La Federal Reserve ha confermato le aspettative della vigilia, incrementando i tassi d’interesse di 50 punti base e iniziando il programma di quantitative tightening, ovvero di riduzione del bilancio da 9 mila miliardi di dollari
I mercati hanno reagito positivamente all’annuncio della banca centrale, con l’S&P 500 che ha chiuso la seduta oltre il 3%: il più grande aumento da maggio 2020
L’annuncio di Jerome Powell che la Fed alzerà i tassi di 50 punti – il più grande aumento degli ultimi vent’anni – non ha spaventato i mercati. La mossa della banca centrale era già ampiamente attesa dai mercati, che dopo l’annuncio hanno chiuso la seduta in forte rialzo. A tranquillizzare gli investitori è stata la promessa del governatore della Fed che, salvo imprevisti, nelle prossime riunioni della banca centrale non saranno decisi aumenti nell’ordine dei 0,75 punti percentuali. Ma l’euforia a Wall Street è durata poco.
Mercoledì, giorno dell’annuncio, il rendimento del Titolo del Tesoro a due anni, particolarmente sensibile alla politica della banca centrale, è sceso di 0,13 punti percentuali dopo la conferenza stampa, al 2,64%. Il rendimento del Treasury a 10 anni di riferimento è sceso di 0,04 punti percentuali, al 2,92%, dopo essere salito nel periodo precedente all’annuncio. L’indice azionario, di riferimento di Wall Street, l’S&P 500, ha chiuso in rialzo del 3%, il più grande guadagno intraday registrato da maggio 2020. Il Nasdaq Composite, che era in territorio negativo poco prima dell’inizio della conferenza stampa, invece ha chiuso in rialzo del 3,2%. Come si spiega questa reazione del mercato?
Per Filippo Diodovich, senior strategist di Ig, le sorprese positive per le piazze finanziarie sono arrivate non tanto dal rialzo dei tassi annunciato, già scontato ampiamente dal mercato, ma quanto dalle parole del governatore della Fed circa i prossimi aumenti del costo del denaro. “Powell ha affermato che i membri della commissione operativa (FOMC) non stanno considerando un incremento “monstre” (75 bps) del costo del denaro a giugno come rumoreggiato nei corridoi delle sale operative dei big player della finanza internazionale” spiega Diodovich che è convinto che la Fed possa, quindi, proseguire con un programma di rialzi da mezzo punto percentuale nei prossimi meeting del FOMC di giugno e luglio. “I mercati finanziari scontavano, invece, un aumento dei tassi di 75 punti base e per tale ragione hanno evidenziato una forte reazione alle parole di Powell”.
Per Giorgio Bensa, Responsabile Gestioni Patrimoniali Ersel, tuttavia lo scenario non è dei più rosei. “La reazione dei mercati è stata coerente con un irripidimento della curva dei tassi, un indebolimento del dollaro e una salita dei listini azionari. Riteniamo che non si tratti di un’inversione di trend momentanea in quanto posizionamento e sentiment degli investitori erano estremi e opposti rispetto a questi movimenti e sarà necessario un po’ di tempo per riequilibrare i portafogli” spiega Bensa che aggiunge: “Come ammesso dalla stessa Fed rimane comunque un contesto in cui la visibilità è molto ridotta, con un’economia che finora ha retto meglio del previsto gli impatti della guerra in Ucraina, ma il rischio di un peggioramento nella situazione geopolitica, nelle catene logistiche globali e nelle condizioni finanziarie”.
Anche Diodovich non è fiducioso circa una ripresa solida dei mercati: “Riteniamo che le banche centrali saranno costrette a mantenere un approccio sempre più hawkish in politica monetaria, alzando il costo del denaro e riducendo la liquidità nel sistema. Nel medio periodo rimaniamo rialzisti sul dollaro e ribassisti su bond e equity”. Le prime avvisaglie che quello di mercoledì è stato un fuoco di paglia sono arrivate nell’arco di appena 24 ore. Giovedì le borse americane hanno infatti aperto in profondo rosso, portando giù anche gli altri listini. Il Dow Jones Industrial Average ha perso 1012 punti (circa il 3,0%). S&P 500 e Nasdaq Composite hanno fatto peggio, perdendo rispettivamente a metà seduta il 3,5% e il 4,7%. Anche il mercato dei Treasury ha visto una drammatica inversione del rally di mercoledì. Il rendimento del Tesoro a 10 anni, è tornato sopra il 3% giovedì mattina, toccando il suo livello più alto dal 2018.
La Federal Reserve ha confermato le aspettative della vigilia, incrementando i tassi d’interesse di 50 punti base e iniziando il programma di quantitative tightening, ovvero di riduzione del bilancio da 9 mila miliardi di dollariI mercati hanno reagito positivamente all’annuncio della banca centrale…