Il 2020 è stato un anno da record per le obbligazioni convertibili. Il mercato è cresciuto in soli dodici mesi del 35% raggiungendo i 460 miliardi di dollari
Secondo un report di Bank of America ci sono buoni motivi che la corsa delle convertibili continuerà anche nel 2021, anche se a un ritmo minore
Meno Stati Uniti, growth e large cap, più Europa, value e small cap: è il portafoglio di convertibili vincente nel 2021 secondo BofA
Il 2020 è stato nel segno delle convertibili
Da marzo, quando le perdite si sono attestate al 15%, la corsa delle convertibili non si è più fermata arrivando ad oggi a valere il 23,6% da inizio anno. Seconda BofA, il fattore chiave di questo successo è stato la concentrazione delle convertibili in settori generalmente definiti growth, tra tutti quelli della tecnologia. Questo è stato evidente soprattutto negli Stati Uniti e in Cina, dove le convertibili hanno reso rispettivamente il 32,6% e il 47,5%. In parallelo anche le emissioni sono cresciute a dismisura (142 miliardi dollari a livello globale) sia da parte di società in cerca di un’ancora di salvataggio sia per quelle guidate da fini opportunistici. Risultato? Il mercato in termini di valore è tornato ai massimi storici del 2008 (460 miliardi di dollari), con una crescita attribuibile al 2020 del 35%.
Attenti alla rotazione dei mercati
La corsa delle convertibili proseguirà nel 2021 anche se a un ritmo inferiore. La rotazione dei mercati è infatti un fattore di rischio, che molto probabilmente si osserverà nei prossimi mesi e che non gioverà alle convertibili. Il motivo è che generalmente queste obbligazioni hanno una maggiore esposizione ai settori growth rispetto a quelli value, favoriti dalla ciclicità. I soli settori (growth) tech, healthcare, e dei consumi discrezionali infatti contano per il 57% del mercato. L’eccesso di rendimento dell’indice growth rispetto al suo omologo value sia è già accorciato dal 28% di metà luglio al -3,9% di oggi. Il dualismo value-growth inoltre cela al suo interno altri binomi. La rotazione infatti favorirà le convertibili europee più spostate su settori tradizionali rispetto a quelle americane, più orientate al growth, e al contempo le piccole aziende rispetto a quelle a larga capitalizzazione.
Due motivi per crederci: banche centrali e fase di early stage
Al netto del pericolo di rotazione secondo BofA ci sono due fattori decisivi che fanno propendere per un mercato al rialzo: la politica di banche centrali e governi e l’essere nella fase della ripresa “early stage”. È infatti proprio in questa fase del ciclo economico, che le convertibili performano meglio. Sullo studio delle performance dal 1995 BofA ha stimato che in questa fase di mercato, le convertibili generano in media il 21%. Inoltre, come l’anno appena passato anche il prossimo sarà all’insegna di performance guidate non tanto dallo studio dei fondamentali quanto dall’allentamento monetario e fiscale senza precedenti, che giustifica comportamenti d’acquisto da “bolla” verso gli asset più rischiosi.
In particolare, BofA prevede che la Fed continuerà la politica di acquisto titoli fino a metà del prossimo anno, mentre manterrà i tassi a livelli bassi fino al 2024. L’elezione di Biden invece potrebbe giovare all’universo delle convertibili, in quanto ritarderebbe la fine della fase di “early stage” e limiterebbe il pericolo di una rotazione severa. Un pacchetto fiscale non troppo ampio, per via del Congresso diviso, e una maggiore attenzione verso l’aspetto sanitario, e quindi la possibilità di nuovi lockdown, agirebbero in questo senso.
Le convertibili nel 2021
Le previsioni di BofA per il 2021 parlano di convertibili statunitensi che potranno generare tra l’8% e l’11% ed europee tra il 7% e il 9%. Rendimenti inferiori invece per convertibili asiatiche (tra il 6% e l’8%) e giapponesi (tra il 2 e il 4%). Dato il forte appetito degli investitori anche le emissioni aumenteranno ulteriormente. A livello globale si prevede che saranno immesse nel mercato obbligazioni convertibili per 90-105 miliardi di dollari, in particolar modo negli Stati Uniti (60 miliardi) e in Europa (22 miliardi).