I protagonisti della Convention bolognese organizzata da Anasf lo sanno bene, trovare il rendimento oggi è sempre più difficile. JP Morgan, Credit Suisse e Invesco sembrano però avere le idee chiare: in Asia le opportunità sono migliori
Lorenzo Alfieri, JP Morgan: “Investire in equity in Europa vuol dire assumersi rischi maggiori, bisogna rimanere diversificati”
Luca Tobagi, Invesco: “Dalla via della Seta investimenti per 2-3 mila miliardi l’anno”
Anna Guiglielmetti, Credit Suisse: “A noi piace molto l’Asia, perché cresce molto, l’inflazione è bassa e migliorano i fondamentali”
Il contesto di tassi bassi e le tensioni geo politiche non aiutano la finanza, ormai gli investitori lo sanno bene. Ancora una volta la diversificazione è la chiave per tutelarsi sì dai rischi ma anche per cercare il rendimento. Ne sono convinti i protagonisti di Consulentia, che dal palco bolognese si interrogano sulla geografia degli investimenti del futuro.
Anna Guiglielmetti, responsabile gestioni istituzionali di Credit Suisse lo ribadisce: “È sempre più difficile per il reddito fisso trovare alternative valide. I rendimenti sono negativi in Europa sull’obbligazionario governativi ma anche corporate. Noi troviamo interessanti i Paesi emergenti”. Certo, non sono tutti uguali. “A noi in questo momento piace molto l’Asia, perché cresce molto, l’inflazione è bassa e migliorano i fondamentali – quindi guardiamo anche al corporate”.
Sulla stessa linea è Lorenzo Alfieri, country head di JP Morgan AM. “Tolta l’asia rimane poco”, chiarisce subito dal palco di Consulentia. “Avvicinarsi al mondo del reddito fisso e obbligazionario è contraddittorio, perché il 30% dei titoli sono in territorio negativo. Il contesto però è favorevole: sappiamo che le banche centrali taglieranno i tassi; Giappone, Stati Uniti, Europa e Paesi Emergenti si stanno allineando in questo senso”.
Guarda all’Asia anche Luca Tobagi, investment strategist di Invesco che guarda da tempo, con interesse, alla Cina. “C’è un tema importante di mancanza di opportunità di investimento in infrastrutture. In questo senso la Via della Seta è una delle poche opportunità, sia per dimensione che per durata”. La Cina ha previsto che il piano di investimento durerà almeno 20 anni. “Si parla di 2-3mila miliardi di dollari l’anno, coinvolgerà il 40% della popolazione del pianeta, avrà una portata 20 volte superiore al Piano Marshall”, è un’occasione che sarebbe un peccato perdere.
Certo, riprende Guiglielmetti, “gli investimenti negli emerging markets vanno fatti con esperti che conoscono bene i rischi legati alle aree geografiche. E’ vero, c’è meno rischio contagio di prima ma i dati vanno studiati con attenzione. Noi guardando ai dati macro, ad esempio, abbiamo evitato l’Argentina nonostante i rendimenti elevati”.
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