Come funzionano le strategie smart beta
Ma prima di vedere i numeri, spieghiamo brevemente di cosa stiamo parlando. Il beta misura il comportamento di un titolo rispetto al mercato: se è compreso tra 0 e 1 indica che il titolo è difensivo ovvero in grado di attenuare le oscillazioni del mercato; se invece supera l’unità, è aggressivo e amplifica i movimenti del mercato. Lo smart beta introduce un fattore intelligente – diverso dalla pura capitalizzazione – che funziona da elemento di ponderazione degli indici replicati passivamente dagli Etf tradizionali. La ponderazione può essere in termini di pesi dei titoli nell’indice (equal weight) o di rischio (risk oriented, che prediligono titoli a beta basso o società con fondamentali più solidi). Focalizzando l’attenzione su due categorie precise ovvero risk oriented e momentum, se ne trae che queste due categorie non sono state capaci, nel primo trimestre, di resistere alle turbolenze dei mercati.
Gli Etf top performer
Per le migliori risk oriented, le perdite sono state più contenute e, anzi, le prime tre in classifica mostrano un andamento positivo (vedi tabella). Cali più pesanti, invece, per le strategie di momentum. Nei dodici mesi, tuttavia, i rendimenti sono tutti ampiamente positivi. In particolare, spiccano per la categoria low volatility, l’Spdr S&P500 Low Volatility di State Street (che ha reso il 23,62%), l’iShare Edge Msci World, l’Xtrackers Msci World Minimum e L’Ossiam Us Minimum Var di Natixis, tutti sopra il 15% di rendimento. Nella categoria momentum, infine, due fondi in particolare hanno registrato un rendimento a doppia cifra nei 12 mesi: ovvero Xtrackers Msci World Momentum Etf (13,5%) e iShares Edge Msci Wld Mom. (13,45%).