Il nuovo anno per i mercati azionari è carico di speranze ed incognite. Europa e value potrebbero essere le parole d’ordine dei prossimi mesi
Dal lancio dei vaccini l’S&P 500 ha guadagnato più del 30%, il che, al netto di sorprese di capodanno, fa del 2021 uno dei migliori anni per Wall Street
Energetico, finanziario e sanitario: la migliore strategia di fronte ai tre shock che aspettano i mercati nel nuovo anno è inserire in portafoglio aziende petrolifere, banche e biotecnologie
A un anno dal lancio dei vaccini i mercati azionari si trovano a un livello di prezzo molto più alto rispetto a quello di allora, con i principali indici equity che hanno macinato record su record negli ultimi dodici mesi. L’S&P 500, per esempio, ha guadagnato all’incirca il 32% da novembre 2020 a novembre 2021: una cifra enorme, soprattutto se si considera che la performance media annua storica delle azioni globali nel corso degli ultimi 120 anni è stata del 5,3%. Ora, con il 2022 alle porte e Pfizer & co che potrebbero dare il colpo di grazia al Covid con la distribuzione dei nuovi farmaci, gli investitori sperano in un nuovo anno che possa essere – se non altrettanto – comunque generoso. E in parte la speranza potrebbe essere ben riposta.
Secondo Alessandro Allegri, ad di Ambrosetti, lo scenario di mercato appare infatti ancora ragionevolmente costruttivo per le attività rischiose. “Il quadro ciclico indica una pressione costante a favore della crescita con la messa in campo, da parte delle autorità monetarie e politiche, di forze e strumenti straordinari per combattere la crisi Covid che sembrano avere una portata tale da permettere al ciclo economico di uscire dalla fase di stagnazione pluriennale che ci ha accompagnati nell’ultimo decennio almeno” commenta Allegri. Le incertezze però non mancano: il grande spauracchio del 2022 porta il nome di inflazione. “Con le banche centrali che hanno indicato come il picco di accomodamento della politica espansiva sia stato raggiunto, l’inflazione sarà ancora l’argomento principe nei mesi a venire.
Se, infatti, l’impennata dei prezzi dell’energia e le varie strozzature nell’offerta peseranno ancora ma solo temporaneamente, uno dei maggiori rischi per le azioni è legato all’aumento dei rendimenti obbligazionari e cioè al fatto che le cedole diventino competitive rispetto ai dividendi soprattutto se i prezzi delle singole azioni distanzieranno di molto gli utili sottostanti e creeranno le condizioni ottimali per prese di beneficio non solo di carattere tattico. Tuttavia, sulla scia di una forte crescita degli utili il rapporto price/earnings globale per ora è in controllo con livelli ben al di sotto dei massimi visti ad inizio 2021 e il premio per il rischio azionario fornisce ancora un certo margine contro un ulteriore aumento dei tassi”, continua Allegri.
Alla luce di questo outlook di mercato, secondo Enrico Vaccari, responsabile della clientela istituzionale di Consultinvest, ci sono certi settori azionari che potrebbe rendere particolarmente bene l’anno prossimo e difendere al meglio i portafogli dalle incognite del nuovo anno. Secondo l’analista in particolare ai tre shock che gli investitori affronteranno nei prossimi mesi corrispondono tre risposte diverse in termini di asset allocation. Il primo shock è quello energetico. “A causa dell’interruzione delle catene produttive in tutto il mondo, molte aziende sono fallite e molte non hanno ancora riaperto. La scollatura tra domanda e offerta ha portato ad un aumento notevoli dei prezzi, soprattutto quelli energetici” spiega Vaccari che aggiunge: “Per proteggere i portafogli da questo shock è necessario investire in settori che siano collegati all’energia.
Le aziende petrolifere sono le più appetibili: hanno un rapporto prezzo/utile estremamente conveniente ma soprattutto hanno un tasso di dividendi che è il più interessante tra tutti i settori. Le opportunità sono sia negli Stati Uniti che in Europa”. Il secondo grande shock che si prospetta all’orizzonte è quello finanziario. Le autorità monetarie hanno infatti poche armi a disposizione contro l’inflazione, se non quella di alzare i tassi. E, secondo Vaccari – Bank of England in testa – le quattro banche centrali più importanti al mondo stanno iniziando a valutare seriamente il rialzo dei tassi, tant’è che il rialzo potrebbe arrivare molto prima di quanto il mercato si aspetti. “Un investitore si può difendere da questo shock finanziario comprando i titoli che sono esposti all’aumento dei tassi: i titoli finanziari. Finalmente dopo dieci anni di luci e ombre e valutazioni compresse queste società torneranno ad essere tra i titoli trainanti nel prossimo futuro. In questo caso le opportunità migliori sono in Europa, per via dei fondamentali molto più bassi rispetto agli Stati Uniti, dove tra l’altro le società finanziarie hanno già beneficiato di un ciclo di rialzo dei tassi. Le banche europee inoltre hanno un ampio margine di apprezzamento anche per il discorso legato all’m&a: ci si è accorti che in Europa c’è bisogno di soggetti molto più grandi per competere con i colossi americani” continua Vaccari.
Il terzo shock alle porte è infine quello sanitario. Non si tratta di quarte e quinte ondate, quanto piuttosto del ritorno alla normalità. “Con il covid che oramai tra vaccinazioni e nuove pillole sembra essere sotto controllo, già a partire dal prossimo anno ritornerà con vigore il tema di tutte le patologie che negli ultimi due anni, per via della pandemia, sono state trascurate. Dai tumori alle malattie cardio vascolari, il futuro della medicina è negli Stati Uniti e porta il nome di biotecnologie. Comprare i titoli appartenenti a questa nicchia di mercato sarà un ottimo investimento sia nel breve che nel più lungo periodo” conclude Vaccari. Infine, a detta di Allegri, per quanto riguarda lo stile d’investimento da preferire il 2022 dice ancora value mentre a livello di esposizione geografica dice, per la prima volta, Europa. Le borse del Vecchio Continente, sulla scia di una maggiore coesione interna e di migliori dati macro, presumibilmente supereranno la sottoperformance ciclica degli ultimi anni e andranno meglio degli Stati Uniti, appesantiti dalle grandi performance alle spalle e dalla difficile evoluzione dei flussi occupazionali.
(articolo tratto dal magazine We Wealth di dicembre)
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