Crisi Ucraina: la guerra si gioca anche (e soprattutto) attorno al gas

1.4.2022
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Il decreto del Cremlino relativo al gas, obbliga Gazprombank a convertire in rubli i pagamenti effettuati in euro
Il governo russo ha emanato un provvedimento che prevede che gli acquirenti stranieri paghino il gas russo in rubli
Interrompere la fornitura del gas, per un verso, determinerebbe un danno all’Europa, per un altro, rischierebbe di mandare in caduta libera l’economia Russa
È difficile, in questi giorni, riuscire a seguire l'evoluzione del conflitto senza rischiare di perdere qualche passaggio cruciale: sono numerosi i negoziati che si aprono e si chiudono, e con essi le occasioni che lasciano presagire una svolta; come pure numerosi sono i dietrofront, i cambi di passo improvvisi. Che, conseguentemente, alimentano nuovi dubbi e interrogativi.
Emblematica è la questione del gas. Dopo la minaccia avanzata dal leader russo di vincolare il pagamento per la fornitura ai diversi partner commerciali occidentali esclusivamente in rubli (minaccia che lasciava presagire una possibile violazione contrattuale), è seguita una dichiarazione di senso opposto, con la quale il Cremlino – raccogliendo il malcontento dei paesi occidentali – affermava che per asseriti "problemi tecnici", avrebbe continuato ad accettare pagamenti in euro o dollari.
Ma non è tutto. Nel giro di poche ore, infatti, tornando sui suoi passi, o meglio, cercando una soluzione di compromesso idonea a non lasciar trasparire una debolezza di Mosca di fronte alle resistenze dei Paesi ostili, il governo russo ha fatto sapere che in forza di un decreto presidenziale Gazprombank – l'ente che gestisce i pagamenti per le forniture di gas ai paesi europei – a partire dal 1° aprile, accetterà pagamenti in altra valuta salvo poi convertirli in rubli.
In realtà, una simile scelta sembra poggiare più su necessità propagandistiche che economico-finanziarie: Gazprombank, infatti, anche prima di quest'ultimo decreto, convertiva in rubli l'80% dei flussi in entrata. In questi termini, è evidente che a cambiare è ben poco, stante il fatto che convertire dall'80% al 100% i pagamenti in valuta straniera in moneta russa non è misura idonea ad avere impatti significativi sull'economia della Federazione.
Come osservano alcuni analisti il decreto recentemente varato servirebbe a garantire, da un lato, la permanenza di un ente russo nella mediazione degli scambi commerciali di energia tra Russia e i paesi definiti ostili e, dall'altro, a fare leva su una delle maggiori paure dell'Europa: ritrovarsi improvvisamente senza forniture di gas.
Ad avviso, tra gli altri, del Financial Times, questa misura di compromesso – che si gioca più sul piano della strategia politica - rivelerebbe che la Russia è in difficolta ad imporre vere e concrete contro-sanzioni.
Del resto, interrompere la fornitura del gas se, per un verso, determinerebbe un danno all'Europa, per un altro, rischierebbe di mandare in caduta libera l'economia Russa che, in questo momento, anche attraverso i pagamenti per il gas effettuati dai paesi occidentali – come affermato anche da Mario Draghi – sta finanziando la guerra e l'invasione in Ucraina. Ad avviso dei paesi del G7, infatti, la Russia proprio in questo momento non può permettersi di sospendere le forniture di energia.
In realtà, una simile scelta sembra poggiare più su necessità propagandistiche che economico-finanziarie: Gazprombank, infatti, anche prima di quest'ultimo decreto, convertiva in rubli l'80% dei flussi in entrata. In questi termini, è evidente che a cambiare è ben poco, stante il fatto che convertire dall'80% al 100% i pagamenti in valuta straniera in moneta russa non è misura idonea ad avere impatti significativi sull'economia della Federazione.
Come osservano alcuni analisti il decreto recentemente varato servirebbe a garantire, da un lato, la permanenza di un ente russo nella mediazione degli scambi commerciali di energia tra Russia e i paesi definiti ostili e, dall'altro, a fare leva su una delle maggiori paure dell'Europa: ritrovarsi improvvisamente senza forniture di gas.
Ad avviso, tra gli altri, del Financial Times, questa misura di compromesso – che si gioca più sul piano della strategia politica - rivelerebbe che la Russia è in difficolta ad imporre vere e concrete contro-sanzioni.
Del resto, interrompere la fornitura del gas se, per un verso, determinerebbe un danno all'Europa, per un altro, rischierebbe di mandare in caduta libera l'economia Russa che, in questo momento, anche attraverso i pagamenti per il gas effettuati dai paesi occidentali – come affermato anche da Mario Draghi – sta finanziando la guerra e l'invasione in Ucraina. Ad avviso dei paesi del G7, infatti, la Russia proprio in questo momento non può permettersi di sospendere le forniture di energia.
In questo scenario incerto, fatto di strategie, sanzioni, ripercussioni e potenziali violazioni contrattuali (per non prendere in considerazione tutte le più importanti questioni umanitarie e sociali), gli Usa preparano una contromossa.
Come annunciato da Biden, infatti, l'amministrazione americana avrebbe deciso di sbloccare circa un milione di barili di petrolio al giorno dalle riserve strategiche Usa al fine di compensare le contrazioni causate dalla guerra. Inoltre, Biden ha prospettato la possibilità di un accordo con l'Unione europea per la fornitura di gas naturale liquefatto.
Dietro lo scenario della guerra, si muovono perciò numerosi interessi e si stanno riscrivendo anche i rapporti commerciali che ruotano attorno al mercato dell'energia.
Come annunciato da Biden, infatti, l'amministrazione americana avrebbe deciso di sbloccare circa un milione di barili di petrolio al giorno dalle riserve strategiche Usa al fine di compensare le contrazioni causate dalla guerra. Inoltre, Biden ha prospettato la possibilità di un accordo con l'Unione europea per la fornitura di gas naturale liquefatto.
Dietro lo scenario della guerra, si muovono perciò numerosi interessi e si stanno riscrivendo anche i rapporti commerciali che ruotano attorno al mercato dell'energia.