Contro l'avanzare di Cina e Russia ci siamo anche noi

13.5.2021
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L'Europa e anche l'Italia combattono accanto agli Usa per contrastare il nemico storico, ma anche il nuovo che avanza. Già con Trump abbiamo prestato il fianco cedendo il porto di Trieste non ai cinesi, ma ad Amburgo. Ora ci viene chiesto di fare il nostro ruolo in funzione anti-russa. E il gioco si fa duro
Alleanza Atlantica ha una nuova ed esplicita missione militare: contenere Pechino, oltre che la Rus-sia. Questa è la novità più importante - per l'Europa - portata dall'amministrazione Biden: siamo ben oltre la retorica del presidente americano sul multilateralismo, si sta passando ai fatti. E anche per l'Italia ci saranno conseguenze. Da qui a giugno l'Italia con gli altri partner della Nato partecipa a una gigantesca esercitazione militare, Defender-Europe 21, dove gli Usa guidano gli alleati a resistere all'”attacco” di Mosca.
Migliaia di soldati, in piena pandemia, passeranno da un Paese all'altro per contrastare “l'infiltrazione di Mosca nei Balcani” dove ormai, per la verità, è rimasta solo la Serbia, da noi bombardata nel '99 durate la guerra del Kosovo, ad avere un atteggiamento filo-russo. Uno degli aspetti più interessanti di questa grande esercitazione militare - che in 12 Paesi mobilita 28mila soldati degli Stati Uniti e dei partner della Nato - è che nell'operazione verranno utilizzate tutte le rotte marittime e terrestri che collegano l'Europa all'Asia e all'Africa.

Perché? C'è un altro nemico, forse ancora più fastidioso di Putin, da tenere a bada ed è la Cina con la Nuova via della Seta, la Belt and Road Initiative (Bri) riadattata al contesto marittimo, la cosiddetta Maritime Silk Road, o Via della Seta marittima, dove il Mediterraneo e Suez hanno un ruolo chiave.
Lo ha detto con chiarezza il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg: “La Nato sarà chiamata a occuparsi sempre più della sfida cinese, adattando il suo approccio strategico”. Alla Conferenza di Monaco sulla Sicurezza, il 19 febbraio, Stoltenberg ha ribadito: “Europa e Nord America devono difendere l'ordine internazionale, che Cina e Russia sfidano tentando di riscriverne le regole a beneficio dei propri interessi”. Dopo aver accusato la Russia di “comportamento destabilizzante”, ha detto che “l'ascesa della Cina è una questione determinante per la comunità transatlantica”.
La prima vittima di questo nuovo atteggiamento americano è l'Accordo Ue-Cina sugli investimenti, siglato il 30 dicembre dalla Commissione europea, che potrebbe non essere ratificato dagli europarlamentari in base all'accusa che Pechino viola i diritti umani. È il paravento dietro cui si nasconde il vero motivo: la crescente pressione esercitata dagli Stati uniti sull'Europa per creare una coalizione contro la Cina. La strategia di Washington è quella del “contenimento” della Cina, la cui crescita mette in discussione l'or-dine economico mondiale dominato finora dagli Stati uniti e dalle maggiori potenze occidentali.
Non potendo arrestare l'ascesa cinese che può mettere fine al predominio economico degli Stati Uniti, Washington ha gettato la spada sul piatto della bilancia. Il “contenimento” economico è di-ventato così anche “contenimento” militare. L'ammiraglio Phil Da-vidson, che è a capo del Comando Indo-Pacifico degli Stati Uniti (la cui area di responsabilità copre la Cina e altri 35 paesi), ha richiesto al Congresso oltre 27 miliardi di dollari in cinque anni per costruire attorno alla Cina una cortina di basi missilistiche e sistemi satellitari, compresa una costellazione di radar su piattaforme spaziali. “Dobbiamo cominciare ad affrontare la Cina da una posizione di forza”, ha dichiarato al Senato Antony Blinken, segretario di Stato dell'amministrazione Biden.
Anche l'Italia ha sentito le conseguenze di questa mobilitazione americana in funzione anti-cinese. Così Biden e Blinken hanno preso per il bavero gli italiani intimando di mollare subito l'accordo della Via della Seta. Ce lo ripetono ogni due-tre giorni. E pensare che nel 2018 Xi Jinping veniva accolto con tutti gli onori da Mattarella, Conte e Di Maio. Come per altro nel 2010 avevamo ricevuto Gheddafi con i tappeti rossi per bombardarlo sei mesi dopo. In parte l'Italia ha già accontentato gli Stati Uniti: come chiedeva pure l'amministrazione Trump, abbiamo venduto l'ambito porto di Trieste, accesso commerciale ed energetico all'Europa centrale, non ai cinesi ma ai tedeschi di Amburgo.
Ma c'è un altro aspetto che ci interessa e lambisce le nostre coste. In Tripolitania siamo ospiti della Turchia che si oppone alla Russia di Putin. Qual è lo scopo degli Usa in questa area ribollente? A Blinken, che nel 2011 come membro dell'amministrazione Obama fu un accesso sostenitore dei raid su Gheddafi, la presenza russa dà un enorme fastidio e l'Italia viene chiamata a fare il suo ruolo in funzione anti-russa. Il gioco si fa duro anche per noi se gli Stati Uniti di Biden vorranno contrastare Putin proprio davanti a casa nostra.
La prima vittima di questo nuovo atteggiamento americano è l'Accordo Ue-Cina sugli investimenti, siglato il 30 dicembre dalla Commissione europea, che potrebbe non essere ratificato dagli europarlamentari in base all'accusa che Pechino viola i diritti umani. È il paravento dietro cui si nasconde il vero motivo: la crescente pressione esercitata dagli Stati uniti sull'Europa per creare una coalizione contro la Cina. La strategia di Washington è quella del “contenimento” della Cina, la cui crescita mette in discussione l'or-dine economico mondiale dominato finora dagli Stati uniti e dalle maggiori potenze occidentali.
Non potendo arrestare l'ascesa cinese che può mettere fine al predominio economico degli Stati Uniti, Washington ha gettato la spada sul piatto della bilancia. Il “contenimento” economico è di-ventato così anche “contenimento” militare. L'ammiraglio Phil Da-vidson, che è a capo del Comando Indo-Pacifico degli Stati Uniti (la cui area di responsabilità copre la Cina e altri 35 paesi), ha richiesto al Congresso oltre 27 miliardi di dollari in cinque anni per costruire attorno alla Cina una cortina di basi missilistiche e sistemi satellitari, compresa una costellazione di radar su piattaforme spaziali. “Dobbiamo cominciare ad affrontare la Cina da una posizione di forza”, ha dichiarato al Senato Antony Blinken, segretario di Stato dell'amministrazione Biden.
Anche l'Italia ha sentito le conseguenze di questa mobilitazione americana in funzione anti-cinese. Così Biden e Blinken hanno preso per il bavero gli italiani intimando di mollare subito l'accordo della Via della Seta. Ce lo ripetono ogni due-tre giorni. E pensare che nel 2018 Xi Jinping veniva accolto con tutti gli onori da Mattarella, Conte e Di Maio. Come per altro nel 2010 avevamo ricevuto Gheddafi con i tappeti rossi per bombardarlo sei mesi dopo. In parte l'Italia ha già accontentato gli Stati Uniti: come chiedeva pure l'amministrazione Trump, abbiamo venduto l'ambito porto di Trieste, accesso commerciale ed energetico all'Europa centrale, non ai cinesi ma ai tedeschi di Amburgo.
Ma c'è un altro aspetto che ci interessa e lambisce le nostre coste. In Tripolitania siamo ospiti della Turchia che si oppone alla Russia di Putin. Qual è lo scopo degli Usa in questa area ribollente? A Blinken, che nel 2011 come membro dell'amministrazione Obama fu un accesso sostenitore dei raid su Gheddafi, la presenza russa dà un enorme fastidio e l'Italia viene chiamata a fare il suo ruolo in funzione anti-russa. Il gioco si fa duro anche per noi se gli Stati Uniti di Biden vorranno contrastare Putin proprio davanti a casa nostra.