Il mini euro, ovvero una divisa europea debole nei confronti del dollaro ha il suo impatto nella vita quotidiana: dai viaggi, alla benzina. Ed è una variabile importante da considerare quando si investe del capitale. Il portafoglio va, in certi casi, protetto.
Lo scenario
Come ci racconta la storia dei mercati valutari, l’euro può subire ampie oscillazioni, soprattutto contro dollaro. Nell’estate del 2008 (il picco più alto mai raggiunto), ne servivano 1,59. Nel 2022, una lunga discesa della moneta unica, iniziata nel 2021, abbiamo visto che per acquistare un euro ai tassi di cambio servono 0,99 dollari. Quotazioni molto distanti tra loro.
A indebolire la valuta europea possono contribuire una serie di ragioni. Su tutte, le diverse politiche monetarie della Banca centrale europea e della Fed americana e gli effetti del conflitto russo-ucraino.
In tutte le situazioni in cui l’euro ha un andamento debole, un investitore non può stare a guardare perché le valute hanno un impatto importante su molti investimenti: dai fondi comuni, alle azioni. E il rischio di cambio è tra quelli maggiormente sottovalutati perché non si considera che ogni investimento è espresso in una valuta che non sempre coincide con quella di riferimento dell’investitore. Un aspetto che vale molto per i portafogli diversificati.
Investimenti con copertura
In generale, fondi comuni ed Etf prevedono per ogni soluzione un prodotto di investimento con cambio aperto ed uno con cambio coperto. Quest’ultimo viene contrassegnato con la sigla “hdg” ( hedged), cioè coperto dal rischio di cambio.
Si tratta di una forma di assicurazione, ma dobbiamo ricordare che come tale ha un costo specifico per cui è necessario ponderare investimento per investimento se è una forma adottabile o se vale la pena assumersi un maggiore rischio. Ancora una volta si tratta di misurare per il nostro portafoglio il rapporto rischio/rendimento.
Per chi ha puntato sul dollaro
Un dollaro più forte non è di per sé una cattiva notizia per gli investitori esposti ad attività finanziarie denominate in dollari.
“Quando si fanno investimenti in valuta estera, solitamente si fanno per due motivi.
Il primo è perché pensiamo che la nostra valuta di riferimento si indebolisca rispetto a quella internazionale che andiamo a comprare , il secondo è per questioni di copertura del portafoglio, ovvero se una valuta internazionale tende a rafforzarsi se ci sono crisi internazionali” commenta Michele De Michelis Responsabile Investimenti di Frame Asset Management spiegando che “nel 2022 il dollaro si è rivalutato molto nei confronti dell’euro ( e non solo ) e quindi coloro che hanno investito in tale valuta stanno guadagnando in un anno misero, se non disastroso, in praticamente tutte le asset class tradizionali”.
Ma come muoversi in questo caso? “Per coloro che hanno investito perché pensavano si rivalutasse (e l’hanno azzeccata) adesso devono scegliere se accontentarsi del guadagno effettuato e vendere la valuta americana, oppure tenere ancora, facendo attenzione però che se le cose dovessero migliorare nella situazione geopolitica il dollaro potrebbe tornare indietro”.
Se invece lo si è comprato per motivi di hedging, “può avere senso tenerlo ancora perché se la situazione dovesse peggiorare notevolmente sul fronte della lotta all’inflazione, l’unico investimento da tenere sarebbe T Bill a 3 mesi in dollari”.
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