Servono portafogli agili, in equilibrio tra inflazione e crescita

Sia l’inflazione che i tassi rimarranno un po’ più alti e più a lungo, rispetto allo scenario vissuto nell’ultimo ventennio.
Vale la pena prendere in considerare una maggiore esposizione ad asset reali: l’immobiliare, attraverso i Reit, le infrastrutture, i titoli agganciati all’inflazione.
Sarà un anno a geometria variabile sui mercati. Senza una chiara direzione da seguire. Anzi, con improvvisi cambi di rotta, dettati dall’evoluzione del quadro macroeconomico, che chiamerà veloci rotazioni di portafoglio: dal reddito fisso alla componente azionaria. Ma anche all’interno delle singole classi di attivo, con scatti in avanti nella propensione al rischio, seguiti da manovre di ripiego, in aree più difensive. E viceversa.
La buona notizia è che l’uscita dalla crisi del 2022, che ha travolto simultaneamente Borse e bond, con perdite a doppia cifra, non pare essere in discussione: gran parte degli analisti prevede performance positive a fine anno. Ma gli investitori devono prepararsi a un percorso piuttosto accidentato, mentre marciano verso quel traguardo. Senza dimenticare incursioni negli asset alternativi. In cerca di quella de-correlazione che è venuta clamorosamente a mancare lo scorso anno. I gestori riusciranno a interpretare correttamente i tempi e le strategie, in un contesto così intricato?
Nel 2023 è tornato valore nei mercati obbligazionari. Sai quali sono le strategie più efficaci per investire nel reddito fisso, oggi?
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“Non si può essere bravi a fare tutto: si va verso una specializzazione delle competenze che permetta di leggere in profondità le dinamiche di ogni mercato, con indipendenza di pensiero”, dice Alessandro Aspesi, country head di Pgim Investments, società di gestione del risparmio con masse pari a 1.200 miliardi di dollari a livello globale, riconducibili a quattro boutique affiliate: Pgim fixed income (reddito fisso), Pgim real estate (immobiliare), Jennison Associates (gestore azionario fondamentale) e Pgim Quantitative Solutions (soluzioni azionarie e multi-asset basate su strategie quantitative).
Oggi l’attenzione di molti investitori è concentrata sui mercati obbligazionari, che dopo anni di vacche magre sono tornati a offrire rendimenti interessanti, a valle della risalita dei tassi volta a irregimentare l’inflazione. Non è certo, però, quale sarà l’impatto sulla crescita. “La Federal Reserve è stata chiara: pur di riportare la dinamica dei prezzi sotto controllo, è disposta ad accettare il rischio di un rallentamento. Se vuole mantenere la propria credibilità, non staccherà presto la spina della stretta monetaria. Soprattutto in presenza di una crescita più solida del previsto. La politica restrittiva potrebbe durare più a lungo di quanto molti pensino”.
Tassi più alti, come investire
Che impatto avrebbe sui mercati obbligazionari?
Nel mondo delle obbligazioni high yield, è possibile un allargamento degli spread. Nel primo trimestre, chi vuole mantenere un approccio cauto, dovrebbe privilegiare la
componente investment grade, di buona qualità, e solo in un secondo momento considerare segmenti più a rischio. Gli investitori con un obiettivo di ritorno a lungo termine possono già posizionarsi anche sui bond ad alto rendimento e sul debito dei mercati emergenti, dove possono trovare ritorni a scadenza molto interessanti, sopra il 7 o l’8%. Nel breve, però, dovranno tollerare un po’ di volatilità.
È un ragionamento che vale a livello globale, indistintamente?
No, ci sono differenze significative tra le diverse regioni: l’high yield è più interessante negli Usa rispetto al mercato europeo, che è più vulnerabile ai rischi di una fase recessiva e di un possibile peggioramento della crisi energetica. D’altro canto, le valutazioni delle obbligazioni investment grade sono più attraenti nel Vecchio continente, in particolare sulla parte medio-lunga della curva.
La strategie per investire in Borsa
È presto per ritornare sui mercati azionari?
In ogni momento ci sono potenziali opportunità da cogliere. Mediamente, però, adesso, i gestori sono più cauti sull’equity, proprio perché la volontà ferrea delle banche centrali di raffreddare l’economia avrà un impatto sulla traiettoria degli utili. Le aspettative per il 2023 sono di una crescita dei profitti inferiori al trend (8%). Statisticamente, questo contesto dovrebbe favorire i titoli in grado di offrire una crescita duratura: il mondo growth e le aziende che hanno pricing power, mantengono, cioè, una buona capacità di determinazione dei prezzi. Questo avverrà probabilmente nella seconda metà dell’anno, quando, dopo la pausa nella risalita dei tassi, si tornerà a parlare di un’inversione di tendenza, verso manovre più espansive.
Nel 2022, i titoli growth sono stati duramente penalizzati dalla risalita dei tassi. È già cambiato il vento?
È vero, si è registrata una netta compressione delle valutazioni. Ma un’analisi più accurata rivela che questo dato è largamente attribuibile a un calo del prezzo e non a un deterioramento degli utili. L’aumento dei tassi di interesse ha accresciuto il tasso di sconto utilizzato per determinare il valore attuale di utili futuri, ma la crescita sottostante dei profitti rimane relativamente stabile. In un contesto in cui la crescita aggregata è suscettibile di essere rivista al ribasso, le poche aziende che possono registrare un aumento duraturo dei ricavi e dei profitti tendono ad acquistare maggiore attrattività per gli investitori. L’ideale sarebbe affiancare ai growth compounder aziende che tendono a crescere in modo stabile, con una dinamica degli utili solida e forte pricing power un insieme di “emerging grower”, aziende innovatrici che stanno emergendo e vedono crescere gli utili più rapidamente, nell’ordine del 20% su base annua. Sono quelle che sono state colpite più duramente nel 2022. Questo tema trova un punto di convergenza anche sui trend secolari: le imprese in forte crescita, che propongono prodotti e servizi differenzianti, in grado di creare un valore concreto per la società, dovrebbero continuare a registrare ottime performance nel lungo termine.
I megatrend su cui investire, guardando al futuro
Quali sono i megatrend favoriti?
Pensiamo ai veicoli elettrici: il settore dei trasporti sarà il prossimo a essere caratterizzato da una rivoluzione totale, in particolare per quanto riguarda l’automobile. Finalmente si registrano significative curve di adozione in Europa e, contemporaneamente, il comparto è sostenuto da robusti incentivi fiscali negli Stati Uniti. Le opportunità non si limitano ai veicoli elettrici, ma comprendono le batterie, le relative catene di approvvigionamento e le infrastrutture per la produzione di energia elettrica.
Un altro tema di ampio respiro per chi può permettersi di guardare lontano?
Ne cito due: il fintech e il lusso. Da un lato, ci sono le piattaforme che integrano l’innovazione tecnologica nei servizi finanziari: offrono soluzioni molto interessanti, specialmente nei mercati emergenti, dove le aziende e i privati continuano a chiedere un accesso più conveniente a servizi bancari, come i micro finanziamenti e le carte di pagamento. Dall’altro lato, ci sono i grandi brand della moda, che continuano a registrare ottime performance, nonostante le incertezze dei mercati e il rallentamento economico. La domanda, in questo settore, è anelastica, risulta meno vulnerabile all’impatto dell’inflazione sui consumi. E ora può trovare una rinnovata spinta sul fronte cinese, dopo quasi tre anni di durissimo lockdown.
La riapertura della Cina, però, ritarderà il raffreddamento dei prezzi.
Sia l’inflazione che i tassi rimarranno un po’ più alti e più a lungo, rispetto allo scenario vissuto nell’ultimo ventennio. Vale la pena prendere in considerare una maggiore esposizione ad asset reali: l’immobiliare, attraverso i Reit (real estate investment trust, società immobiliari quotate ndr), le infrastrutture, i titoli agganciati all’inflazione.
I repentini cambi di scenario compromettono la capacità predittiva degli analisti. Cosa significa per gli investitori?
In ambito multi-asset, per esempio, bisogna abbracciare un approccio più dinamico ed essere più reattivi. E poi conviene allargare il perimetro della diversificazione, inserendo nei portafogli classi di attivo alternative, in grado di leggere il mercato con lenti diverse da quelle tradizionali. Penso a strategie global macro. Anche qui, però, servono competenze, perché i global macro non sono tutti uguali.
Quali sono le strategie più interessanti, oggi?
Da una parte, ci sono i fondi che lavorano sull’analisi fondamentale. Dall’altra, i global macro sistematici, basati su strategie quantitative. Si può distinguere, inoltre, tra i “trend following” – identificano un tema, partendo da alcuni dati, e si posizionano in modo deciso – e i “non trend following”, che sono, per loro natura, più stabili. Questi ultimi potrebbero leggere meglio i mercati nel 2023. Competenze specialistiche e velocità di reazione, saranno le carte vincenti.