Bank of America ha pubblicato il report mensile Global fund manager survey, nel quale ogni mese valuta quale sia il sentimento di mercato
Per più del 50% degli intervistati il mercato, nei prossimi, sarà ancora rialzista, spinto da utili in crescita e leggero ritorno dell’inflazione
Le scommesse da mettere in portafoglio hanno il nome di: mercati emergenti, banche, energetico e società a bassa capitalizzazione
La confidenza dei gestori ai massimi storici
Era da tre anni, gennaio 2018, che più del 50% dei gestori intervistati non esprimeva un sentiment positivo circa l’andamento futuro del mercato. Al centro di questa predizione si celano sicurezze maggiori legate a uno senario macroeconomico positivo. Per l’87% dei gestori – un livello così alto di confidenza non si vedeva dal febbraio del 2002 – gli utili per azioni spinti dalla ripresa, saranno in salita. Solo il 9% infatti crede che si prospetti una recessione economica. Sulla scia della ripresa e ancor di più alla luce di tutta la liquidità immessa nel sistema, ancora più gestori (ben il 92%, percentuale che non si vedeva dal 2004) sono convinti che i prezzi aumenteranno nei prossimi dodici mesi, seppur non eccessivamente. Infine anche la previsione di vedere una curva dei tassi più ripida è accolta dalla quasi totalità (83%): più che all’indomani del fallimento di Lehman Brothers, del Taper Tantrum e delle elezioni del 2016.
Il portafoglio 2021: emergenti, value e small cap
Alla luce di questo ottimismo diffuso, al momento le operazioni dei gestori si concentrano sull’acquistare Bitcoin (36%) e azioni tech (31%, per la prima volta dall’ottobre 2019 non al primo posto) e al contempo vendere dollari (23%). Tuttavia a livello di allocazione strategica i settori sui cui i gestori si stanno sbilanciando sono l’energetico e il finanziario, all’insegna del value e della rotazione di portafoglio. A livello geografico invece i due terzi dei gestori sono convinti che l’emergente sarà l’asset più performante del 2021, mentre si registra un aumento del pessimismo nei confronti degli Stati Uniti. Tra small cap e large cap infine è in aumento la percentuale (42%) di chi crede che sia meglio investire nelle prime