S&P Global ha pubblicato il report “Pain on the horizon”, in cui ha analizzato le condizioni di credito per l’Europa nel prossimo trimestre
Secondo l’agenzia di rating, l’outlook non è dei migliori per le imprese europee con i tassi di default che potrebbero spingersi fino al 3% entro la fine dell’anno
Per le imprese europee l’attuale contesto macroeconomico non è certo dei migliori. L’incertezza regna sovrana a livello geopolitico, la Cina deve fare i conti ancora con le restrizioni per contenere la pandemia, i mercati sono preda della volatilità, l’inflazione non accenna ad arrestarsi e la crescita economica è sempre più stagnante. Risultato i tassi default aumenteranno da qui a fine anno.
Con le azioni delle banche centrali mirate a ridurre l’inflazione molto alta, ad essere sacrificata sarà la crescita. Dopo un inizio d’anno forte, S&P Global prevede una stagnazione del pil dell’eurozona per il resto del 2022, con una crescita del pil del 2,6% per l’anno e dell’1,9% per il 2023. Sebbene l’inflazione dovrebbe raggiungere il picco quest’anno, l’effetto dell’aumento dei prezzi e dei tassi d’interesse continuerà a erodere il reddito disponibile delle famiglie e ad aumentare i costi dei fattori produttivi delle imprese, indebolendone il contesto operativo e la performance finanziaria. A ciò si aggiungono tutta una serie di rischi inerenti all’intensificarsi delle interruzioni della supply chain per via della guerra, all’inasprimento delle condizioni di finanziamento, che risveglia i timori di una frammentazione e alla sostenibilità del debito delle entità più vulnerabili.
Fronte offerta, l’aumento dei costi dell’energia e di altri fattori produttivi comprimerà sempre più i margini delle imprese europee. Finora le aziende sono state in grado di trasferire i maggiori costi ai clienti grazie a una domanda molto robusta. Tuttavia, tutti questi fattori stanno intaccando la fiducia dei consumatori. Sebbene alcuni settori – in particolare quelli del tempo libero delle compagnie aeree e degli alberghi, in quanto i viaggiatori hanno pianificato le vacanze estive anche in presenza di prezzi più elevati – stiano ora beneficiando della domanda non più repressa – S&P prevede che questo effetto si disperderà dopo l’estate e nel 2023. Con l’affievolirsi di questi fattori e il rallentamento della crescita, il mantenimento della redditività diventerà più difficile per molti, in particolare per le aziende che dipendono maggiormente da tendenze di spesa discrezionali o che hanno una produzione ad alta intensità energetica. I più penalizzati sono gli emittenti con rating speculativo, generalmente meno in grado di far fronte a un contesto del genere, data la loro gamma di prodotti più ristretta e le strutture di capitale più deboli.
In questo scenario è probabile che i rating subiscano ulteriori pressioni fino al 2023. Le condizioni operative e di finanziamento più rigide porteranno imprese e risparmiatori a concentrarsi sulla liquidità, per proteggersi da prospettive altamente incerte e, dunque, dal rischio di solvibilità dei debitori più vulnerabili. S&P prevede che i tassi di default aumenteranno a circa il 3% entro la fine dell’anno e nel primo trimestre del 2023.