Esg e rating: il wealth management sostenibile. Parla S&P

Teresa Scarale
Teresa Scarale
11.6.2019
Tempo di lettura: 5'
Molti gli spunti interessanti per il wealth management durante la "2019 Italy Sustainable Finance Conference" di S&P Global Ratings sull'impatto degli Esg sul rating societario. A partire dalla governance, motore primo della creazione del valore 

Il team S&P Global Ratings che valuta il rischio Esg societario è diverso da quello che valuta il rischio creditizio. Ma i criteri Esg stanno iniziando a impattare anche il profilo di credito, a partire dal pilastro della governance

La nuova frontiera della valutazione societaria per un'agenzia di levatura globale è l'analisi quali-quantitativa dell'integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance. Laddove qualità vuol dire capacità di vincere le sfide future

L'analisi di sostenibilità di un'azienda è valore aggiunto ad elevato potenziale per tutti gli investitori. Un salto notevole da quando era solo un "semaforo" per il rischio

L'intreccio fra megatrend e obiettivi di sviluppo sostenibile

"I dati raccontano solo una parte della storia". Un'affermazione per lo meno soprendente se a farla è Corinne Bendersky, associate director, sustainable finance, di S&P Global Ratings, che degli asettici numeri fa il suo temuto carburante. Quello dell'analisi (anche) qualitativa dei dati è stato infatti il fulcro della "2019 Italy Sustainable Finance Conference" di S&P Global Ratings tenutasi l'11 giugno a Milano. Del resto, il team S&P Global Ratings che valuta il rischio Esg societario è diverso da quello che valuta il rischio creditizio. Ma i criteri Esg stanno iniziando ad impattare anche il profilo di credito, a partire dal pilastro della governance.

Scalare i rating con gli Esg


Ciò che è emerso dalla conferenza è un approccio di nuova generazione all'integrazione dei crieri ambientali, sociali e di governance nella valutazione dei fondamentali societari. Un'analisi che vada oltre i dati, dopo averli compresi a fondo. Un'indagine che sappia valutare il grado di "preparazione" (sia la Bendersky che Michael Wilkins, managing director, sustainable finance, S&P Global Ratings, insistono molto sul concetto di preparedness) di un'impresa alla disruption incipiente.

Ed è proprio alle "valutazioni qualitative" che fa riferimento Corrado Gaudenzi, head of Long term sustainable strategies, Eurizon Capital sgr, quando parla di integrazione dei criteri Esg rispondendo alla domanda "Come ci si muove come investitori?" di Luca Testoni, direttore di ETicaNews. Il lavoro di un asset manager "sta cambiando moltissimo". Sfruttare al meglio le informazioni sulle azioni, a vantaggio dei risparmiatori. Eurizon è stata per questo motivo fra le prime realtà in Italia a dotarsi al proprio interno di un responsabile specifico per la governance. Questo è uno degli aspetti chiave su cui "Eurizon sta puntando e investendo, che sta cercando di integrare in maniera sempre più profonda con tutte le competenze che ci sono anche all'interno del mondo degli investimenti, grazie ai team che si occupano di governance ed engagement".

"Eurizon", continua Gaudenzi, "Si chiede come poter sfruttare al meglio le informazioni di cui dispone per poter offrire prodotti sempre migliori ai suoi investitori". Si tratta di informazioni ad alto potenziale, le quali possono rivelare qual è "il valore sostenibile di medio periodo delle aziende, ossia fornirci un'ancora più solida rispetto a cui confrontare il prezzo di mercato. E quindi, la possibilità di offrire strategie che investono in aziende che hanno un ottimo rapporto fra prezzo e il valore sostenibile". L'analisi di sostenibilità diventa quindi un valore aggiunto per gli investitori, il core business di ogni asset e wealth manager.

L'importanza dell'analisi qualitativa nel momento attuale


"Lo stato dell'arte dell'analisi di sostenibilità ci consente di utilizzare oggi un'analisi qualitativa", continua Corrado Gaudenzi. Ossia permette di dire "quali aziende sono più esposte al rischio di un aumento dei costi, come ad esempio "l'intervento penalizzante del regolatore o i trend di crescita". Ma, laddove c'è un costo, c'è anche un'opportunità. Quindi, l'analisi di sostenibilità ovvero di integrazione Esg diventa anche un faro per le nuove opportunità che si pongono alle aziende.

Il tema della sostenibilità era nato all'inizio solo come semaforo per i rischi di un'impresa: inquinamento, multe, perdite di profitto. Ormai però sta emergendo con sempre maggior forza l'aspetto delle nuove opportunità di guadagno per gli investitori. "C'è differenza fra cos'è sostenibile per un bond holder o per un equity investor", si sta facendo quindi strada la neessità di "mappe di materialità settoriali": le "griglie" standard della sostenibilità "non sono un descrittore sufficiente della complessità delle imprese. Gli strumenti che abbiamo oggi devono essere flessibili per accomodare le richieste e le ambizioni" degli investitori.

Il tema del rating societario alla luce dei criteri Esg si mescola inevitabilmente con i megatrend, quei cambiamenti strutturali ed epocali dell'economia globale (non solo il tech in tutte le sue declinazioni di fintech, biotech, ecc... Ma anche la transizione demografica e quella energetica, ad esempio). E la sostenibilità può essere un driver per individuare quelle aziende che si muovono nell'intreccio megatrend e obiettivi di sviluppo e sostenibilità globale.

Quello della sostenibilità finanziaria non è certo un concetto nuovo, "ma ha guadagnato momentum nel 2006, quando si è cominciato a considerarlo in modo esplicito un fattore rilevante, ma anche un modo per migliorare la performance finanziaria". Se a dirlo è Michael Wilkins, managing director, sustainable finance, di S&P, c'è da crederci.
Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

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