Kiplinger, rivista di investimenti statunitense, ha stilato la classifica dei presidenti americani, sotto la cui egida i mercati sono cresciuti di più
Sei presidenti su 23 sono stati bocciati, con il mercato che ha registrato performance annualizzate addirittura in territorio negativi
- Herbert Hoover (1929-1933): al primo posto dei peggiori presidenti per distacco c’è Herbert Hoover, che entrò in carica all’alba del grande crollo del 1929 e ci rimase fino al 1933. Il mercato statunitense durante la sua reggenza perse un impressionante 77,1% in quattro anni: una perdita composta annualizzata del 30,8%. Sfortunato, ma non troppo. Per alcuni analisti infatti con il suo Smoot-Hawley Tariff Act è stato in parte responsabile della Grande Depressione, che ha comportato il peggiore mercato ribassista della storia degli Stati Uniti.
- George W. Bush (2001-2009): con perdite annualizzate del 5,6%, al secondo posto c’è George W.Bush. Come Hoover ha avuto la cattiva sorte di governare in un periodo non particolarmente felice per i mercati. Durante il suo primo mandato, si è consumata la bolla delle dot-com, c’è stato l’attentato alle Torri Gemelle, a cui è seguita la guerra in Iraq. Se ciò non bastasse sette anni dopo si è verificata la crisi dei mutui sub-prime, una delle peggiori crisi economiche della storia seconda solo alla Grande depressione. A smussare le perdite borsistiche, sono state, almeno in parte, le sue riforme fiscali e normative che si sono accompagnate a un rally durato quattro anni (2003-2007).
- Grover Cleveland (1893-1897): Per aggiudicare la medaglia di bronzo bisogna tornare indietro addirittura alla fine dell’Ottocento. Allora governava Grevor Cleveland, il quale a pieno diritto rientra nel novero dei più sfortunati. La sua amministrazione infatti era ben vista, foriera di un dollaro forte, di conti pubblici sani e improntata al libero scambio. Il panico bancario del 1893 colpì però profondamente gli Stati Uniti. La “sua” performance borsistica è stata del -4,9% annuo.
- Richard Nixon (1969-1974): watergate, guerra in Vietnam e fine del Gold Standard: Nixon, per alcuni ritenuto uno dei presidenti americani più intelligenti di sempre e al contempo uno dei più corrotti, non ha fatto bene ai mercati, che tra il 69 e il 74 hanno perso il 3,9% annuo. Performance che sarebbe ben più drammatica se fosse espressa in termini reali. La fine della convertibilità dell’oro e del sistema di Bretton Woods ha contribuito a inaugurare l’alta inflazione degli anni ’70, comportando uno dei peggiori mercati ribassisti della storia nel 1973-74 e distruggendo il mercato obbligazionario.
- Calvin Coolidge (1923-1929): al primo posto si trova un presidente non molto noto, ma che ha avuto la fortuna e il merito di regnare durante i ruggenti anni venti: Nei cinque anni e mezzo della sua reggenza, il Dow è salito di un incredibile 266%, traducendosi in guadagni annualizzati composti del 26,1% all’anno. Qualche mese dopo le sue dimissioni ci fu il crollo di Wall Street.
- Bill Clinton (1993-2001): la medaglia di argento spetta invece a Bill Clinton, che ha presieduto uno dei più grandi boom della storia americana negli anni ’90: il boom delle “dot-com”. Clinton non su solo fortunato ma fu anche bravo ad abbracciare la rivoluzione tecnologica piuttosto che soffocarla. L’S&P 500 è salito del 210% durante gli otto anni di Clinton, raggiungendo rendimenti annualizzati del 15,2%.
- Barack Obama (2009-2017): il primo presidente di colore della storia degli Stati Uniti, seppur non fosse considerato un presidente dalle politiche favorevoli agli affari, è stato in carica per due mandati, entrambi molo positivi per il mercato azionario. La performance annualizzata è stata del 13,8%, quella cumulata del 181,1%. Per molti si tratta di un tempismo perfetto, dato che si è insediato alla Casa Bianca all’indomani del crollo sub-prime e i mercati non potevano che salire.
- Donald Trump (2017-2021): ai piedi del podio infine c’è The Donald, un presidente invece molto propenso ai mercati, che si è fatto promotore di due riforme, quali la Tax Cut e il Jobs Act, che strizzavano l’occhio a Wall Street. Il tentativo di ribasso abbozzato dai mercati nel 2018 e portato a termine nel 2020, dopo l’esplosione della pandemia, hanno limitato solo in parte le performance dei mercati, che nei quattro anni chiacchierati di presidenza Trump, hanno generato un rendimento annualizzato del 13,7%. Va detto che questo numero sconta anche il rendimento generato dal giorno dell’elezione di Biden all’insediamento di quest’ultimo alla Casa Bianca, il che fa di Joe un candidato a pieno diritto per rientrare nell’hall of fame dei mercati.