Fmi verso taglio alle stime, ma "il mercato non ha ancora visto il fondo"

Il Fondo monetario internazionale si appresta ad aggiornare le sue stime, martedì 11 ottobre, la direttrice generale Kristalina Georgieva ha già fatto sapere che non porterà buone notizie.
Nel 2022 o 2023 un numero di Paesi rappresentativi di un terzo del Pil globale sperimenterà una recessione tecnica, ossia almeno due trimestri consecutivi di produzione in calo. Le previsioni attuali del Fmi indicano una crescita globale al 2,9% l'anno prossimo. "Molteplici choc, tra gli altri una guerra senza senso, hanno cambiato completamente la fotografia" dell'economia mondiale, ha detto Georgieva, intervenuta alla Georgetown university.
In particolare l'Europa subirà il contraccolpo del taglio alle forniture di gas provenienti dalla Russia, mentre la Cina continuerà ad essere frenata dalle società immobiliari in crisi e gli Stati Uniti perderanno slancio economico.
Grandi segnali di rallentamento Usa ancora non sono arrivati dal mercato del lavoro, che a settembre ha visto un aumento degli occupati netto di 263mila unità - in rallentamento dai 315mila di agosto - ma comunque abbastanza per portare il tasso di disoccupazione dal 3,7 al 3,5%. E' un livello storicamente basso che incoraggerà la Federal Reserve a mantenere intatta la sua retorica "falco", l'elemento che per ora si è rivelato più influente, in negativo, sui mercati azionari e obbligazionari.
Mercati ancora a caccia del fondo
Il peggioramento delle condizioni economiche è già stato prezzato sui mercati? "Nonostante un calo dell'S&P 500 superiore al 23% da inizio anno al 7 ottobre, il fondatore di DLD Capital Scf, Edoardo Fusco Femiano, è convinto che la discesa di bond e azioni debba ancora toccare il fondo e che l'eventuale recessione non è stata prezzata per "nulla o quasi nulla". Ma è così perché ad aver determinato i ribassi osservati finora sarebbe stata, piuttosto, l'aspettativa di nuovi rialzi dei tassi delle banche centrali.
Paradossalmente, l'economia va ancora troppo bene per incoraggiare le banche centrali a smettere con la stretta monetaria. Di conseguenza, va ancora troppo bene anche perché le Borse possano invertire la tendenza discendente, ha affermato il consulente finanziario ed analista in un'intervista telefonica a questo giornale.
"Le stime economiche sono una prima segnalazione che il ciclo economico sta flettendo, ma questo mercato continua scendere soprattutto per effetto del rialzo dei tassi", per questo una possibile inversione della tendenza potrebbe vedersi come conseguenza "di dati macroeconomici molto negativi, poiché questi avrebbero l'effetto di frenare le aspettative inflazionistiche e potenzialmente far virare le banche centrali su posizioni più accomodanti".
Come sempre il mercato si muove in anticipo e, ad oggi, la mossa che viene anticipata - quella più importante - è che i rialzi dei tassi proseguiranno sia negli Usa sia in Europa. Su questo punto le ultime conferenze stampa dei presidenti di Fed e Bce hanno lanciato segnali chiari.
Bond, il primo mercato da monitorare
Il primo mercato che dovrebbe invertire la tendenza, in seguito a un deterioramento economico effettivo (non solo previsto, dunque) sarà quello obbligazionario, ha affermato Fusco Femiano. Un mercato che, finora, con l'attesa di tassi in continua crescita perde valore senza sosta (l'aumento dei rendimenti fa scendere il valore delle obbligazioni in circolazione). Anche le valutazioni dell'azionario, espresse nel classico rapporto fra prezzo del titolo e utili, non sarebbero scese a sufficienza per giustificare un acquisto a buon mercato (intorno a un ratio di 14), secondo Fusco Femiano.
Cominciare oggi a posizionarsi con una visione rialzista è prematuro? "Sì, assolutamente: fintantoché arriveranno in ingresso dati macroeconomici buoni, non vedremo virate sulle politiche monetarie" e quindi inversioni di tendenza, nell'ordine, su bond e sulle azioni.
Le tempistiche per osservare i primi dati sull'inversione di tendenza, nei cosiddetti segnali leading come gli indici Pmi, sono ancora incerte anche se, per gli Stati Uniti, Fusco Femiano ritiene che entro fine anno qualche cosa potrebbe muoversi e spingere un primo cambio nella retorica "falco" della Fed.