Migliora lo scenario per il pil in Italia, con l’aumento delle probabilità di un segno positivo già nel secondo trimestre
Prosegue la contrazione dell’economia nell’Eurozona, con il pmi confermato sotto quota 48. Crolla ancora la fiducia delle famiglie
Si stima che l’impatto sulla crescita dell’American rescue plan presentato dalla nuova amministrazione Usa sarà del +12% in due anni
Italia vs Germania: pil a confronto
Complessivamente, il crollo del pil nel 2020 è stato dunque del -8,9% (contro il -5,3% della Germania). Una caduta trainata principalmente dal primo trimestre (-5,5%) e attutita dalla ripresa estiva del +16,0%. Ma le nuove restrizioni autunnali hanno condotto poi a un’ulteriore flessione (-2,0% nel quarto trimestre), evitata invece dalla controparte tedesca. Differenze alimentate principalmente da cinque fattori. Innanzitutto, spiegano i ricercatori, i limiti meno stringenti varati dalla Germania per le attività industriali. Ma anche l’impatto del settore turistico, che in Italia vale il 6,0% del pil (13% con l’indotto) contro il 3,9% della Germania (3,9% e 7% complessivo). Sul versante opposto, il settore delle costruzioni, la cui dinamica è rimasta positiva in Germania (+2,6%) mentre ha riportato un rosso del -7,0% circa in Italia.
Eurozona: situazione finanziaria in peggioramento
Ampliando lo sguardo sull’Eurozona, “il pmi confermato sotto quota 48 indica che a inizio 2021 prosegue la contrazione dell’economia, specie nei servizi”, continuano i ricercatori. Lo scorso anno è stato registrato un crollo del pil del -6,8%, grazie a un quarto trimestre “meno negativo dell’atteso” (-0,7%). Le misure di sostegno dispiegate dai diversi paesi hanno portato il numero degli occupati in positivo del +0,3% (dopo il +1,0% dei mesi estivi), per una contrazione complessiva nell’anno del -1,8%. Un aspetto che spingerebbe quasi una famiglia su tre a vedere la propria situazione finanziaria peggiorata, anche in Germania e in Francia.
Gli Usa ripartono col piano di Joe Biden
Dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, invece, gli Stati Uniti si preparano alla ripartenza con l’American rescue plan, il piano da 1.891 miliardi di dollari in tre anni della nuova amministrazione del presidente Joe Biden. Pari al 9,2% del pil nel 2021 (10,0% entro il 2023), le massicce misure, secondo gli esperti, potrebbero portare a una crescita del +12% in due anni, conducendo gli occupati a valori di equilibrio entro il 2022. Tra i principali capitoli di spesa si ricorda l’integrazione degli assegni alle persone con reddito inferiore ai 75mila dollari e dei sussidi federali settimanali di disoccupazione fino al mese di settembre. Ma anche un incremento del 15% dei benefici del programma di assistenza nutrizionale supplementare, l’ampliamento del credito d’imposta per i figli delle famiglie in stato di povertà e della classe media, l’innalzamento del salario minimo orario dai 7,25 dollari del 2019 a 15 dollari, l’estensione delle moratorie su sfratti e pignoramenti, e gli aiuti alle amministrazioni statali e locali per 350 miliardi. Per poi finire con un budget da 170 miliardi per l’istruzione, 50 miliardi per i test covid e 20 miliardi per il programma vaccinale nazionale.