La stretta monetaria perseguita da parte delle principali banche centrali ha frenato le attese di inflazione e al contempo acuito i timori di recessione
Come riporta il Financial Times, nelle ultime settimane i titoli di stato ha recuperato parte del terreno perso durante l’anno
L’indice Bloomberg, che traccia le performance dei titoli di Stato statunitensi a lungo termine, da inizio maggio ha reso il 4%
Mentre le azioni crollavano, anche le obbligazioni sono andate al ribasso, con buona pace dei manuali di economia un cui dogma portante è proprio che la correlazione tra queste due asset class è negativa. Nelle ultime settimane, tuttavia, le cose sono cambiate. I titoli di Stato hanno infatti recuperato parte delle pesanti perdite registrate da inizio anno, mentre l’attenzione degli investitori si spostava gradualmente dall’inflazione alle stelle ai segnali di rallentamento della crescita economica.
L’indice Bloomberg, che traccia i rendimenti dei titoli di Stato statunitensi a lungo termine, è in infatti in procinto di registrare il terzo rialzo settimanale consecutivo, con un guadagno di oltre il 4% dal 6 maggio. Sebbene la ripresa rimanga modesta rispetto all’entità dei precedenti ribassi – l’indice è inferiore di oltre il 18% da un anno all’altro – alcuni investitori credono che si è innanzi ha un cambio di rotta da parte del comparto obbligazionario, protagonista recentemente di uno de più persistenti sell-off degli ultimi decenni.
Finora i titoli di Stato hanno vissuto un anno doloroso, in quanto le principali banche centrali si sono affrettate a contenere l’aumento vertiginoso dei prezzi avviando un rapido inasprimento della politica monetaria. Ma il debito pubblico a lungo termine – un asset ultra-sicuro che tende a beneficiare dei timori sullo stato di salute dell’economia – si è stabilizzato nelle ultime settimane a fronte dell’accelerazione del sell-off di asset più rischiosi come le azioni.
“Raramente siamo stati così rialzisti sui titoli di Stato come ora”, ha dichiarato Mike Riddell, senior portfolio manager di Allianz Global Investors, intervistato dal Financial Times. “Se la crescita crolla, la pressione inflazionistica diminuisce e i rendimenti appaiono più interessanti di quanto non fossero da tempo”.
Nonostante l’inflazione negli Stati Uniti rimanga vicina al livello più alto degli ultimi decenni, le aspettative del mercato a lungo termine sono diminuite. Il tasso di break-even forward a cinque anni è sceso mercoledì al 2,2%, il livello più basso dal 1° marzo. Al contempo iniziano ad esserci segnali di un imminente rallentamento economico. Le ultime trimestrali sugli utili di aziende statunitensi, come i rivenditori Walmart e Target, o l’allarme sulla crescita lanciato questa settimana dal gruppo di social media Snap, hanno convinto parte del mercato che la recessione sia all’orizzonte.
In questo contesto, il rendimento dei titoli di Stato statunitensi a 10 anni – un parametro di riferimento per gli asset finanziari di tutto il mondo – è sceso al 2,71% dal massimo del 3,2% di due settimane fa, raggiungendo giovedì il livello più basso da metà aprile. L’inversione di tendenza ha trovato eco nei mercati europei. Nello stesso periodo il rendimento sul decennale tedesco è sceso da quasi l’1,2% allo 0,96%.