Secondo Ralph Axel di Bank of America, secondo il quale “il calo della liquidità e della resilienza del mercato dei Treasury rappresenta probabilmente una delle maggiori minacce alla stabilità finanziaria globale, potenzialmente peggiore della bolla immobiliare del 2004-2007”
A spingere verso l’alto i rendimenti
del titolo “rifugio” per eccellenza non sono solo i rialzi dei
tassi d’interesse, ma anche un’altra importante decisione della
Federal Reserve: quella di ridurre il suo bilancio da da quasi 9mila miliardi di dollari, in gran parte costituito da Buoni del Tesoro
Usa. Questa decisione, secondo alcuni analisti, potrebbe presto
sfuggire di mano e creare le condizioni di un nuovo, forte aumento
dei rendimenti dei Treasury – il che implicherebbe una perdita di
valore del titolo per gli attuali sottoscrittori.
Atteso da mesi e recentemente messo in
pratica dalla Fed, il cosiddetto Quantitative tightening (Qt) è
l’esatto opposto del Quantitative easing (Qe). Attraverso il Qt si
riduce la moneta circolante tramite il mancato reinvestimento dei
titoli in scadenza fra quelli che la Fed aveva acquistato e messo a
bilancio. Quando questo avviene, il denaro viene restituito dal
debitore (banche, famiglie, imprese) al creditore (la Fed) e in seguito non viene più
rimesso in circolo. La Fed, dunque, smette di essere un compratore di titoli di Stato americani, lasciando che siano gli investitori privati a colmare gradualmente questo “vuoto”.
Se, però, il mercato comprerà meno Treasury del previsto i
rendimenti saliranno e, affermano alcuni analisti, questo potrebbe diventare un problema.
I dati sul Quantitative tightening
Dai massimi dello scorso aprile, a
quota 8.965 miliardi di dollari, gli asset totali della banca
centrale americana si sono già ridotti a 8.822 miliardi (dato
aggiornato al 6 settembre). Il Qt della Fed è iniziato già a
giugno, anche se il mancato reinvestimento dei titoli in scadenza era
stato limitato a 30 miliardi. A partire dal 15 settembre, però, il
ritmo raddoppierà fino a 60 miliardi di Treasuries e 35 miliardi
dollari in obbligazioni mortgage-backed in scadenza, che saranno
lasciate “maturare” senza il reinvestimento delle somme ricevute
in nuovi titoli.
Nel suo complesso il mercato dei
Treasury vale 25mila miliardi di dollari. La speranza della Fed è
che il mancato reinvestimento dei titoli in scadenza, unito alla
riduzione della necessità di finanziamento del governo federale non
eserciti una pressione eccessiva sui rendimenti dei Buoni del Tesoro
Usa. Non è di questo avviso Ralph Axel di Bank of America, secondo
il quale “il calo della liquidità e della resilienza del mercato
dei Treasury rappresenta probabilmente una delle maggiori minacce
alla stabilità finanziaria globale, potenzialmente peggiore della
bolla immobiliare del 2004-2007”.
Secondo Axel, “l’interruzione del
funzionamento del mercato del Tesoro potrebbe essere peggiore” in
quanto, “è il mercato finanziario più importante al mondo: i
tassi dei Treasury sono un punto di riferimento fondamentale per la
valutazione di quasi tutte le altre attività finanziarie”. Di conseguenza, eventuali problemi di liquidità nel mercato dei Buoni del Tesoro Usa, non solo rendebbero questo “porto” decisamente meno “sicuro” di un tempo, ma avrebbero effetti di più ampia portata economica.