Si parla di 2,2 milioni di clienti degli istituti di credito, accompagnati da obbligati, co-obbligati, garanti e dipendenti delle imprese debitrici in crisi
Secondo il Centro studi di Unimpresa, a trarne vantaggio sono i fondi cessionari che hanno acquistato pacchetti di crediti inesigibili al 10 o al 30%
“Bisognerebbe dare al debitore la possibilità di pagare in un periodo molto più lungo rispetto ai 36 mesi attuali”, commenta Gaetana Lorenza Ortisi
Ma cosa succede in questi casi? “Appena il fondo specializzato viene in possesso di questi titoli, può decidere di gestirli personalmente o di affidarli in gestione a un’altra società – spiega Ortisi – Quest’ultima, una volta ricevuto l’incarico, invia immediatamente una lettera a tutti i debitori comunicando loro di essere diventata cessionaria del credito, che si occuperà della riscossione e che saranno contattati da un loro collaboratore telefonicamente. Successivamente, cercherà di riscuotere i crediti in via stragiudiziale. Qualora il debitore non riesca comunque a pagare, la pratica viene passata a un legale che farà a sua volta una lettera di messa in mora e, se non sortisce alcun effetto, inizierà l’azione legale a seconda della tipologia di credito”.
Nel caso in cui si tratta di crediti ipotecari, continua ad esempio Ortisi, potrebbero essere aggrediti i beni sottoposti a ipoteca. Il rischio è che, se il debitore è proprietario di un immobile, anche se si tratta della prima casa, “finirà per perderlo perché sarà attivata la procedura esecutiva immobiliare e sarà messo all’asta”. “Ho tentato diverse volte di fare proposte transattive durante la fase dell’esecuzione immobiliare, ma difficilmente arrivano a una soluzione – spiega Ortisi – La dilazione che le banche concedono non è superiore a 36 mesi e richiedono anche un congruo anticipo, solo che il debitore al 99,9% non possiede né il congruo anticipo né riesce a saldare in 36 mesi”.
Secondo Ortisi, il nodo delle sofferenze bancarie a carico di famiglie e imprese dovrebbe essere risolto rapidamente, “altrimenti non sarà possibile rimettere in moto l’economia del nostro Paese”. Attualmente in Senato sono presenti tre disegni di legge, che recano “disposizioni per favorire la definizione delle sofferenze bancarie a carico di famiglie e imprese”, “disposizioni volte ad agevolare le prospettive di recupero dei crediti in sofferenza e a favorire e accelerare il ritorno in bonis del debitore ceduto” e “misure in materia di tutela della proprietà immobiliare sottoposta a procedura esecutiva”. Una soluzione, spiega Ortisi, potrebbe essere quella di unificare le tre proposte di legge, affrontando così “tutte le problematiche e salvaguardando i legittimi diritti delle parti”. Ma, indipendentemente dalla loro approvazione, un’ulteriore soluzione potrebbe essere quella di “dare al debitore la possibilità di pagare in un periodo molto più lungo rispetto ai 36 mesi attuali, rimodulando il mutuo in 10 anni o, comunque, in un periodo più agevole”.
Secondo Clamer, invece, per le famiglie “occorrerebbe creare progetti formativi di educazione finanziaria che possano portare a un corretto equilibrio tra debito e reddito”. Per le imprese, conclude, “il discorso è più complesso, anche se i concetti fondamentali legati a un corretto bilanciamento tra reddito, capacità di produrre cassa e oneri finanziari rimangono gli stessi”.