Gli appuntamenti sono ormai da tempo sull’agenda degli investitori e, nel concreto, le decisioni che la Fed e la Bce assumeranno rispettivamente martedì e giovedì appaiono già delineate. Per la banca presieduta da Jerome Powell, che ha potuto osservare dati macroeconomici molto favorevoli sul raffreddamento dell’inflazione americana e sulla tenuta di crescita e occupazione, si apre la strada per un rialzo più contenuto, da 25 punti base.
La Banca centrale europea, invece, appare in una situazione più arretrata nel ciclo di inasprimenti e, secondo le attese degli analisti, opterà per una mossa da 50 punti base. Si tratta di decisioni già incorporate nei prezzi e nelle aspettative; più interessanti, invece, saranno le dichiarazioni che verranno rese in conferenza stampa da Powell e dalla sua omologa Christine Lagarde.
La domanda, infatti, è per quanto tempo la politica monetaria dovrà mantenere una postura restrittiva. Quando si aprirà, eventualmente, la porta a un possibile aggiustamento dei tassi in seguito al rientro dell’inflazione. Per l’Ue affrontare serenamente il discorso è particolarmente difficile, considerando che la riapertura dell’economia cinese potrebbe concorrere a un aumento della domanda di prodotti energetici cruciali come il gas naturale liquefatto. Per l’Europa l’approvvigionamento di energia a buon mercato resta la grande sfida del 2023, dopo l’interruzione di gran parte delle forniture provenienti dalla Russia.
“Questa settimana sarà decisiva sui mercati finanziari, tra le decisioni di politica monetaria delle banche centrali negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nell’Area euro. Con i mercati che scommettono su un percorso meno al rialzo dei vari istituti, sarà cruciale appurare i toni che, soprattutto Powell e la Lagarde, utilizzeranno per frenare o meno un effetto ricchezza che divampa tra gli investitori”, ha dichiarato a We Wealth il market analyst di eToro, Gabriel Debach. “Negli Stati Uniti, la decisione di politica monetaria della Fed, attesa per mercoledì, sconta un rialzo di 25 punti base al 98,9%, tuttavia sarà la successiva conferenza stampa a generare volatilità sui mercati – ha proseguito – oltre alla Fed, il rapporto sui NonFarm Payrolls statunitensi di venerdì sarà determinante per correggere o meno l’evoluzione che i mercati potrebbero anticipare nella tarda seduta di mercoledì. A gennaio l’economia potrebbe aver aggiunto 185.000 posizioni, mentre la disoccupazione dovrebbe salire al 3,6%. La retribuzione oraria media è vista in crescita allo stesso ritmo del periodo precedente, con un risultato atteso dello 0,3% su base mensile”.
Powell “potrebbe segnalare una discussione in fase avanzata sul momento in cui arrestare il rialzo tassi, prima di una lunga pausa. Il 5/5,25% potrebbe essere un approdo soddisfacente in termini di Fed Funds, che di fatto pareggerebbe l’attuale livello dell’inflazione core oltre che della dinamica salariale, collocandosi in territorio leggermente restrittivo”, ha commentato a We Wealth il chief global strategist di Intermonte, Antonio Cesarano. “La Lagarde è invece chiamata a fare la sintesi tra falchi e colombe all’interno del board. L’inflazione spagnola, che fino ad oggi era risultata tra le più moderate ed in trend di rientro all’interno dell’area, a gennaio ha invece dato indicazioni opposte soprattutto nella parte core, il che rappresenta un argomento a favore dei falchi”, ha aggiunto Cesarano.
Il confronto con la Bce
“Verosimilmente la Bce alzerà questa settimana il tasso sui depositi (divenuto il riferimento di fatto per l’istituto) di 50 pb per portarlo così al 2,5%, mantenendo aperta la possibilità di un analogo rialzo a marzo, per poi decelerare a maggio”, ha affermato Cesarano, “l’obiettivo, come per la Fed, è di portare tale tasso in territorio leggermente restrittivo ossia poco al di sopra del 3%. Se si tratterà del 3,25% o del 3,50% dipenderà dall’evoluzione dell’inflazione a sua volta molto dipendente dalla dinamica delle commodity e della componente servizi”.
“Le nostre previsioni in merito ai prossimi meeting delle banche centrali sono fissate per una Bce più hawkish rispetto alla Federal Reserve”, ha dichiarato a We Wealth Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, “la comunicazione della Fed sarà concentrata sul fatto che le pressioni inflazionistiche sono ancora elevate ma esiste un ritardo di effetto delle politiche monetarie sull’economia reale. Crediamo che la Federal Reserve possa alzare i tassi di 25 punti base anche nelle riunioni di marzo e maggio”.
Anche per Debach, in Europa, “sono attesi nuovi, maggiori, rialzi rispetto alla Fed nella prossima riunione di marzo”.
Legittimo chiedersi, quindi, che evoluzione si osserverà sul cambio euro dollaro, che da inizio anno ha visto rafforzarsi la moneta unica dell’1,54% e di quasi il 10% negli ultimi tre mesi. “Osservando l’andamento del cambio euro/dollaro, molto dipenderà dai toni che sia il numero uno della Fed, Jerome Powell, che della Bce, Christine Lagarde, andranno ad utilizzare durante la conferenza stampa”, più che dal fatto, ormai scontato, che la Bce inasprirà i tassi in misura più severa.
Diodovich ha dichiarato di aspettarsi dall’Eurotower dichiarazioni “molto focalizzate a far comprendere l’intenzione di restringere le condizioni finanziarie all’interno dell’Eurozona”. La previsione di IG Italia è che la Bce “possa nuovamente aumentare i tassi di riferimento di 50 punti base portando il tasso sui depositi al 2,50% e il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale al 3%”.
Con queste premesse, l’aspettativa di IG Italia è che il cambio euro/dollaro possa apprezzarsi ulteriormente con obiettivi ipotizzabili anche al di sopra di 1,10.
Secondo Debach un’inflazione non ancora domata in Europa potrebbe spingere la Bce a toni più falco che potrebbe spingere un ulteriore apprezzamento dell’euro sul dollaro, “tuttavia, bisogna anche considerare la decisa risalita che l’euro ha annotato negli ultimi mesi. Basti pensare come ci siano voluti circa 113 giorni, o 86 sedute, per passare dal minimo del cambio ai valori attuali”.
“Nel brevissimo, toni da falco della Lagarde potrebbero far avvicinare l’euro dollaro all’area 1,10 prima di una temporanea fase di apprezzamento del dollaro tra primo e secondo trimestre, in vista sia della ripartenza degli acquisti europei di gas liquido (in buona parte pagati in dollari) sia dell’atteso inasprimento dello scontro Ucraina/Russia dopo l’inverno, che potrebbe riproporre il dollaro in chiave di valuta rifugio”, ha dichiarato lo strategist di Intermonte, “in ottica 2023, l’attesa che la Fed possa per prima segnalare l’intenzione di rallentare la fase restrittiva e potenzialmente invertirla tra fine anno ed inizio 2024, depone a favore di un trend primario di deprezzamento del dollaro che potrebbe spingersi per fine anno tra 1,10/1,13”.
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La nuova fase delle banche centrali, che si avvicinano a interrompere i rialzi dei tassi, favorirà nuovamente i titoli tecnologici?
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