Il 3 ottobre, all’indomani delle votazioni, l’indice azionario brasiliano Bovespa ha guadagnato 5,5%, portandosi ai massimi da metà aprile.
Oltre alle migliori chance di vittoria del candidato liberista, rispetto alle attese, pesa anche l’esito favorevole delle elezioni del parlamento: la maggioranza liberista si è rafforzata. Lula, in caso di vittoria, dovrà scendere a compromessi
Quella che alla vigilia poteva sembrare una facile vittoria al primo turno si è trasformata in una sfida all’ultimo voto: Jair Bolsonaro ha recuperato terreno nel primo turno delle elezioni presidenziali del Brasile, riducendo a cinque punti il divario con l’ex presidente socialista Luiz Inácio Lula da Silva. A conteggio pressoché concluso, Lula conduce con il 48,4% dei voti contro il 43,23% del rivale.
La partita per il mercato sudamericano più importante
Sono due candidati agli antipodi ideologici: il primo, liberista radicale e culturalmente conservatore; il secondo, famoso per la sua lotta in favore delle condizioni delle classi più disagiate. Finito in carcere 19 mesi in seguito a quattro condanne, Lula è stato “riabilitato politicamente” dall’annullamento della sentenza da parte della Corte Suprema, confermandosi in questa campagna presidenziale l’uomo più amato della sinistra brasiliana.
D’altra parte Bolsonaro, al netto dei risvolti discutibili della sua presidenza, resta il candidato più favorevole agli interessi degli investitori. L’attenzione del mercato, infatti, gravita prima di tutto attorno alla sostenibilità dei conti pubblici e all’andamento degli utili aziendali. L’esito del primo turno ha confermato la lettura pro business di Bolsonaro. Il 3 ottobre, all’indomani delle votazioni, l’indice azionario brasiliano Bovespa è subito balzato di circa quattro punti e mezzo in apertura di seduta e si è successivamente attestato su un +5,5%, ai massimi da metà aprile. I prezzi hanno aggiustato il tiro in vista del ballottaggio in calendario il 30 ottobre, al quale Bolsonaro si presenterà con insperate chance.
“Le previsioni prima del voto davano Lula in vantaggio su Bolsonaro di circa 14 punti, nelle ultime due o tre settimane alcuni sondaggi indicavano una vittoria di Lula già al primo turno, ma si sono rivelati molto fuorvianti”, ha dichiarato a We Wealth, Stefano Del Papa, responsabile Asset Management Latam per il Gruppo Azimut, basato San Paolo (Brasile).
A giustificare la reazione euforica dei mercati già dopo il primo turno non sarebbero solo le possibilità di una vittoria più a favore del business, ma anche l’esito delle elezioni parlamentari. “Il primo punto d’interesse, ormai acquisito, sta nella composizione del parlamento, che è stato rinnovato per un terzo: la maggior parte dei candidati associati al partito liberale di Bolsonaro hanno vinto, in particolare al Senato”, ha affermato Del Papa, “pertanto, il parlamento, che già contava su un’esigua maggioranza dei sostenitori di Bolsonaro, dopo le elezioni del 2 ottobre è ancora più a destra”.
Il partito liberale ha conquistato 99 seggi nella camera bassa, salendo dai precedenti 77; di conseguenza l’alleanza conservatrice ora controlla circa la metà dei 513 seggi totali. Al senato sono andati al partito di Bolsonaro 13 seggi sui 27 in gioco e altri due restano alla portata in seguito a ballottaggio.
“Qualora Lula vincesse al secondo turno, si dovrà confrontare con un parlamento e, in particolare, con un senato in cui prevalgono i sostenitori di Bolsonaro“, ha proseguito il responsabile di Azimut, “qualsiasi provvedimento legislativo Lula vorrà implementare, dunque, dovrà scendere a compromessi con il parlamento e con le posizioni del partito di Bolsonaro. Anche nella scelta del ministro delle Finanze Lula potrebbe optare per una figura moderata”.
Già in campagna elettorale gli elementi più radicali del socialismo di Lula erano stati ammorbiditi. Con una maggioranza di stampo maggiormente liberista in parlamento le premesse di una politica non eccessivamente onerosa per i conti pubblici stanno spingendo gli acquisti sul listino azionario brasiliano.
“Con un’inflazione all’8,7% (agosto), tassi di interesse al 13,75% e un rapporto debito/Pil del 90%, il nuovo presidente avrà una sfida non da poco in un contesto di crescita molto debole dell’economia brasiliana, fissate a una media annua dell’1,4% per il periodo 2023-2026”, ha dichiarato a We Wealth il market analyst di eToro, Javier Molina.
“Fitch ha fissato il deficit fiscale per il 2022 al 7,5% del Pil rispetto al 4,2% del 2021, quindi il percorso intrapreso dalla prossima amministrazione in questo senso sarà fondamentale. L’attuazione di politiche che potrebbero portare a un aumento della spesa, a una maggiore pressione sull’inflazione e all’aumento dei tassi locali sarà oggetto di esame da parte degli investitori”, ha dichiarato Molina, aggiungendo come il programma di Lula sia indubbiamente quello più oneroso.
Brasile, le previsioni in vista del ballottaggio
“Se prima del 2 ottobre le aspettative erano di un 80% a favore della vittoria di Lula, dopo il primo turno direi che le sue chance sono scese al 60%”, ha detto Del Papa. L’aumento dell’astensionismo, salito al 20% da livelli tradizionalmente bassi (votare in Brasile è un obbligo legale, cui ci si può sottrarre solo per giustificato motivo) potrebbe essere favorevole al candidato liberista in vista del secondo turno. “Ad astenersi sono stati soprattutto giovani e donne, che appartengono perlopiù all’elettorato di Lula: la storia ci dice che al secondo turno la partecipazione al voto scende ulteriormente sempre nelle stesse fasce di popolazione”, ha dichiarato Del Papa.
Il mercato brasiliano e gli altri emergenti
Per i fondi dedicati ai mercati emergenti il 2022 è stato un anno di forti deflussi, arrivati a fine settembre a 70 miliardi di dollari. L’azionario brasiliano, però, resta fra i mercati in territorio verde da inizio anno. La resistenza dell’America Latina, sarebbe dovuta, fra le altre cose, alla sua natura di mercato “value”.
“In termini relativi riteniamo che il mercato brasiliano continuerà a sovraperformare il resto dei Paesi emergenti e dei mercati sviluppati, perché è estremamente sottovalutato e perché l’attuale fase geopolitica dovrebbe favorire commercio internazionale di derrate alimentari e di materie prime provenienti dal Brasile”, ha affermato Del Papa, “se a questo aggiungiamo che l’esito delle elezioni presidenziali, alla luce dei nuovi equilibri in parlamento, dovrebbe lasciare i mercati quantomeno neutrali abbiamo motivi per ritenere che l’azionario brasiliano continuerà a sovraperformare”.
Inoltre, “il real brasiliano è una delle valute vincenti di quest’anno, con rafforzamento del 7% nel 2022” che ha beneficiato di un aumento dei tassi dal 2 al 13,75%, ha aggiunto Molina, “essendo un esportatore netto di materie prime, il Paese è stato uno dei principali beneficiari delle tensioni tra domanda e offerta che stiamo vivendo”.