Il 2020 ha anticipato la domanda di tecnologia dei prossimi due – tre anni
La Cina è stato il paese che negli ultimi dieci anni ha sperimentato una maggiore crescita dei prestiti in rapporto al pil
I rischi sottovalutati del 2021
La tecnologia potrebbe fare peggio del previsto
Già in settembre gli analisti di Credit Suisse scrivevano che non si era di fronte a un rischio bolla per il tech, ma che era giunto il momento di essere «più selettivi»: per la prima volta in dieci anni, il segmento software in particolare non era più in sovrappeso. Quali le ragioni di una possibile sotto-performance del comparto tech? Innanzitutto, il 2020 ha anticipato la domanda di tecnologia dei prossimi due – tre anni. La diffusione del vaccino farà calare la richiesta di tech. Poi, i mercati finali sono più maturi, non più terre di conquista. Quindi, come le prime settimane dell’anno hanno mostrato, la questione della regolamentazione delle piattaforme sarà sempre più stringente.
Non bisogna sottovalutare nemmeno la questione della tassazione delle big tech, minaccia concreta ai margini di profitto. E poi la maggiore concorrenza fra colossi, le valutazioni secondo alcuni troppo costose delle azioni del settore.
La Cina crescerà meno del previsto
Il consenso degli stessi analisti della banca svizzera si attende un tasso di crescita del pil cinese superiore al 7%, mentre Bloomberg addirittura superiore all’8%. In realtà, dicono gli esperti di Credit Suisse, vi sono dei rischi al ribasso (crescita inferiore al 5%), rispetto a questa previsione.
Come mai? Il rischio principale è quello della «tripla bolla»: credito, immobiliare, investimenti. La Cina è stato il paese che negli ultimi dieci anni ha sperimentato una maggiore crescita dei prestiti in rapporto al pil (eccezion fatta per Spagna, Irlanda, Thailandia, paesi che hanno vissuto crisi). Potrebbe esserci un crollo del prezzo delle case, la deflazione in generale e il fatto che la Cina potrebbe diventare un debitore netto. Negli anni 2015-2019, la Cina ha avuto un impatto del 35% sulla crescita globale.
Il dollaro crollerà rispetto all’euro: 1,35 dollari per euro
Lo scenario base registra 1,25, ma vi sono prospettive di ulteriore indebolimento della divisa statunitense a causa della forza inarrestabile dell’euro e della mancanza di una politica economica americana a difesa della forza del dollaro.
Il rischio politico italiano potrebbe inasprirsi
L’Europa prosegue la sua politica di integrazione con la mutualizzazione del debito, e questo è positivo. Il paese che più desta preoccupazione è l’Italia, per la sua instabilità politica e la debolezza del tasso di crescita della ricchezza pro-capite, anche in era pre-covid. Negli anni 2000-2009 il pil per abitante nel Belpaese è aumentato più lentamente che altrove nell’area euro. Ora, quello che preoccupa maggiormente gli analisti è il disaccordo fra i politici sull’uso del recovery fund.