicatore è rimasto invariato rispetto a ottobre, quando invece si era osservato un aumento dello 0,7%. Se questi elementi dovessero rivelarsi sufficienti a incoraggiare un rialzo da 50 anziché da 75 punti base un posizionamento più aggressivo sull'azionario europeo potrebbe trarre beneficio da queste dinamiche, nella speranza che la recessione sia meno grave a causa dell'inizio tardivo della stagione fredda.
Scenario meno duro del previsto
Appena lo scorso 29 novembre la presidente Christine Lagarde era intervenuta con toni molto cauti all'Europarlamento, sostenendo come l'inflazione probabilmente non aveva ancora raggiunto il suo picco nell'Eurozona: "Non vediamo le componenti o la direzione che mi porterebbero a credere che abbiamo raggiunto il picco dell'inflazione e che questa scenderà in breve tempo". La lettura del dato di novembre, pur riflettendo un calo nei prezzi energetici che potrebbe non mantenersi nei prossimi mesi (con grossi interrogativi sull'inverno 2023-2024), ha offerto qualche segnale di ottimismo in più sul fatto che, perlomeno a livello di Eurozona, l'inflazione stia correndo un po' meno di prima (e, soprattutto, meno del previsto).
Il consiglio direttivo della Bce si riunirà il prossimo 15 dicembre per decidere l'entità del nuovo rialzo dei tassi, che potrebbe essere di 75 punti base, come nell'ultimo meeting, o rallentare il passo a 50. “L'euro è leggermente in rialzo rispetto al dollaro dopo che i dati sull'inflazione per il blocco valutario sono rallentati molto al di sotto delle aspettative del mercato. Sebbene il dato sia ancora straordinariamente alto, esso offre la speranza che l'inflazione possa aver raggiunto il suo picco e che la decelerazione possa essere più rapida del previsto, proprio come lo è stata la sua ascesa”, ha commentato l'analista senior di Oanda, Craig Erlam, “la moneta unica è stata incerta all'indomani del comunicato, mentre i mercati ora considerano la possibilità di un rialzo di 50 o 75 punti base a dicembre con pari probabilità, dopo aver favorito pesantemente la seconda ipotesi. Questo potrebbe essere positivo per l'euro”.
Anche Federico Vetrella, market strategist di IG Italia, ritiene che "i dati aggregati a livello europeo potrebbero mettere ulteriore pressione sul consiglio direttivo della Bc" in modo che questo possa deliberare un aumento da 50 punti base nella sua prossima riunione rispetto a quello da 75 punti atteso dal mercato: se questo avvenisse i mercati potrebbero esultare con grossi acquisti sull’azionario soprattutto europeo. In tal caso l’eurodollaro a fine anno potrebbe evidenziare un segmento ribassista verso target ipotizzabili a 1,01".
L'inflazione in Italia cresce ancora
Il dato armonizzato dell'Italia, che non corrisponde all'indice Nic diffuso dall'Istat, ha indicato un ulteriore aumento dei prezzi dello 0,6% mensile al 12,5% annuo a novembre: nella Penisola, dunque, l'inflazione corre di più rispetto alla media dell'Eurozona e, in particolare, nel confronto con tutte le maggiori economie dell'Area, Germania inclusa. L'indice azionario europeo, Euro Stoxx 600, sovraperforma il Ftse Mib nel pomeriggio del 30 novembre, con un rialzo dello 0,8% contro un più modesto +0,2% di Piazza Affari.
Nel dettaglio del dato italiano diffuso sempre mercoledì mattina dall'istituto di statistica nazionale, si è registrato un aumento dei prezzi dello 0,5% rispetto a ottobre, con uno scarto sul novembre 2021 del 11,8%. L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, è cresciuta da +5,3% a +5,7%; quella al netto dei soli beni energetici sale da +5,9% a +6,1%. Come spiegato nel dettaglio dall'Istat, l’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici regolamentati (+3,0%), degli Energetici non regolamentati (+2,2%), degli Alimentari lavorati (+1,5%) e dei Beni non durevoli (+0,6%); in calo invece, a causa per lo più di fattori stagionali, i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,4%) e dei Servizi relativi ai trasporti (-0,2%). “Se nei prossimi mesi continuasse la discesa in corso dei prezzi all’ingrosso del gas e di altre materie prime, il fuoco dell’inflazione, che ha caratterizzato sin qui l’anno in corso, potrebbe iniziare a ritirarsi”, ha commentato l'Istat.