Per l’Italia il 2021, dal punto di vista delle esportazioni, si appresta ad essere l’anno della ripresa
I processi di trasformazione digitale e green dell’industria rappresentano un’opportunità per il Made in Italy che, da sempre, si contraddistingue per la capacità di saper mantenere intatto il suo valore nei pur mutevoli contesti economici, sfruttando la combinazione tra tradizione e creatività
In particolare, è l’eccellenza del Made in Italy che farà da volano per la ripartenza, – così come è accaduto nel corso della crisi del 2008.
Come risulta dal rapporto Ice, nella prima fase dell’anno in corso, si è registrata una crescita delle esportazioni in particolare dei prodotti alimentari; tessili; farmaceutici; elettrici; chimici.
Dalla lettura del report in esame, emergono poi dei dati particolarmente interessanti. In primo luogo, si apprende che è la Cina il primo paese extra-Ue nei cui confronti si è intensificato – o quanto meno, non si è ridotto nel periodo pandemico – il flusso di scambi e di esportazioni. L’export italiano verso Pechino ha, infatti, registrato agli inizi del 2021 la maggiore crescita, raggiungendo il 55,3% rispetto allo stesso periodo del 2020.
Con rifermento ai settori più trainanti, emerge che i prodotti che hanno resistito di più alle contrazioni emergenziali sono il farmaceutico, quello chimico e botanici, il settore alimentare, dell’agricoltura e della pesca.
E invero, se dal punto di vista complessivo, l’Italia ha mantenuto alto il livello di esportazioni, prendendo in esame i diversi territori dello Stivale emerge che non tutte le regioni italiane hanno reagito alla crisi pandemica allo stesso modo.
A tal proposito, le 5 regioni italiane che hanno sofferto di meno la crisi emergenziale sono la Liguria, la Toscana, l’Abruzzo, la Basilicata e il Molise; al contrario, le zone che più di altre hanno patito l’imperversare della pandemia sono la Valle d’Aosta, la Calabria, la Sardegna, la Sicilia e l’Umbria.
Contrariamente a quanto si può pensare, sono le piccole e medie imprese italiane a fare la differenza.
In effetti, dai dati presenti nel report Ice si può osservare che le micro imprese – dunque le imprese con massimo 9 addetti – generano circa il 33% dell’export italiano di beni e servizi. Le piccole imprese (fino a 49 addetti), competono per il 42%; mentre le medie e le grandi imprese (fino a 250 addetti) per la restante parte.