Cina, Italia e titoli indicizzati: le carte da giocare nel reddito fisso

Per Marco Vailati di Cassa Lombarda, i rischi all'orizzonte non saranno in grado di determinare un deragliamento della crescita economica
Un titolo legato all’inflazione, in questo contesto, è da preferire a un titolo nominale perché a parità di emittente e a parità di duration garantisce un buffer di copertura dal rischio di un aumento dei prezzi al consumo
I governativi cinesi a 10 anni rendono il 3%, con un’inflazione target del 3% da parte della banca centrale. I tassi ufficiali sono al 4,35%
La seconda opportunità d'investimento, in coerenza con le attese di Cassa Lombarda e Marzotto Sim, è rappresentata dagli inflation-linked bond. “Nell'attuale contesto, un titolo legato all'inflazione è da preferire a un titolo nominale perché a parità di emittente e, eventualmente, a parità di duration garantisce un buffer di copertura dal rischio di mantenimento dell'inflazione a questi livelli o di un suo eventuale ulteriore aumento”, osserva Vailati. “Prediligerei quelli dell'eurozona rispetto a quelli americani e, nell'ambito dell'eurozona, i titoli italiani perché ritengo possibile un ulteriore restringimento dello spread nazionale rispetto al parametro di riferimento, tipicamente quello tedesco”. Questo, spiega, grazie a un'occasione storica più unica che rara legata ai fondi del Recovery plan e al credito politico di cui gode l'attuale governo. “Raramente abbiamo avuto personaggi così di spicco a livello internazionale, in un momento anche di vuoto carismatico, se pensiamo alla Germania che sta per cambiare la figura che in un certo senso ha guidato l'Europa negli ultimi 10-15 anni. Quindi l'Italia è un Paese non solo che può tornare a investire, ma anche tornare ad attirare investimenti da parte di operatori internazionali”, dichiara Vailati.
L'ultima opportunità a cui guardare, secondo Cassa Lombarda, è quella dei titoli corporate del settore dell'Eurozona con rating high yield. Le problematiche di cui anticipato in apertura, spiega Vailati, possono essere considerate “dei sassolini negli ingranaggi” in grado di determinare alcune “sbavature” ma non di far “deragliare la crescita”. Di conseguenza, “è improbabile un aumento esponenziale dei default delle società emittenti. E, se non dovessero aumentare, lo spread non dovrebbe allargarsi e fornirebbe, anche senza ridursi, una maggiore remunerazione o quantomeno un buffer compensativo delle eventuali perdite in conto capitale legate al possibile rialzo generalizzato dei tassi”, conclude Vailati. Un'alternativa, aggiunge infine Nunziata, sono i titoli a tasso variabile. Perché nell'eventualità di un aumento dei tassi come atteso, spiega, la cedola “viene indicizzata a livello di tassi progressivamente superiori”.
(Articolo tratto dal magazine We Wealth di dicembre 2021)
