Il 2020 è stato un anno difficile per i titoli value, in particolare per quelli bancari. La risalita dei corsi azionari, a seguito degli annunci dei vaccini, ha limitato le perdite, portando la performance del settore al -8% su base annua
I rendimenti della prima settimana dell’anno fanno sperare invece in un 2021 all’insegna della ripresa. Nella sola giornata di mercoledì, con la notizia della vittoria dei democratici in Georgia, i titoli bancari hanno preso il 7%
Piani di buyback, consolidamento e verticalizzazione della curva dei tassi sono ulteriori fattori che potrebbero giovare ai corsi azionari delle grandi banche americane, anche se commissioni e tassi alti non si vedono all’orizzonte
Banche americane, numeri da incubo
I numeri hanno il pregio di non mentire: -44% in un solo mese e -8% in un anno sono numeri che non fanno dormire gli investitori. Eppure il KBW bank index, indice di riferimento per il settore bancario, nel 2020 ha registrato queste cifre. Se tassi bassi, e quindi minori profitti, e insolvenze paventate hanno fatto fuggire gli investitori, è anche vero che è da anni che le valutazioni delle banche sono in calo. Tra l’autunno del 2018 a quello del 2020 l’indice bancario ha sotto-performato lo S&P500 di ben il 50% con risultato che la valutazione dell’indice, misurata sul rapporto prezzo/utili è ora di circa la metà di quello del mercato, a fronte di uno sconto storico medio del 25%. Per trovare dati così negativi bisogna spostare le lancette dei mercati indietro di vent’anni. “La sotto-performance delle banche rispetto al mercato complessivo nel 2020 è stata davvero estrema: dobbiamo tornare al 2000 per trovare qualcosa di simile” ha affermato Ben Mackovac, gestore di portafoglio per Strategic Value Bank Fondo Partners, intervistato dal Financial Times, che però aggiunge: “quando il trend si è invertito, le banche hanno sovra-performato per otto anni”
Prove di risalita: i vaccini funzionano
Nell’anno horribilis delle banche il 9 novembre ha segnato un punto di svolta, che profuma di rivincita. Da quando Pzifer – e a seguire Moderna e Astrazaneca – ha annunciato l’efficacia del proprio vaccino, i corsi azionari non hanno smesso di salire fino a recuperare e in alcuni casi superare i valori di inizio anno. I rapporti tra settore bancario e mercati si sono quindi invertiti, con il primo che ha sovra-performato il secondo del 25% negli ultimi tre mesi. Sentore che il 2021 potrebbe essere l’anno dei value e in particolare dei bancari, tanto più la ripresa e i sostegni fiscali saranno accentuati. Ecco perché mercoledì scorso, a seguito della vittoria dei democratici in Georgia e del conseguente passaggio del Senato al partito di governo, le azioni delle banche statunitensi sono aumentate di quasi il 7%, il più grande guadagno giornaliero da novembre. Un pacchetto fiscale più sostanzioso, come quello promesso da Biden, farebbe bene alle banche sia per una ripresa economica più veloce sia per un possibile ritorno dell’inflazione.
Buyback, consolidamento, curva (dei tassi) ripida
Non solo vaccino. Ci sono altri tre buoni motivi per credere in un mercato bancario rialzista nel 2021. In primis ci sono le possibili operazioni di buyback che sosterebbero la domanda. Secondo Autonomous research, società di consulenza inglese, infatti il capitale in eccesso delle grandi banche statunitensi si attesta, in media, al 18 per cento della loro capitalizzazione di mercato. Inoltre per quanto riguarda le banche più piccole un importante driver potrebbe essere il consolidamento, in grado di creare, tramite acquisizioni e fusioni, gruppi più solidi. Infine, un ampliamento del gap tra i tassi a cui le banche si indebitano (a breve) e i tassi a cui finanziano (a lungo) farebbe aumentare i profitti. Tuttavia c’è anche chi non è concorde con una visione troppo rosea. Dave Ellison, gestore di portafoglio di Hennessey Funds, intervistato dal Financial Times, ha sentenziato: “Commissioni del 3% e rendimenti del 6% sui mutui? Quei giorni non stanno tornando“