In Cina il caso Evergrande rischia di avere manomesso il motore della crescita. E k’incombente crisi immobiliare minaccia la stabilità economica (e sociale) del Paese
Secondo la Banca Popolare Cinese in Cina tra il 2011 e il 2021 i prestiti immobiliari (mutui compresi) sono passati da pesare dal 20% al 27% sul totale dei prestiti bancari
Quasi il 60% dei beni totali posseduti dalle famiglie urbane cinesi sono proprietà: un calo dei prezzi potrebbe avere ripercussioni anche di carattere sociale
La crisi di liquidità che ha attanagliato negli ultimi mesi Evergrande, lo sviluppatore immobiliare più indebitato al mondo, ha aperto una ferita profonda nella crescita economica della Cina. Non tanto per gli effetti immediati – che comunque si sono fatti sentire – ma soprattutto perché ha reso evidente che il modello cinese di crescita guidata dal settore immobiliare è insostenibile. È quanto sostiene un’analisi del Peterson Institute of International Economics.
Come riporta l’istituto, nelle ultime settimane è stato messo in pedi un gruppo di lavoro e un comitato di rischio, per lo più composto da alti dirigenti delle imprese statali cinesi, per affrontare la crisi di Evergrande. Non è ancora chiaro come il governo risolverà il problema, ma la via più accreditata è quella di seguire il modello di HNA Group, un altro conglomerato privato pesantemente indebitato che il governo ha infine rilevato. Se ciò accade, la ristrutturazione del debito infliggerà perdite agli investitori mentre la società sarà divisa in diverse entità indipendenti più piccole.
Evergrande non è tuttavia l’unico problema immobiliare che la Cina deve affrontare. Se, come previsto, le vendite di immobili e i prezzi delle case continueranno a scendere quest’anno, la crescita economica della Cina sarà messa in pericolo. Il real estate e le industrie correlate infatti rappresentano il 25-30% del Pil cinese. Le banche sono gravate da un numero significativamente maggiore di prestiti in sofferenza nei loro libri contabili, dato che il 27% di tutti i prestiti delle banche cinesi sono legati agli immobili, compresi i mutui. Stando alla Banca Popolare Cinese l’esposizione del sistema bancario è cresciuto del 35%, negli ultimi dieci anni: nel 2011 i prestiti immobiliari contavano solo per il 20%. Nonostante questo segnale di pericolo, i mutui sono rimasti beni di qualità nei bilanci delle banche cinesi, secondo il regolatore bancario cinese. Il rapporto di nonperforming loan per i prestiti ipotecari è il più basso tra tutti i tipi di prestiti, il che può essere dovuto ai requisiti relativamente alti tipicamente il 30%. Al contrario, la qualità dei prestiti per lo sviluppo immobiliare si è deteriorata negli ultimi anni. Il rapporto Npl per questo tipo di prestito è aumentato di quasi tre volte, dallo 0,48% del 2013 all’1,3% del 2019.
Anche il settore bancario ombra ne sarebbe danneggiato. Secondo la China Trustee Association, il saldo totale dei prestiti delle società fiduciarie al settore immobiliare è stimato in circa 2 mila miliardi renminbi. Questi prestiti provenienti dal sistema ombra inoltrerappresentano più del 40% del finanziamento totale di Evergrande. I problemi si estendono poi anche ai governi locali, con la vendita di terreni che conta per quasi il 40% delle loro entrate fiscali totali. Altrettanto preoccupante sarebbe la potenziale ricaduta politica. Quasi il 60% dei beni totali posseduti dalle famiglie urbane cinesi sono proprietà. Quota che è ancora più alta per le famiglie a basso reddito. Di conseguenza, un forte calo dei prezzi degli immobili potrebbe innescare disordini sociali, qualcosa che il governo cinese vorrebbe evitare a tutti i costi.
Secondo la Banca Popolare Cinese in Cina tra il 2011 e il 2021 i prestiti immobiliari (mutui compresi) sono passati da pesare dal 20% al 27% sul totale dei prestiti bancariQuasi il 60% dei beni totali posseduti dalle famiglie urbane cinesi sono proprietà: un calo dei prezzi potrebbe avere ripercussi…
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