Offerta in ripresa: lo scorso anno mentre la domanda si è ripresa con forza dal suo letargo indotto dal covid in primavera, l’offerta è stata più limitata rispetto agli anni precedenti, riflettendo le criticità legate alla pandemia ma anche ad altre distorsioni, quale la Brexit. Risultato, l’inflazione ha fatto il suo ritorno sulla scena. Tuttavia, una parziale ripresa dell’offerta il prossimo anno dovrebbe contribuire ad allentare le pressioni sui prezzi in alcuni settori favorendo un ulteriore rialzo dei mercati, in quanto limita la possibilità di rialzi sensibili dei tassi.
La corsa dei ciclici non è finita: negli ultimi due mesi si sono osservate sorprese positive dei dati statunitensi e, nonostante i vincoli dell’offerta, un costante aggiornamento del prezzo di molti asset ciclici, compresi i titoli ciclici e a piccola capitalizzazione, le materie prime e gli asset legati alle materie prime. Anche se Goldman si aspetta che nel 2022 le prospettive generali saranno probabilmente meno favorevoli agli asset di rischio rispetto agli ultimi due anni, ritiene che sia ancora troppo presto per abbandonare un atteggiamento pro-ciclico su base strategica, almeno per le principali economie sviluppate.
Materie prime (ancora) al rialzo: le materie prime sono state tra i maggiori vincitori degli ultimi 18 mesi, ma questo non vuol dire che possano esserlo anche per il prossimo anno. Goldman sull’argomento ha una visione strutturalmente rialzista di Goldman. I metalli (rame, alluminio e nichel) sono l’area in cui il margine di un ulteriore crescita di prezzo è il più alto, mentre il ferro presenta il minor potenziale di rialzo. Il prezzo del petrolio invece probabilmente saliranno nei prossimi 3 mesi, per poi terminare il 2022 intorno agli attuali livelli spot. In questo modo, tuttavia, questo profilo sottovaluta il potenziale di rialzo per diverse ragioni.
Europa sopra lo zero: la crescita europea sana e le forti pressioni inflazionistiche globali aprono la possibilità di un cambiamento importante per i mercati dei capitali europei: che la Bce possa finalmente aumentare i tassi fuori dal territorio negativo. Nelle ultime settimane i tassi sull’inflazione europea sono risaliti toccando l’obiettivo del 2% della Bce per la prima volta dal 2013. Gli economisti di Goldman si aspettano il primo aumento dei tassi nel 2024 – dieci anni dopo la prima discesa sotto lo zero – ma riconoscono che un aumento nel 2023 non può essere escluso. I mercati obbligazionari europei dunque diventerebbero più appetibili, anche se la sostenibilità fiscale italiana rimarrà probabilmente un limite importante a quanto i rendimenti obbligazionari potranno salire-
Cina, avanti a marcia bassa: nelle ultime settimane si è reso evidente come la Cina abbia scalato da terza a seconda marcia nella sua rincorsa a divenire la prima potenza economica al mondo. Nei primi tre trimestri del 2021, il ritmo della crescita sequenziale è stato in media solo del 3%, notevolmente inferiore al periodo pre-pandemia. Le priorità dei politici sono cambiate, mostrando più tolleranza per una crescita più lenta, a patto di guadagni in altri termini, quali ad esempio la riduzione della leva finanziaria. Guardando al 2022, una forte recessione è ad ogni modo improbabile. Tuttavia, ci sono dei rischi in vista: dall’evoluzione pandemica alle criticità del settore immobiliare.