Le Maire: “In queste circostanze molto critiche di alta inflazione dobbiamo adottare un approccio graduale. La priorità assoluta è proteggere i nostri cittadini e le nostre famiglie”
A pesare maggiormente sul surriscaldamento dei prezzi è la componente energia, che mette a segno il tasso annuo più elevato (39,1%)
Si conferma in accelerazione l’inflazione dell’area euro. Nel mese di maggio, secondo gli ultimi dati diffusi da Eurostat, tocca l’8,1% su base annua dal 7,4% registrato ad aprile. Un dato che trova conferma nella stima flash rilasciata due settimane fa. E che vede l’Italia, nelle previsioni dell’Istituto nazionale di statistica, raggiungere livelli mai sfiorati dal 1990.
“Per le prossime settimane, per i prossimi mesi e fino alla fine del 2023, l’inflazione sarà la sfida principale per tutti noi”, ha dichiarato il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, giungendo all’Ecofin. “In queste circostanze molto critiche di alta inflazione dobbiamo adottare un approccio graduale”, ha aggiunto, sottolineando come la priorità assoluta sia “proteggere i nostri cittadini e le nostre famiglie, soprattutto quelle con i redditi più bassi” mentre a lungo termine bisognerà “ridurre il debito pubblico e tornare a finanze pubbliche sane”.
Stando all’Ufficio statistico dell’Unione europea, in particolare, a pesare maggiormente sul surriscaldamento dei prezzi è la componente energia che mette a segno il tasso annuo più elevato nel mese di maggio (39,1% a fronte del 37,5% di aprile). Seguono cibo, alcol e tabacco (7,5% contro il 6,3% del mese precedente), i beni industriali non energetici (4,2% contro il 3,8%) e i servizi (3,5% contro il 3,3%).
Guardando all’Italia, secondo quanto rilevato dall’Istat, nello stesso periodo l’indice nazionale dei prezzi al consumo segna un incremento dello 0,8% su base mensile e del 6,8% su base annua. Una fiammata legata anche in questo caso principalmente ai beni energetici, che incassano una crescita dal +39,5% di aprile al +42,6% di maggio a causa degli energetici non regolamentati (che passano dal +29,8% al +32,9%, mentre la crescita degli energetici regolamentati resta stabile al +64,3%). Ad aumentare sono anche i prezzi dei beni alimentari (dal +6,1% di aprile al +7,1%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +2,4% a +4,4%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +5,1% a +6%).
“A maggio, dopo il rallentamento di aprile, l’inflazione torna ad accelerare salendo a un livello che non si registrava da novembre 1990”, commenta l’Istat in una nota. “Gli elevati aumenti dei prezzi dei beni energetici continuano a essere il traino dell’inflazione (con quelli dei non regolamentati in accelerazione) e le loro conseguenze si propagano sempre più agli altri comparti merceologici, i cui accresciuti costi di produzione si riverberano sulla fase finale della commercializzazione. Accelerano infatti i prezzi al consumo di quasi tutte le altre tipologie di prodotto, con gli alimentari lavorati che fanno salire di un punto la crescita dei prezzi del cosiddetto carrello della spesa che si porta a +6,7%, come non accadeva dal marzo 1986 (quando fu +7,2%)”.