I titoli di Stato salgono e scendono principalmente in base ai tassi di interesse. Un binomio che in questo momento storico ha portato il Btp a correre nuovamente sfondando quota 4 per cento, rendimento registrato l’ultima volta nel 2014. È il caso di valutare un investimento in Btp con i rendimenti tornati così elevati? Ci sono alternative più interessanti? Quanta quota di portafoglio riservare ai titoli di Stato italiani? Vediamo di capire meglio come stanno le cose.
A causare il balzo dei rendimenti del Btp sono le politiche della Bce e la serie di aumenti ai tassi decisi negli ultimi mesi e in programma nei prossimi.
Un trend che potrebbe appunto far pensare che possa valere la pena di puntare nuovamente sui Btp, reinserendoli in portafogli, a condizione però di conoscere bene tutte le variabili da considerare.
Tassi e spread, un freno
A impattare sull’andamento dei Btp sono spesso un fattore di politica monetaria (i tassi) e uno di natura politica. Una accoppiata che in fasi come questa induce gli analisti alla prudenza.
Da parte sua, l’incertezza politica può, infatti, accrescere lo spread, cioè il differenziale di rendimento tra Btp e Bund a 10 anni. Se lo spread e il rendimento dei titoli obbligazionari come i Btp tende a crescere, questo ha sul prezzo del titolo un impatto negativo che è tanto più elevato quanto più è lunga la vita residua del titolo stesso.
Ma in una situazione tipo quella che stiamo vivendo, caratterizzata da tassi in crescita, rendimenti in rialzo e spread instabile, è il caso di inserire in un portafoglio strategico i Btp? “Onestamente non ne sarei ancora sicuro, visto come stanno andando i tassi e gli spread, però in un’ottica tattica di trading, adesso sono sicuramente interessanti” commenta Michele De Michelis Responsabile Investimenti di Frame Asset Management.
Paola d’ordine, prudenza
In un contesto come questo, “manteniamo il nostro atteggiamento prudente nei confronti del debito sovrano italiano (sottopeso di duration e peso rispetto ai nostri benchmark), poiché le notizie sfavorevoli sul fronte economico, fiscale o politico potrebbero potenzialmente portare a un ulteriore allargamento dello spread e a un aumento della volatilità nel breve termine. In effetti, l’equilibrio dei rischi rimane fragile per il momento per quanto riguarda le dinamiche politiche, economiche e fiscali, mentre la Bce sta adottando una politica monetaria meno favorevole nonostante l’annuncio della rete di protezione ‘Transmission Protection Instrument (TPI)’, oltre a un posizionamento generale più prudente degli investitori nei confronti dell’Italia” aggiunge Sylvain De Bus, Deputy Head of Global Bonds di Candriam.
Una questione di rischio
Con i rendimenti intorno al 4% i Btp offrono rendimenti nominali tra i più elevati nei Paesi sviluppati; anche più alti di quelli dei Treasury Usa (al 3,5%), che comporta però anche l’incognita cambio.
C’è da dire, inoltre, che l’imposta al 12,5% li favorisce rispetto alle obbligazioni societarie, tassate al 26% sui guadagni. Scegliere come posizionarsi è una questione di rischio di portafoglio. Scommettere sui Btp comporta un rischio maggiore di perdita della quotazione, se il mercato dovesse non gradire un peggioramento dei conti pubblici e l’instabilità politica.
Un occhio al Bot 12 mesi
In una fase come questa, le alternative comunque non mancano. Interessante, per la gestione della liquidità può essere prendere in considerazione il Bot annuale, che caratterizzato da un tasso di interesse negativo fino a maggio 2022 offre ora un rendimento di circa il 2 per cento.
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